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La Fondazione del MUHC parla italiano

Filantropia e solidarietà al servizio del Centro di Medicina della McGill University

All’ingresso del MUHC, da sinistra: Patricia Saputo, Eddie Leschiutta ed Anna Martini
All’ingresso del MUHC, da sinistra: Patricia Saputo, Eddie Leschiutta ed Anna Martini

di Vittorio Giordano

Montréal – È una delle eccellenze sanitarie di tutto il Nord America: il Centro di Medicina della McGill University (MUHC, oppure CUSM in francese), fiore all’occhiello della sanità quebecchese, è sulla cresta dell’onda per i suoi numeri da capogiro: 12 mila infermieri, oltre 1.500 tra dottori, dentisti e famacisti, più di 2.200 volontari, 461 ricercatori e quasi 1.300 tra laureati e post-dottorati, più di 1.700 progetti di ricerca (studi clinici inclusi) e 1.829 pubblicazioni scientifiche. E ancora: 40 mila ricoveri e 35 mila operazioni chirurgiche all’anno, collaborazioni di ricerca con più di 51 Paesi al mondo e 1 miliardo di budget annuale. Fornisce assistenza sanitaria (in 3ª e 4ª istanza) ad oltre 1.8 milioni di quebecchesi, su un territorio che occupa il 63% della Provincia attraverso 4 strutture specializzate: il Glen, il Montréal General Hospital, il Lachine Hospital ed il Montréal Neurological Hospital. Il Glen, a sua volta, esteso per 220 mila metri quadrati (più grande di Place Ville-Marie), sito al 1001 Boul. Decarie e inaugurato nel giugno 2015, include 5 ospedali: il Montreal Children’s Hospital, il Royal Victoria Hospital (dopo 122 anni di “servizio” su Mount Royal), il Montreal Chest Institute, il Cedars Cancer Centre ed il Research Institute. Per la ricerca, il MUHC è il primo ospedale in Québec ed uno dei primi tre in Canada. Ospedale, Università e Istituto di ricerca nella stessa struttura. Insomma, un’opera mastodontica che funziona alla perfezione, grazie al ruolo strategico ricoperto dalla Fondazione, organismo presieduto da Julie Quenneville e diretto da un consiglio di amministrazione formato da 26 professionisti pluridecorati, tutti volontari che, nel corso degli anni, si sono distinti nell’ambito medico, scientifico, accademico, economico e imprenditoriale. È merito loro se, oggi, l’ospedale riesce a mantenere i suoi standard di eccellenza soprattutto in termini di servizi all’avanguardia, etica medica e conti in ordine. Il cda della Fondazione, infatti, che si riunisce ogni 2 mesi ed è suddiviso in sottocomitati, approva il piano strategico con le linee-guida, studia ed approva il budget annuale, decide gli obiettivi delle raccolta-fondi ‘disseminate’ nel corso dell’anno e accorda i fondi necessari agli investimenti più impellenti dell’ospedale (in primis a favore di Royal Victoria e Istituto di ricerca), che sono: attività particolari, apparecchi diagnostici specialistici, o progetti di ricerca. L’anno scorso, per esempio, sono stati donati ben 15 milioni di dollari. La prerogativa principale della Fondazione è proprio quella di stimolare, attraverso l’autorevolezza dei suoi membri, lo spirito filantropico e solidale della società civile. La cui solidarietà viene spesso premiata attraverso la dedica di aule e sale con tanto di cerimonia.  Una nobile missione, visto che i beneficiari ultimi di questo sforzo sono i più vulnerabili, deboli e bisognosi, ovvero i pazienti. Particolare non trascurabile, il cda della Fondazione parla sempre più italiano: tra i suoi 26 facoltosi membri, infatti, ci sono 4 professionisti italo-canadesi: Sam Reda (Triasima Portfolio Management), analista finanziario, ex presidente, nel cda dal 2008; Anna Martini (Transcontinental), contabile, presidente in carica, nel cda dal 2010; Eddie Leschiutta (Deloitte), contabile specializzato in governance e gestione del rischio, vicepresidente, nel cda dal 2013; e Patricia Saputo (Placements Italcan e Saputo Inc.), anche lei contabile, specializzata in pianificazione immobiliare e della successione, nel board dal settembre 2016.

