L’agricoltura italiana si conferma protagonista all’interno della filiera agroalimentare, simbolo del Made in Italy, dove l’intera filiera contribuisce al 15% del fatturato globale dell’economia nazionale. È quanto emerge dalla 75esima edizione dell’Annuario Crea dell’agricoltura italiana, in cui si mette in rilievo il record 2021 per l’export, i prodotti di qualità e il biologico.
Nel documento che analizza l’andamento e l’evoluzione del sistema agroalimentare nazionale, si fa presente come la crescita del fatturato dell’agroalimentare, rispetto al 2020, si deve alle buone performance dell’agricoltura (+6,4%) e soprattutto dell’industria alimentare (+7,6%), in aumento anche rispetto ai livelli pre pandemia (+2,5% sul 2019). Indiscusso anche il contributo dell’agricoltura alla bioeconomia (+11% circa rispetto al 2020), di cui il primario e l’industria alimentare rappresentano quasi il 60% della produzione e il 69% di occupati.
Così come all’indomani del secondo conflitto mondiale si rifletteva sul momento straordinario affrontato dal Paese, allo stesso modo oggi si restituisce un’immagine vitale dell’agricoltura nazionale, di fronte alle molte sfide di questo millennio.
La sempre più pressante emergenza climatico ambientale, l’uscita dalla pandemia, un nuovo conflitto bellico, l’emergere di nuove forme di povertà, ricollocano l’agricoltura e l’agroalimentare al centro dell’interesse pubblico, del dibattito tecnico scientifico e, quindi, dell’agenda politica mondiale.
Un sistema, quello dell’agroalimentare nazionale, che anche nel 2021 ha dimostrato straordinaria vitalità e che nel complesso fattura oltre 549 miliardi di euro. Rimane elevata anche la capacità delle aziende agricole italiane di produrre valore. Infatti, delle quattro maggiori agricolture europee, Francia, Italia, Germania e Spagna, 1 ettaro di terreno agricolo italiano continua a produrre più del doppio del valore aggiunto di tutti gli altri Paesi.
Straordinario rimane poi l’apporto delle attività agricole connesse, che con oltre 12,5 miliardi di euro nel 2021 si confermano strategiche per l’intera agricoltura nazionale, costituendo un quinto dell’intera Produzione Lorda Vendibile italiana.
Dal punto di vista strutturale, il rapporto segnala la massiccia fuoriuscita di aziende dal settore delle aziende di piccola e piccolissima dimensione. Infatti si registra un calo di quelle sotto 1 ettaro che rappresentano circa il 21% del totale nel 2020, contro l’oltre 30% del decennio precedente, mentre aumentano quelle da 50 ettari in su (dal 2,8% a oltre il 4,5% del totale). Di conseguenza la Superficie Agricola Utilizzata (Sau) media aziendale sale da 8 a 11 ettari. Sul fronte degli scambi con l’estero, anche nel 2021 si conferma positivo il valore del saldo commerciale con le esportazioni che superano per la prima volta il valore dei 50 miliardi di euro (+11,3%), di cui i prodotti del made in Italy rappresentano più del 73% del totale (+9,5% sul 2020).
L’Italia continua inoltre ad avere all’interno dell’Ue il primato dei prodotti di qualità certificata Dop/Igp, con 316 prodotti agroalimentari e 526 vini e con un valore complessivo di 19 miliardi di euro che rappresenta il 21% sul fatturato dell’agroalimentare nazionale. Primato anche per il biologico con 2,2 milioni di ettari coltivati, che collocano l’Italia tra i primi Paesi produttori in Europa.
Infine, dal punto di vista ambientale, le emissioni agricole rappresentano l’8,6% del totale delle emissioni nazionali anche se nel lungo periodo (1990-2020) si è registrata una diminuzione delle emissioni del settore superiore all’11%. Al contempo risultano in aumento sia il numero degli impianti di biogas che dei metri cubi prodotti di biogas e biometano in Italia pari a circa 2 miliardi di standard metri cubi di biometano e oltre 40 milioni di tonnellate di biomasse agricole. Si conferma rilevante anche la spesa pubblica per il settore agricolo poco superiore ai 12 miliardi di euro (+10,8% rispetto all’anno precedente). Dall’Ue provengono i due terzi (67%) di questo sostegno, mentre i fondi nazionali coprono il 19% e quelli regionali il restante 14%”.