(Adnkronos) – Il Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente (UNEP) e l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (FAO) hanno riconosciuto sette progetti in Africa, America Latina, Mediterraneo e Asia sudorientale come esempi eccellenti di ripristino degli ecosistemi.
Questi progetti, ora designati come “World Restoration Flagships”, sono considerati modelli virtuosi nel contrastare il degrado ambientale, ricevendo il supporto tecnico e finanziario delle Nazioni Unite. I premi sono parte delle azioni del decennio delle Nazioni Unite per il ripristino degli ecosistemi, il cui obiettivo è quello di ripristinare un miliardo di ettari di territori degradati, una superficie più grande della Cina, e i progetti premiati contribuiranno significativamente a questo sforzo.
Le sette iniziative selezionate contribuiranno al recupero di quasi 40 milioni di ettari di territorio e alla creazione di circa 500.000 posti di lavoro. Questi progetti includono:
L’Iniziativa di ripristino delle foreste mediterranee, che coinvolge Libano, Marocco, Tunisia e Turchia, consiste in un nuovo approccio alla protezione e al recupero di questi habitat naturali ed ecosistemi vulnerabili e, dal 2017, ha consentito di ripristinare, nella regione, circa due milioni di ettari di foreste, con l’obiettivo di recuperare otto milioni di ettari e più entro il 2030.
L’iniziativa “Living Indus” è stata approvata dal Parlamento pakistano sulla scia delle devastanti inondazioni del 2022, ascrivibili ai cambiamenti climatici. L’obiettivo è ripristinare 25 milioni di ettari di bacino fluviale entro il 2030, un’area pari al 30 percento della superficie del Pakistan, tramite 25 interventi ad alto impatto per responsabili politici, operatori e società civile.
Si tratta di un modello di riforestazione comunitario in espansione che, negli ultimi vent’anni, ha dimostrato di essere una soluzione economicamente sostenibile, articolata in una serie di progetti di resilienza climatica volti a ripristinare e far crescere un totale di 30 milioni di alberi entro il 2030, lungo una fascia vegetativa di quasi 800 000 ettari in Argentina, Bolivia, Cile, Colombia, Ecuador, Perù e Venezuela. Scopo ultimo dell’iniziativa è proteggere e ripristinare una superficie forestale di un milione di ettari.
Nello Sri Lanka, le foreste di mangrovie sono ecosistemi costieri di immenso pregio, che prosperano al confine tra terra e mare, fungendo da importante ponte tra la biodiversità marina e terrestre. La sussistenza delle comunità costiere dello Sri Lanka dipende, in larga misura, dagli ecosistemi marini e costieri. Tuttavia, i cambiamenti climatici e le attività antropiche stanno minacciando questo ecosistema unico nel suo genere.
Entro il 2030, è in programma il recupero di circa 10 000 ettari, il che si tradurrà in benefici per 5 000 famiglie e nella creazione di oltre 4 000 nuovi posti di lavoro.
L’Iniziativa si occupa di ripristinare le foreste nei corridoi ecologici critici del Terai Arc Landscape (un complesso ecosistemico distribuito su 5,10 milioni di ettari di territorio transfrontaliero, a cavallo tra India e Nepal) attraverso la collaborazione con le comunità locali, che prestano servizi di cittadini scienziati, unità antibracconaggio comunitarie, guardie forestali e gruppi di mobilitazione sociale. Il ripristino di 66 800 ettari di foreste nepalesi, unitamente ad altre misure collaterali, ha concorso a migliorare la sussistenza di circa 500 000 famiglie in Nepal. Al tempo stesso, ha sostenuto la popolazione di tigri in una fascia di territorio condivisa tra India e Nepal, portandola a 1 174 esemplari, pari a più del doppio del numero di esemplari minimo raggiunto nel 2001, anno in cui è stato avviato il programma.
L’Iniziativa “Regreening Africa” si avvale di tecniche agroforestali collaudate, adattate, negli ultimi vent’anni, alle esigenze degli agricoltori che operano in vari contesti socioecologici, per ripristinare oltre 350 000 ettari di territorio in Etiopia, Ghana, Kenya, Mali, Niger, Ruanda, Senegal e Somalia. Si prevede che, entro il 2030, saranno ripristinati altri cinque milioni di ettari.
Il “Forest Garden Program” comprende al proprio interno svariati progetti di “foreste giardino” in Camerun, Repubblica centrafricana, Ciad, Gambia, Kenya, Mali, Senegal, Uganda e Tanzania. L’iniziativa si prefigge lo scopo di passare dagli attuali 41 000 ettari di terreni ripristinati ai 229 000 ettari, entro il 2030, sostenendo molte altre persone, grazie alla creazione di 230 000 posti di lavoro.
In un momento in cui la crisi climatica, la perdita di biodiversità e l’inquinamento minacciano il nostro pianeta, queste iniziative dimostrano che è possibile conciliare lo sviluppo economico con la tutela dell’ambiente. Il supporto dell’ONU e il riconoscimento di queste iniziative possono ispirare ulteriori sforzi per il ripristino degli ecosistemi in tutto il mondo.
“La FAO è lieta di premiare queste sette meritevoli iniziative, a dimostrazione del fatto che è possibile offrire modelli virtuosi di ripristino degli ecosistemi su larga scala, affrontando, al tempo stesso, gli effetti della crisi climatica e della perdita di biodiversità- ha dichiarato il direttore generale della FAO, QU Dongyu-. Il ripristino degli ecosistemi terrestri e acquatici è una tappa fondamentale della trasformazione dei sistemi agroalimentari mondiali in sistemi più efficienti, inclusivi, resilienti e sostenibili. Si tratta di una soluzione lungimirante, che rientra nelle misure di lotta alla povertà, alla fame e alla malnutrizione, in un momento storico contrassegnato dalla crescita demografica e dal crescente bisogno di cibo e beni e servizi ecosistemici”.
“Per troppo tempo l’obiettivo della crescita economica è stato privilegiato a scapito dell’ambiente. Quello a cui assistiamo oggi, invece, è un impegno globale diffuso per riportare la natura alla ribalta,” ha affermato Inger Andersen, direttrice esecutiva dell’UNEP. “Queste iniziative sono la testimonianza che è possibile riconciliarsi con la natura, portare le comunità locali al centro delle attività di recupero e creare comunque nuovi posti di lavoro. In un mondo afflitto dalla triplice crisi planetaria dei cambiamenti climatici, della perdita di natura e biodiversità, e dell’inquinamento e dei rifiuti, ora è giunto il momento di mostrare tutta la nostra determinazione e accelerare le iniziative di ripristino”.