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La prossima pandemia la porteranno le zanzare? Cosa dice il biologo

(Adnkronos) – In un mondo sempre più globalizzato, con il pianeta scosso dall’emergenza climate change, infezioni che finora abbiamo guardato da lontano rischiano di trovare un habitat e condizioni ideali per diffondersi anche in Europa e quindi in Italia. 

Per malattie come Dengue o Chikungunya, veicolate dalle zanzare, “ogni anno osserviamo un aumento dei casi autoctoni, a trasmissione locale. La tendenza che ci aspettiamo è di registrare ogni estate sempre più contagi di questo tipo. E qualcuno si spinge addirittura a prevedere che la prossima pandemia sarà proprio una patologia a trasmissione vettoriale”. 

 

La ‘malattia X’, quella che l’Organizzazione mondiale della sanità dice che arriverà di certo (“non è questione di ‘se’, ma di ‘quando'”), potrebbe dunque essere un’infezione causata dalle zanzare. “Io non sono così pessimista, ma l’eventualità esiste”, l’ipotesi regge. Lo spiega all’Adnkronos Salute Paolo Gabrieli, professore di Zoologia all’università Statale di Milano. 

Il biologo, classe 1983, è il vincitore di uno dei 3 grant da 150mila euro assegnati in questi giorni dalla Fondazione Inf-Act con la collaborazione della Fondazione Armenise-Harvard, destinati a scienziati a metà carriera. Obiettivo: sostenere progetti che rischiano di uscire dai radar dei finanziamenti alla ricerca. Allo studio delle arbovirosi, patologie umane e animali trasmesse da insetti vettori, Gabrieli ha dedicato una vita. Il lavoro per cui è stato premiato punta a sviluppare una nuova tecnica eco-compatibile che permetta di
controllare la popolazione di zanzare
, modificandone la riproduzione. A chi gli chiede se rischiano di diventare endemiche anche alle nostre latitudini infezioni come la Dengue, che corre in Sudamerica allarmando le autorità sanitarie internazionali, l’esperto risponde innanzitutto che “non dobbiamo fare allarmismo. Siamo nel campo delle possibilità, però sicuramente le possibilità ci sono”.  

 

“Perché si verifichi la trasmissione di queste malattie – sottolinea Gabrieli – bisogna avere un certo numero di persone che le portano e un certo numero di zanzare in grado di trasmetterle. Evidentemente le zanzare capaci di trasmettere queste malattie noi oggi in Italia ce le abbiamo. Non registravamo casi autoctoni di patologie come Dengue e Chikungunya perché fino a 30 anni fa non avevamo vettori in grado di veicolarle, ma ora sì: con la zanzara tigre”, specie invasiva ormai ‘di casa’ nella Penisola, “la possibilità di una trasmissione locale esiste. Con tante persone che si spostano, che vanno all’estero e possono rientrare con l’infezione, può succedere che le punga una zanzara che quindi si infetta e può diffondere la malattia pungendo altre persone”.  

“Non a caso – evidenzia il biologo – c’è grande attenzione all’epidemia di Dengue in Brasile: è un Paese vastissimo, meta turistica e di lavoro, dunque la possibilità di avere viaggiatori che tornano con l’infezione è molto alta. Dobbiamo anche considerare – precisa Gabrieli – che quando si dice che l’anno scorso abbiamo avuto in Italia oltre 80 casi autoctoni di Dengue, i casi reali potrebbero essere molti di più. Si calcola infatti che solo il 10% circa degli infettati dal virus Dengue sviluppa segni clinici di malattia. Gli oltre 80 casi segnalati sono soltanto quelli sintomatici e facendo un calcolo decisamente al ribasso, nella realtà i contagi autoctoni potrebbero essere stati almeno 500. Questo significa che molte persone magari soggiornano all’estero, rientrano senza manifestare disturbi, ma possono ugualmente portare a casa l’infezione in maniera totalmente non controllata né controllabile. Certo non si può fare uno screening a tutti quelli che viaggiano”.  

 

Ma in Italia potrebbe tornare endemica anche la malaria? “La questione è interessante. In realtà – osserva il ricercatore – in Italia viviamo oggi in una condizione di ‘anofelismo senza malaria’: abbiamo cioè le zanzare, ma non la malattia”, non in forma autoctona. “Fino agli anni ’60 del Novecento eravamo un Paese malarico – ricorda Gabrieli – e quindi le specie in grado di trasmettere la patologia, che sono solo le zanzare anofele, nel nostro Paese ci sono. E’ però cambiato completamente l’ambiente in cui in cui viviamo, perché l’Italia degli anni ’50 e quella di oggi sono molto diverse. Oggi il numero di anofele che abbiamo è molto basso”. 

Dunque le zanzare ‘giuste’ nella Penisola “ci sono, ma fortunatamente non bastano a sostenere il ciclo di trasmissione della malaria. Abbiamo così casi importati o ‘da aeroporto’, però al momento non sembrano esserci le condizioni per un ritorno dell’infezione nel Paese”. Ovviamente è cruciale che le anofele italiche rimangano poche, “ma su questo – rassicura l’esperto – mi sento positivo”.  

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