L’anno solare è segnato da quattro eventi determinanti per gli uomini e la natura: due Solstizi (da solstitium, composto da sol, “sole”, e sistere, “fermarsi”), e due Equinozi. I due solstizi (24 giugno e 24 dicembre) suddividono in due l’anno, determinato dalla fase discendente e dalla fase crescente del sole (sei mesi l’uno). A loro volta, i due solstizi, a metà del loro percorso (al terzo mese) determinano una giornata particolare conosciuta come Equinozio (primaverile o autunnale). Il termine Equinozio deriva dal latino Aequinoctium, a sua volta derivante da Aequa nox, ossia notte uguale al giorno per durata. La caratteristica di questa giornata unica è quella di avere le stesse ore di luce e buio, dovuto alla rivoluzione terrestre intorno al sole. L’equinozio primaverile determina la Primavera, dal latino Primo, e Ver, “inizio”; da una radice indoeuropea con significato di ardente, splendente. L’origine della parola rivela un etimo di solenne portata, di entusiasmo, di ardore. La primavera è inizio di splendore per la natura e l’umanità. E il periodo del “risveglio”. Nel cielo, il caldo sole, finalmente, assieme a venti primaverili spazza via il freddo. In Italia la terra, accarezzata da Zefiro, si risveglia dopo un lungo letargo iniziando a cospargersi di viole, mammole e margherite. Un manto smeraldino sostituisce quello bianco o bruno dei mesi grigi, freddi e uggiosi. Tutto concorre a celebrare la nuova stagione: l’aria diventa satura di balsami inebrianti emananti da panorami verdeggianti, siepi, prati e colline. Dall’alto, la terra appare come un firmamento verde trapunto di un’infinità di colori e corolle. Ovunque è vita che si manifesta: gli alberi brulli si vestono a festa con gemme e fiori, gli uccelli svolazzano recando nei loro becchi fuscelli, foglie secche e fili d’erba per i loro nidi; mentre le rondini, festose foriere della primavera, compiono mille acrobazie. Qui da noi, in Québec, è lo stesso rituale, più improvviso, però, e con altri segni; ma che ugualmente celebrano la vita che rinasce. Sembra che Madre natura, smaniosa dopo il lungo e rigido inverno canadese, d’improvviso si ridesta, liberandosi dalla fredda serra che l’ha tenuta in pugno per tre lunghi mesi, emergendo nella sua gloria. Scrosci di acque cristalline zampillano mormorando tra stalattiti e stalagmiti di ghiaccio fondente, al cinguettio degli uccelli e al fruscìo del vento tra le tenere foglioline.
Vispi e guardinghi gli scoiattoli, saettando si rincorrono sul fresco e profumato tappeto di muschio, o tra le fronde da un albero all’altro; poi, d’improvviso, sospettosi, si immobilizzano all’udire il ripetuto ticchettìo del picchio. Saltuariamente un fragore interrompe la quiete: tutto tace a seguito dello schianto improvviso di un albero: è l’opera del laborioso ingegnere delle acque dei bacini canadesi, l’instancabile e ingegnoso castoro. Ogni tanto l’udito chiama lo sguardo verso il cielo, verso un inconfondibile richiamo proveniente da punti neri disposti a triangolo: è l’arrivo delle anatre e delle oche dopo migliaia di chilometri di volo; stanche ma festose, dall’alto salutano il lago o lo stagno lasciato l’autunno precedente che gli diede i natali. Ecco arrivare “la ninfa fiorita” bramata da tutti. In tutti vi è voglia di vivere, respirare aria pura, nuova, nella speranza che Primavera, portale della vita, sia segno propizio di un capitolo di rinnovo e rinascita. Anche perché, oltre ad essere una drammatica fase del ciclo annuale delle stagioni, per noi religiosamente è simbolo di riscatto, dopo una fase preparatoria di purificazione; particolare significativo, fino a recentemente sentito, trasmesso dalla tradizione religiosa che ricorda la Pasqua quale evento di Resurrezione e riscatto dell’Umanità. Periodo, questo, che simbolicamente dovrebbe distrarre tutti dalle fisime artificiali e illusorie, richiamandoci ai valori essenziali della vita. Un pensiero sulla Primavera, ci perviene da Toro Seduto, persona appartenente ad una particolare civiltà, la quale considerava la Natura e le sue leggi come un Grande libro a cui riferirsi continuamente. Questo il suo pensiero: “La primavera è tornata, il sole ha abbracciato la terra: presto vedremo i figli del loro amore. Ogni seme, ogni animale si è svegliato. Anche noi siamo stati generati da questa grande forza”. Anche il celebre saggio indiano Mahatma Gandhi ci ha lasciato una significativa e profonda meditazione sulla Primavera: “Un uomo può uccidere un fiore, due fiori, tre… Ma non può contenere la primavera”. Concludo con queste significative citazioni, sperando che la Primavera ispiri l’umanità a considerare quanto fragile sia la vita e quanto ineluttabili risultano le conseguenze quando, ispirati da falsi profeti e illusorie dottrine, ci si incammina verso “sentieri” che profanano gli equilibri sociali e naturali.