(Adnkronos) – Una giornalista sbaglia in diretta. Un semplice lapsus, dice una parola per un’altra, sta parlando da Bari e dice Umbria invece di Puglia. Nel corso dello stesso collegamento arriva, puntuale, la correzione. Tutto qui. Il fatto non esiste. Ma i social, con la grave complicità di altre testate giornalistiche, trasformano la giornalista Carlotta Balena in un fenomeno da baraccone e il fatto che non esiste in una notizia. Con una valanga di commenti sguaiati, insulsi e inaccettabili.
E’ una deriva che da tempo ha segnato la comunicazione via social network e che ora, sempre più spesso, viene accettata e subìta anche dal mondo dell’informazione. La corsa ai click e ai like si salda con la richiesta di contenuti che aiutino a sfogarsi sull’errore di un altro. E’ la stessa logica che alimenta il bullismo e le sue manifestazioni, come il body shaming.
Accade continuamente con i personaggi pubblici, con i politici e i personaggi del mondo dello spettacolo, perché le gaffes o le cose ridicole fanno contatti e piacciono a chi legge o a chi guarda. Nel caso di una giornalista che fa il suo lavoro, e che sbaglia come sbaglia chiunque mentre lavora, la pessima abitudine diventa anche un danno professionale. E che ad alimentarlo siano altri giornalisti, persone che fanno lo stesso mestiere di Carlotta Balena, è insopportabile.
Lo è sempre, per tutti. Nel caso specifico, però, la storia e il curriculum di Carlotta dicono anche un’altra cosa. E’ una giornalista che ha costruito la sua indiscutibile professionalità facendo tutto da sola. La scuola di giornalismo, gli stage, le collaborazioni, l’agenzia di stampa e la carta stampata, tanta televisione, il concorso in Rai. Non solo lavora perché lo merita ma ha anche tanto da insegnare a molti dei fenomeni, colleghi e non, che hanno sghignazzato, commentato, condiviso, ripostato una non notizia. Per cercare di sedurre qualche follower in più o solo per assecondare l’abitudine pettegola.
Le parole che ha scelto di usare il Coordinamento Usigrai dei CdR della Tgr e CdR Rai Puglia aiutano a chiudere questa questione: “Un lapsus geografico è diventato una gogna mediatica. Ciò che è accaduto alla collega della Tgr Puglia Carlotta Balena è inaccettabile e inspiegabile”. Ma non bastano ad archiviare il problema di fondo. L’informazione deve ribellarsi alla deriva dei social. Altrimenti, al prossimo errore, torneremo ad essere complici, incapaci di distinguere un lapsus da una colpa. E una brava giornalista dalla marmaglia che scredita questa professione. (di Fabio Insenga)