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Lanciato il vettore con un orto a bordo

Il primo orto spaziale Made in Italy produrrà micro verdure di crescione. Si chiama Green Cube ed è stato lanciato in orbita con il volo inaugurale del nuovo vettore Vega-C dell’Esa, l’agenzia spaziale europea, dalla base di Kourou (Guyana francese), insieme al satellite scientifico LARES2 e ad altricinque nano-satelliti.

Il micro-orto è stato progettato da un gruppo scientifico tutto italiano composto da ricercatori di Enea, “Università Federico II” di Napoli e “La Sapienza” Università di Roma, nel quadro di un accordo con l’Agenzia spaziale italiana (Asi).

Basato su coltura idroponica a ciclo chiuso e dotato di sistemi di illuminazione specifica, controllo della temperatura e dell’umidità per rispondere ai requisiti restrittivi degli ambienti spaziali, Green Cube è in grado di garantire un ciclo completo di crescita di micro verdure selezionate fra le più adatte a sopportare condizioni estreme, in questo caso il crescione, ad elevata produttività, per 20 giorni di sperimentazione.

Green cube, alloggiato in un ambiente pressurizzato, è dotato inoltre di un sistema integrato di sensori hi-tech per il monitoraggio e controllo da remoto dei parametri ambientali, della crescita e dello stato di salute delle piante e trasmette a terra, in totale autonomia, tutti i dati acquisiti.

Il satellite si compone di due unità: la prima contiene le micro verdure, il sistema di coltivazione e controllo ambientale, la soluzione nutritiva, l’atmosfera necessaria e i sensori; la seconda unità ospita la piattaforma di gestione e controllo del veicolo spaziale.

Secondo gli esperti dell’Enea, la ricerca spaziale si sta concentrando sempre di più proprio sullo sviluppo di sistemi cosiddetti bio rigenerativi per il supporto alla vita nello spazio.

Infatti, le piante hanno un ruolo chiave come fonte di cibo fresco per integrare le razioni alimentari preconfezionate e garantire un apporto nutrizionale equilibrato, fondamentale per la sopravvivenza umana in condizioni ambientali difficili.

I piccoli impianti di coltivazione in assenza di suolo come Green Cube possono svolgere un ruolo chiave per soddisfare le esigenze alimentari dell’equipaggio, minimizzare i tempi operativi ed evitare contaminazioni, grazie al controllo automatizzato delle condizioni ambientali.

Per questo dopo il successo del lancio del razzo e del rilascio in orbita del suo carico, gli scienziati aspettano le temperature ottimali interne per dare il via libera alla sperimentazione.

Il sistema di coltivazione in orbita consentirà, secondo gli esperti, di massimizzare l’efficienza sia in termini di volume che di consumo di energia, aria, acqua e nutrienti.

Inoltre, nel corso della missione, sono previsti parallelamente anche esperimenti di coltivazione a terra all’interno di una copia esatta del satellite per verificare gli effetti delle radiazioni, della bassa pressione e della microgravità sulle piante. Il confronto tra i risultati degli esperimenti ottenuti nello spazio e di quelli a terra sarà cruciale per valutare la risposta delle piante alle condizioni di stress estremo e la crescita delle micro verdure in orbita, al fine di utilizzarle come alimento fresco ed altamente nutriente nelle future missioni.

Naturalmente non va dimenticato il beneficio psicologico per l’equipaggio, derivante dalla coltivazione e dal consumo di verdura fresca che richiamano la familiarità di abitudini e ambienti terrestri per far fronte allo stress psicologico cui gli astronauti sono soggetti, dovuto alle condizioni di isolamento in un ambiente totalmente artificiale.

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