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La Luna. Atlantis, Mu, Iperborea o “Terra del centro”: tre nomi collegati alla catastrofe che diede origine alla nostra Luna?

Nel già citato “L’atlantide et le règne des géants”, l’autore Denis Saurat fa una splendida sintesi sulle tracce di civiltà antidiluviane, dove egli segnala l’esistenza di antichissime e gigantesche statue di otto metri di altezza, dal peso di venti tonnellate l’una; solidissime muraglie costituite da blocchi dal peso di nove tonnellate ciascuna, aderentissime l’una all’altra: un vero miracolo artigianale e ingegneristico. Queste prodigiose vestigia giacciono a quattromila metri di altitudine nelle Ande, in un sito che i remoti era bagnato dall’oceano. Quale immane cataclisma ha rimodellato la crosta terrestre, spazzando via antichissime e avanzatissime civiltà?

Il vento del tempo spazza e copre ogni cosa; restano spessissimo i residui diventati principi religiosi o alla base di fantasiosi racconti, sfruttati in ogni modo. È il caso di Poseidonis, residuo del continente Atlantis, menzionato da Algernon Blackeood nel suo “Four Weird Tales” 1912, e da Clark Ashton Smith. Quest’ultimo, nel suo “Short Stories”, basa i suoi racconti riferendosi agli scritti teosofici di Helena Petrovna Blavatsky nel suo “Secret Doctrine”; a cui fa eco l’Isola di Nùmenor nel “J.R.R. Tolkien’s legendarium”. In un remoto e inimmaginabile sconquasso cosmico, certamente la Luna, nostro immediato satellite, ha svolto un ruolo di assestamento. Come spiegare la ragione e l’origine di tali semidimenticati misteri? Nel suo “Timeo e Critias”, Platone parla di un’avanzatissima civiltà, l’atlantea, spazzata via, inabissatasi in poche ore, accennando ad un disastro cosmico che ha radicalmente modificato l’aspetto del nostro pianeta. Mavi è dipiù: comema i due grandi civiltà – la precolombiana e l’egiziana – condividono le piramidi e la celeberrima formula, il famoso Pi greco: 3.1416?

Nel già citato libro di Robert Charroux, “Histoire des hommes depuis cent mille ans ”, l’autore pubblica una foto inquietante: una tavoletta in granito, rinvenuta in possesso del Sachem, Chief Joseph, capo dei “nasi forati” fatto prigioniero dall’esercito US nel 1877. La tavoletta è coperta di caratteri cuneiformi e fu trovata tra le poche cose in possesso del Sachem. Ma quel che sorprende ancora di più è che il pellerossa insisteva che la tavoletta era un antico retaggio portafortuna della sua famiglia, da moltissime generazioni, regalo da parte di misteriosi “uomini bianchi” giunti dal mare moltissimi anni addietro. La tavoletta risulta del terzo periodo di Ur, ca. 2060 anni A. C., e ed è considerata autentica dagli esperti in materia!

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Nella prima immagine, la misteriosa tavoletta con scritto in caratteri cuneiformi in possesso di Chief Joseph; nella seconda l’Omphalos di Delfi, ossia l’ombelico simbolo del Centro ideale del mondo; infine la terza immagine, l’albero cosmico, simbolo norreno della centralità assiale di un mondo ideale.

Un’altra tavoletta cuneiforme fu trovata da Mrs Joe Hean nel 1963 scavando nel suo giardino. In questo caso, la tavoletta riporta la ricezione di pecore e capre destinate al sacrificio offerto al dio-sole Utu. I due reperti furono analizzati rigorosamente, e risultano straordinariamente autentici. La domanda che sorge immediata è: come degli esemplari cuneiformi siano arrivati negli Usa? Molti hanno speculato sulla presenza di Ufo; altri non esitano nel sostenere che gli antichi sumeri abbiano attraversato l’Oceano Atlantico; quel che spiegherebbe le parole del Sachem, Chief Joseph, quando sosteneva che degli uomini bianchi venuti dal mare siano entrati in contatto con i suoi lontani antenati lasciando loro la famosa tavola cuneiforme. Naturalmente è plausibile confutare che, poiché gli accademici ‘penetrarono’ il significato del cuneiforme solo nel 18mo secolo, è possibile che alcuni dei reperti attraversarono l’oceano assieme agli avventurieri che li scoprirono. Possibile anche questo, però ciò non spiega i tanti altri enigmi.

Troppe le testimonianze simili riscontrate in tutte le civiltà; anche lontane e isolate. Inoltre, misteriosi reperti archeologici oceanici, terrestri e paleobotanici, corroborati dai relativamente recenti studi paleoclimatologi, sembrano inserire le vicissitudini della terra e del nostro satellite in tutt’altro contesto cosmogonico e storico. Un’evolvere di inimmaginabili e fantastici eventi, che trascendono “le storie” e la storia che l’umanità ha spesso interpretato a suo modo e a sua convenienza, sembra essere la spiegazione di molti enigmi. Allora? L’unica spiegazione è che gli “uomini venuti dal mare” non erano altro che i sopravvissuti di un’evolutissima civiltà, sviluppatasi in pieno oceano (Atlantis? Mu? O Iperborea in pieno Nord?), i quali riuscirono a mettersi in salvo, approdando sulle sponde del Nuovo mondo, e nel Mediterraneo, portando con sé le stesse conoscenze e tecniche.

È sintomatico che, sempre e ovunque, all’origine vi è sempre un ombelico, un centro “che fù” a cui si rifanno tutti i miti e le tradizioni. Ecco una possibile spiegazione di “strane coincidenze” sulla presenza di piramidi, formule e tecniche di costruzione sorprendenti, presenti sulle “due sponde”: americana e mediterranea. Se nel Mediterraneo Platone racconta di Atlantis, perché è così forte il simbolo norreno della “Terra del centro o la Terra dei beati”? Perché il Bardo Todol, il Libro dei Morti dei Maya, quello degli egiziani e quello dei tibetani citano misteriose formule sul post-mortem in riferimento ad un misterioso viaggio nell’aldilà delle origini?

Il contenuto ed il significato di queste testimonianze scampate alla distruzione (in special modo il “Bardo Todol”) costituiscono, fino ad oggi, altrettanti enigmi impenetrabili. Il bello è che in ogni caso ci si riferisce ad un’ “isola situata al centro”….. Al centro di cosa? Purtroppo, al dramma dell’oblio, si aggiunge l’ignavia degli accademici ufficiali, i quali in buona o cattiva fede sorvolano su questi ed altri misteri, al fine di non scalfire le loro proprie teorie e convinzioni. Ma alla fine, nel grande dramma subito dalla Terra, quale fattore o corpo celeste più vicino a noi, è stato determinante? Senza alcun dubbio la Luna.

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