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LA MORTE DI UN LAVORATORE

La morte per negligenza criminale è uno dei reati più gravi del Codice penale e si colloca al livello più alto nella scala della responsabilità morale. Un datore di lavoro che non adotta le misure necessarie per prevenire gli infortuni di un lavoratore può essere ritenuto colpevole di negligenza che conduce alla morte. Il Codice penale prevede che anche un’impresa, attraverso le persone che dirigono i lavori, possa essere ritenuta colpevole di negligenza che conduce alla morte. Il Codice penale stabilisce che la colpa di un’impresa derivi da quella dei suoi “alti dirigenti”, cioè delle persone fisiche che prendono le decisioni e dirigono l’attività. Un’azienda, in effetti, è un documento scritto che conferisce dei diritti a un’organizzazione. Un’azienda non è una persona fisica ed è distinta dalle persone fisiche che la possiedono. Un’azienda, essendo quindi un documento, non può essere condannata alla reclusione. Tuttavia, può essere multata.

 

I fatti di una recente sentenza della Corte d’Appello si possono riassumere così. Durante una svolta in discesa, un camion si è ribaltato in un fosso, provocando la morte del suo conducente, un camionista con 25 anni di esperienza alle dipendenze dello stesso datore di lavoro. Il datore di lavoro viene accusato di negligenza criminale che ha causato la morte. Durante il processo, l’attenzione è focalizzata sulla manutenzione del camion e sul suo sistema frenante. Le condizioni meccaniche del camion rappresentano il cuore dell’accusa di negligenza criminale. Il giorno prima dell’incidente, il camionista si era lamentato dello stato dei freni. Aveva confidato a un un collega: “Se muoio, sai il perché”.

 

L’azienda viene ritenuta colpevole di negligenza criminale che ha causato la morte del dipendente-camionista. In sostanza, la Corte ritiene che la mancata manutenzione del camion da parte del datore di lavoro costituisca un “marcato e significativo allontanamento dal comportamento che ci si aspetta da una persona ragionevole, data la natura e le circostanze dell’attività in questione”. In particolare, il camion incidentato presentava 14 difetti gravi preesistenti al sinistro, tutti legati all’impianto frenante. Fondamentalmente, quindi, il tribunale riconosce la responsabilità della compagnia attraverso il suo caposquadra, le cui colpe sono state imputate alla compagnia stessa.

 

All’azienda viene comminata una multa di 350.000 dollari, oltre ad un periodo di tre anni di probazione con diverse condizioni a cui deve sottostare. Questa decisione del tribunale mette in evidenza gli elementi da considerare per determinare la pena nel caso di una compagnia, nonché l’unica categoria di pena che le può essere imposta, vale a dire una multa senza limite di importo per un reato penale. In effetti, solo un essere umano può andare in carcere. Nel caso di un’azienda, il giudice, nell’infliggere un’ammenda (non essendo una persona fisica, una società non può essere condannata alla reclusione) deve tenere conto dei “vantaggi derivanti dall’organizzazione a seguito dell’infrazione commessa”. A tale riguardo, il mancato impegno a sostenere le spese necessarie per la manutenzione del veicolo condotto da un dipendente può equivalere ad un “vantaggio” di cui ha beneficiato il datore di lavoro-proprietario a titolo di “aggravante” quanto alla determinazione dell’ammenda da comminare.

 

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Nella sua decisione, la Corte d’Appello ricorda che il Parlamento ha modificato il Codice penale affinché anche le aziende, e non soltanto i privati, possano essere perseguite per negligenza criminale in caso di morte e lesioni personali sul posto di lavoro. Nella fattispecie, il datore di lavoro aveva l’obbligo legale di garantire che il suo caposquadra avesse le competenze per svolgere il suo lavoro e di fornirgli le istruzioni necessarie, nonché un ambiente di lavoro e le attrezzature essenziali. Insomma, bisogna tener presente che la legge rende responsabili non solo gli alti dirigenti di un’organizzazione per negligenza criminale che provoca morte o lesioni, ma anche ogni caposquadra che dirige il lavoro e che prende decisioni che possono determinare incidenti mortali o lesioni gravi.

 

In definitiva, questo caso dimostra la riprovazione della negligenza criminale sul posto di lavoro. Il “dirigente” di cui parla il C.cr. conduce alla constatazione di una definizione più ampia al fine di includere, oltre agli amministratori e agli alti dirigenti, altre persone che svolgono un ruolo importante negli orientamenti o nella gestione di un determinato ambito di attività all’interno dell’organizzazione.

 

Infine, va notato che, in questo caso, la colpevolezza dell’azienda sarebbe potuta derivare dalla condotta combinata di più di un dirigente. Spetta al procuratore dello stato decidere, a sua discrezione, chi accusare: l’azienda, i dirigenti o entrambi. La determinazione della colpevolezza spetta al tribunale. Decide sulla multa da comminare all’azienda ma, e questo è di grande importanza, anche sulla reclusione dei dirigenti negligenti.

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