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La rassegna Marco Bellocchio, corps politiques a Montréal
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La Cinémathèque Québecoise, in collaborazione con Cinecittà e l’Istituto Italiano di Cultura di Montréal, ha organizzato una retrospettiva sul celebre regista italiano Marco Bellocchio, composta da 12 film; già iniziata il 12 gennaio, si concluderà il 3 febbraio. Presente per l’inaugurazione della rassegna il figlio Pier Giorgio, che abbiamo intervistato

 

Scena tratta dal film Vincere (2009)

 

MONTRÉAL – Marco Bellocchio (9 novembre 1939) è una delle personalità più longeve e influenti del grande schermo italiano, riconosciuto come una figura di spicco nel panorama cinematografico contemporaneo. Diventato famoso a metà degli anni Sessanta, oggi, a 85 anni, è ancora attivo e prolifico. Il suo percorso artistico è iniziato più di sessant’anni fa ed è costellato da numerosi riconoscimenti. Citiamo soltanto quelli più recenti: Il Leone d’oro alla carriera, conferitogli alla Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia del 2011 e la Palma d’oro onoraria al Festival di Cannes del 2021. Il suo cinema si  caratterizza, soprattutto fino al duemila, per l’analisi politica e profondamente critica della società e delle sue istituzioni, assumendo, in questo secolo, una dimensione più personale. Si distingue, inoltre, per l’innovazione costante, per l’esame in profondità dei suoi personaggi, pervasi da conflitti tanto psicologici quanto politici e sociali, per il suo continuo e ficcante sguardo critico e raffinato sulla società.

 

Pier Giorgio Bellocchio

 

Per celebrare la straordinaria genialità di Marco Bellocchio, la Cinémathèque Québecoise, in collaborazione con Cinecittà e l’Istituto Italiano di Cultura di Montréal, ha allestito una rassegna composta da 12 film, già iniziata il 12 gennaio e che si concluderà il 3 febbraio. Per l’occasione, durante le proiezioni delle prime tre pellicole – Vincere, Buongiorno notte e Marx può aspettare – è stato presente il figlio Pier Giorgio Bellocchio, attore e produttore cinematografico. Lo abbiamo intervistato.

 

“Si tratta della mia prima volta a Montréal ma non in Canada – ha esordito Pier Giorgio – infatti,  sono già stato a Toronto qualche giorno fa e, in passato, per il Toronto International Film Festival per partecipare alla presentazione di alcuni film”.

Soffermandosi sulle motivazioni circa la sua presenza in Canada, si è espresso così: “È motivo di grande orgoglio. Quando grandi istituzioni come le cineteche di Montréal e di Toronto decidono di mettere in piedi una retrospettiva delle opere di mio padre, è naturale che mi senta fiero e soddisfatto. Sono venuto io perché lui, al momento, è impegnato su un set molto importante e non poteva essere presente. Sono felice di essere qui per raccontare il suo percorso cinematografico, che ha coinvolto, nel corso degli ultimi 50-60 anni, tutta la famiglia”.

 

In relazione alle sue preferenze per i film della rassegna, Pier Giorgio ha affermato: “In ogni lavoro di mio padre c’è qualcosa a cui uno si affeziona: una scena, un argomento, un tema… Tra quelli proposti, sono molto affezionato a Vincere, Buongiorno notte e a Sangue del mio sangue. Mi sento molto legato ai film di questo millennio, che credo abbiano segnato un importante passaggio per il cinema italiano e quello di mio padre. Si tratta di opere meno politiche, ma ugualmente personali, pensate per un pubblico più ampio e, in un certo senso, più connesse a noi Bellocchio, nel senso più ampio del termine”.

 

Ha poi spiegato il filo conduttore che unisce i film presentati dalla Cinémathèque: “Molti dei lavori di mio padre ruotano attorno ai rapporti umani e alle dinamiche familiari. La famiglia è un luogo di affetti e di crescita, ma anche di grandi sofferenze e tragedie. Questo tema è centrale nel suo cinema, e lo si ritrova in ogni suo film, seppur con diverse sfumature. Negli ultimi anni, è emerso con maggiore chiarezza che la famiglia e le sue tragedie sono alla base del suo percorso artistico”. In seguito, colpito da un testo letto recentemente in cui c’è scritto che i grandi artisti affrontano spesso una sola e grande tragedia per tutta la loro carriera, Piergiorgio ha affermato che “per Marco, questa tragedia è stata il suicidio del suo fratello gemello, tema che ha affrontato e spiegato al mondo in Marx può aspettare (2021). Dunque, la famiglia è il filo rosso che unisce l’intero suo percorso cinematografico”.

 

Scena tratta dal film I pugni in tasca (1965)

 

Alla domanda su cosa spinga suo padre a continuare a lavorare all’età di 85 anni, ha risposto: “Penso che la curiosità, la vitalità e il piacere di fare cinema siano le motivazioni principali. Inoltre, oggi, le grandi cinematografie mondiali hanno ancora tra le loro punte di diamante personcine non proprio di primo pelo. Pensiamo, ad esempio, a Clint Eastwood, che ha superato i 90 anni, o a Ridley Scott, che ha oltre 80 anni. Anche mio padre ha superato gli 80”. Questi artisti, secondo Pier Giorgio, hanno sempre accettato nuove sfide, soprattutto confrontandosi con le generazioni più giovani: “Marco, in particolare, ama circondarsi di giovani con culture e formazioni diverse dalle sue, perché dal confronto con loro alimenta la sua creatività, prendendo nuove energie, restando attaccato alla realtà odierna. È questo che gli permette di raccontare storie del passato, ma con una forte connessione con l’attualità”.

 

Abbiamo anche parlato della sua attività personale. Circa l’influenza del padre nel suo percorso artistico e cinematografico, si è espresso con una similitudine molto efficace: “È come il figlio di un fornaio che prende in mano il forno del padre. Se sei figlio di un fornaio, da bambino ti ritrovi a passare nel suo forno, a vedere come lavora, a farti coinvolgere dal suo mondo. In modo naturale, capisci che quell’ambiente è ormai anche il tuo. Io non ho mai pensato di fare qualcosa al di fuori del cinema. Ho cominciato a recitare con mio padre quando avevo 4 o 5 anni. È stato un percorso naturale che mi ha portato a proseguire in questo mondo, cercando e trovando la mia strada, ma senza scelte troppo razionali o consapevoli”. Sulle differenze tra il suo approccio e quello del padre, Pier Giorgio ha raccontato: “Sono nette. Io sono più avventato, più incosciente, più interventista, meno riflessivo… Mi considero un uomo del fare, non del pensare. Marco, invece, è un teorico, un grande intellettuale, un uomo che ha dedicato la sua vita alla ricerca e allo studio. Non ho la sua capacità di approfondimento, però, possiedo una capacità pratica di vivere le situazioni e trasformare le idee in realtà. Marco, invece, non ha mai avuto questa caratteristica e ha sempre avuto bisogno di un produttore accanto a lui per tradurre le sue idee in azione.”

 

Per maggiori informazioni sul programma completo e per acquistare i biglietti, è possibile visitare il sito ufficiale della Cinémathèque Québécoise: https://www.cinematheque.qc.ca/fr/cycles/marco-bellocchio-corps-politiques/

 

 

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