Genitori friulani giunti in Canada tra il ‘49 ed il ‘51, cresciuto nel quartiere di St-Michel, sposato e padre di 2 bambini, Eddie Leschiutta è fiero delle sue origini italiane: “Sono stato spesso in Italia a trovare la mia nonna paterna. Essere italo-canadese non è mai stato un problema, ma una grande benedizione: sono stato assunto da Deloitte proprio perché trilingue. Come successo con tanti altri italo-canadesi di successo. La struttura sanitara del MUHC è impressionante e, cosa ancora più importante, i dottori sono eccezionali. Abbiamo medici ‘italiani’ come Renzo Cecere e Nadia Giannetti che sono delle eccellenze e ogni giorno salvano delle vite. Supportarli con il mio contributo a reperire fondi a favore della ricerca e dell’istruzione è semplicemente magnifico. È una grande responsabilità: se un anno puntiamo a raccogliere fondi per 16 milioni, l’ospedale già ‘impegna’ quei 16 milioni per investimenti. C’è pressione, ma qui si salvano vite. Se vuoi fare qualcosa che abbia un valore, questo è il modo migliore di investire il tempo libero”.

Papà di Montelepre (Francesco è il secondogenito di 8 figli, fratello di Lino, patron del gigante Saputo), e mamma originaria di Detroit (ma si sono conosciuti in Sicilia durante una festa di paese), sposata e madre di 3 bambini, Patricia Saputo è nata a St-Michel, negli appartamenti sopra l’azienda di famiglia, prima di trasferirsi da giovanissima nel West Island: “Un contesto del tutto diverso: ci siamo integrati più velocemente nel tessuto sociale
montrealese perché a contatto con altre Comunità come quella inglese ed ebrea. Pur preservando lingua e cultura italiana. Mio padre lavorava sempre, mia madre ha cresciuto 5 figlie, assicurandosi che fossimo sempre occupate con attività come judo, karate, sci, danza e pittura. Sono convinta che ad un certo punto dobbiamo tutti restituire qualcosa alla Comunità: non solo e sempre soldi, ma anche in termini di tempo libero dedicato ad un’attività di valore. Cosa che ti regala un’enorme soddisfazione: tutti possono firmare un assegno, ma concedere il proprio tempo nel mettere i dottori nelle condizioni migliori a svolgere il proprio lavoro può fare la differenza e ti fa sentire parte di un progetto decisamente più grande. Senza trascurare l’educazione: il fatto che questo ospedale sia anche un’Università, che gli studenti possano visitare i pazienti ed i dottori possano fare ricerca clinica, garantisce una continuità che, nel lungo periodo, può rivelarsi decisiva”.

Genitori emigrati in Canada negli anni ’50, papà trentino e madre abruzzese,  madre di 2 bambini, Anna Martini è cresciuta nel quartiere di Rosemont ed ha studiato Economia e Commmercio alla Concordia University. “Vado in Italia molto spesso in vacanza: è un bellissimo Paese. Sono molto orgogliosa di essere italo-canadese: la nostra è una cultura intrisa di valori eccezionali che sto trasmettendo anche alla future generazioni. Presiedo una squadra di persone eccezionali che hanno a cuore il benessere della Comunità. La nostra missione è quella di fornire un’assistenza sanitaria eccellente: il fatto che nel cda della Fondazione ci siano personalità di differenti nazionalità e diversa formazione, ci rende ancora più forti, con gli italo-canadesi (4 su 26) che sono sicuramente ben rappresentati”.

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