a cura di Salvatore Modica
La malattia di Crohn è caratterizzata da un’infiammazione cronica dell’intestino, che può colpire la parete di tutto il tratto gastrointestinale. Nella maggior parte dei casi, la malattia colpisce principalmente l’ileo, ovvero l’ultima parte dell’intestino tenue, e il colon. Le ulcere intestinali, manifestazione dell’infiammazione, se non curate, possono a lungo termine causare restringimenti intestinali (stenosi) o approfondirsi fino a creare dei tragitti verso gli organi circostanti o l’esterno (fistole). Tali complicanze richiedono spesso un trattamento chirurgico, anche se la malattia può ripresentarsi nel punto in cui viene eseguita la resezione chirurgica. Nonostante ciò, buona parte dei pazienti, con le cure mediche necessarie, può raggiungere un buon controllo della patologia e condurre una vita regolare.
I sintomi più frequenti sono diarrea cronica (cioè che persiste per più di 4 settimane), associata a dolori e crampi addominali, talvolta con perdite di sangue misto alle feci, e con febbricola, oppure con dolori articolari, o con altre manifestazioni non intestinali. Spesso ci può essere un calo di peso importante. A volte, la malattia si può manifestare a livello peri-anale con fistole o raccolte di pus (ascessi).
I modi per diagnosticare e monitorare la malattia di Crohn sono: colonscopia con visualizzazione dell’ileo e con biopsie intestinali multiple; cromoendoscopia digitale o con coloranti in vivo; Ecografia addominale con studio delle anse intestinali; risonanza magnetica addominale con mezzo di contrasto; l’esofagogastroduodenoscopia; l’enteroscopia con videocapsula; la risonanza magnetica della pelvi; l’esplorazione chirurgica sotto anestesia.
La terapia per la malattia di Crohn ha come obiettivo quello di spegnere l’infiammazione intestinale, attraverso l’azione sui meccanismi cellulari e molecolari dell’intestino e del sistema immunitario. I trattamenti comprendono: gli antibiotici intestinali; gli steroidi sistemici o a bassa biodisponibilità; i farmaci biologici; le cellule staminali mesenchimali adulte umane allogeniche espanse; chirurgia che serve a rimuovere le complicanze irreversibili della malattia di Crohn, quando i farmaci non hanno spazio terapeutico.
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