MARANELLO – Coraggio da vendere, altruismo ed un misto di rabbia e orgoglio da far esplodere in pista, in una parola Gilles Villeneuve. ”L’ultimo grande pilota”, come amava definirlo un ‘certo’ Alain Prost, capace di vendersi casa per catapultarsi nel mondo della Formula 1 diventandone un mito e di volare via da quel sabato maledetto di Zolder per atterrare nella leggenda del mondo dei motori. Passando da quel Circus che lo aveva subito battezzato con il soprannome di ‘Aviatore’ per il suo spericolato modo di guidare tanto da fare innamorare appassionati e tifosi della Ferrari, quelli dell’epoca e quelli che hanno imparato a conoscerlo dopo.
Fan che a quarant’anni dalla sconvolgente scomparsa (l’anniversario era domenica 8 maggio) si tengono ben strette nella memoria le gesta di un autentico acrobata del volante. Un talento nato, tanto da convincere Enzo Ferrari a portarlo a Maranello strappandolo alla McLaren, che lanciò il canadese in Formula 1 ma poi gli preferì proprio sul più bello il francese Patrick Tambay. Casi del destino che fecero scattare il semaforo verde ad una delle più belle storie colorate di rosso Ferrari che il film della regina delle corse ricordi, rara pellicola da Oscar troncata da un finale tanto anticipato quanto drammatico. Quando sul finire delle qualifiche del Gran Premio del Belgio Villeneuve volle a tutti i costi restare in pista per far meglio del compagno e amico Didier Pironi.
Fu così che alle 13:52 dell’8 maggio 1982 la velocissima vita di Gilles Villeneuve si fermò improvvisamente contro la più lenta March con il numero 17, guidata da Jochen Mass. Un impatto tremendo a 225 kmh, che risultò fatale al ferrarista la cui vettura fuori controllo spiccò il volo andandosi a schiantare su un terrapieno. Un colpo al cuore rosso di tutti i tifosi del Cavallino Rampante che hanno avuto la fortuna di gustare gli anni dell’ ‘Aviatore’ a Maranello (dal 1977 al 1982).