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La Primavera: manifestazione drammatica dell’eterna Diade Maschio / Femmina

La Palma: antico simbolo propiziatorio

La prima è una fronda di Ulivo, erroneamente detta Palma. La seconda è una fronda di Palma. A Gerusalemme Gesù fu accolto da un tripudio delle due fronde a segno di regalità, trionfo e pace. In questo caso, le due hanno inoltre significato di resurrezione, martirio e immortalità. Nella terza immagine una particolare allegoria che mostra i due principi, maschile e femminile, scaturiti dall’unico principio assiale (Androgine), tra la dimensione tellurica e l’uranica, di cui l’Albero della vita è l’elemento spirituale simbolico di congiungimento, ossia tra la dimensione celeste con le sue fronde, e la dimensione tellurica con le radici.

 

All’origine la parola Palma non era confusa con un ramoscello d’ulivo, designava bensì la pianta di Palma. Con l’avvento del cristianesimo, il ramo di Palma e d’ulivo, insieme, furono associati al martirio di Cristo. Nella mitologia greca, la Palma è una pianta solare, è sacra ed è associata ad Apollo (le sue foglie ricordanoi raggi solari). Inoltre, la stessa è legata al mito della fondazione di Roma. Rea Silvia vide, in un sogno premonitore, due palme di smisurata grandezza ergersi fino al cielo, presagio della nascita di Romolo e Remo. La palma è attributo della dea Nike (la Vittoria alata) che spessissimo è rappresentata brandendo una Palma. Nella tradizione greco-romana, i vincitori o i gladiatori romani venivano premiati con un ramo di palma e di alloro. L’albero della Palma è anche simbolo dell’unione del maschile e del femminile: il tronco richiama il fallo, mentre le foglie e i suoi frutti sono la femminilità. Anche l’Ulivo come la Palma è sempre stata considerata una pianta sacra, da tutti i popoli dell’antichità del bacino Mediterraneo. Esso era il simbolo di Atena, Dea dell’intelligenza, della guerra e della pace; in Grecia, fronde di Palma venivano usate nel tripudio dei vincitori e l’ulivo per incoronare gli atleti olimpici. Nella tradizione biblica, è un rametto di ulivo che la colomba porta a Noè, segno della fine del Diluvio. Sin dai tempi più remoti, i due alberi simboleggiavano la vittoria, l’ascesi, la rinascita e l’immortalità. Gesù trascorse la sua ultima notte con i suoi discepoli nel Getsemani, l’Orto ai piedi del Monte degli Ulivi; per cui nel contesto l’ulivo assurge a simbolo di immortalità e rinascita. Col cristianesimo la Palma è assurta a simbolo di martirio e gloria. L’Ulivo è profondamente legato alla storia di Gesù; lo stesso appellativo Cristo, significa “unto”, con riferimento all’olio ottenuto dalle olive, usato nelle cerimonie. La sacralità della fronda di Palma e d’Ulivo trascendono il cristianesimo e fanno parte di quell’universo di simbologie che mette in connessione l’uomo con i misteri della natura.                                                                                               

 

Questo per la Palma e l’Ulivo. Il periodo celebrativo invece, la Primavera, è caratterizzato da un’aria “nuova”, tersa. Zefiro lambisce delicatamente i teneri germogli e corolle, che come miriadi di “sorrisi alla vita’’, in altrettanti forme e profumi, si schiudono ad accogliere nei loro “calici” il seme fecondatore. È il Libro dei misteri che si apre! La Primavera si manifesta celebrando la vita! Sin dai tempi più remoti, l’Uomo, affascinato, si è interrogato su questa miracolosa fase della natura. Il Mistero della vita, manifestandosi e concretizzandosi, attraverso la metamorfosi primaverile, non è che l’INCONTRO del principio maschile col femminile. Spiritualmente,  questa manifestazione risulta essere non altro che il riflesso materializzato di principi di “ordine superiore’’ del maschio-femmina, a sua volta risultato di una “scissione” dall’Androgine primordiale. Nell’Equinozio primaverile, “Epifania della vita”, trionfa il principio femminile che si manifesta nella sua gloria: la vita rinasce dal seme autunnale. È il tempo della germinazione. Forze vitali risvegliano la vita che rinasce da un seme che necessariamente deve morire affinché “risorga’’. Dopo il “sonno’’ della lunga e fredda notte di attesa, col periodo Vernale i primi caldi raggi di Sol, svegliano e rivificano la natura indolenzita. La luce del nuovo sole, principio maschile in ascesi, “apre i portali celesti’’, mentre Flora, l’Eterno Femminile, a sua volta, nel suo splendore inaugura il nuovo ciclo: “apre le porte alla vita’’: è APRI-LE! Dal latino: aperire (aprire) per indicare il mese in cui schiudono (aprono) piante e corolle. Ad aprile, le fredde viscere riscaldate e “fecondate” dal caldo raggio primaverile, Gea, l’Antica Madre dona la Vita. Miriadi di boccioli, pistilli e antere, feconde s’innalzano al cielo: la natura, nella sua gloria, rende omaggio al “DIVINO’’.  Questi segni definiscono il “principio primaverile”, quale simbolo archetipale. Tutte le religioni tradizionali, quando si tratta di spiegare il mistero della vita quale espressione concreta di un principio immanente, riportano al simbolo ed al mito della diade maschio-femmina. Dunque Primavera-aprile, quale manifestazione simbolica di “rinascita”. Se il dio Giano apre l’anno solare a gennaio, Marte quale antico dio tutelare della vegetazione ha connotazioni lunari, per cui nel calendario romano arcaico, è col suo mese che inizia l’anno. Annualmente dall’incontro di marzo-aprile (Marte-Flora/Venere) la vita rinasce… e il ciclo perenne ricomincia.

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