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La Festa della donna e la Mimosa

(1ª parte)

Per gli interessati i due volumi citati, opera di due autori tanto scomodi per il sistema, quanto lucidi nella loro analisi, seppur da sponde opposte.

Se si chiedesse a chiunque cos’è e cosa rappresenta l’“ Otto marzo?” E il fior di Mimosa? Senz’altro la risposta sarebbe: Ma come! Non è la festa della donna, di cui la mimosa ne è il simbolo? Vi è che anzitutto si dovrebbe parlare di “Giornata internazionale dei diritti della donna” e non di festa o celebrazione. Nata come una giusta e legittima rivendicazione fondamentale di diritti sociali da parte della donna, oggi la celebrazione con una “festa della donna” più che ricordare una giusta rivendicazione, per certi versi ha assunto toni di esaltazione del sesso femminile e confronto con il sesso opposto. Non accaso alcuni sociologi parlano di un ritorno al matriarcato. Se questo fosse vero, almeno si tratterebbe di un discorso serio! Ma neanche questa veduta giustifica le confuse e assurde pretese delle “attiviste impegnate”. Ne “Il matriarcato antico” di Bachofen, Johann Jakob (1815 – 1887), e ne “Le madri e la virilità olimpica. Storia segreta dell’antico mondo mediterraneo” di Julius Evola (1898- 1974), la ginecocrazia, ovvero la donna al potere a discapito di un patriarcato, sanciva il potere delle donne su valori che rappresentavano e tutelavano la vita di cui la donna era fonte. Dunque, una società ginecocratica ove il maschio era comunque considerato complemento e ausilio necessario e non un rivale; un “ordine sociale”, col quale si può essere d’accordo o no, ugualmente basato su valori spirituali lunari e non solari, ove la vita come principio di manifestazione veniva esaltata e protetta.

 

Immaginate il paragone tra il matriarcato della tradizione appena citata e le assurdità delle nostre scapigliate attiviste impegnate che urlano volgarità e offendono l’idea di Madre, Sorella, Sposa e Figlia. “Aborto! – gridano – l’utero è mio e lo gestisco io!…….. E altre assurde amenità, sempre contro il maschio, dimenticando che maschio è anche il padre che le ha generate, e che maschio è anche il figlio! Invece si dovrebbe insieme celebrare e ricordare la “Giornata internazionale dei diritti della donna”, serenamente, senza confronti e nel rispetto reciproco. Se, a mente serena, si immaginasse l’assurdo di pretendere di celebrare “una festa degli uomini!”, suonerebbe male e costituirebbe un’assurdità, non è vero?! Ma, direbbero alcuni: “Suonerebbe assurdo perché gli uomini non hanno nulla da rivendicare.” E chi lo dice? Non è qui possibile dilungarmi, però, guardiamoci intorno: non è desolante lo stato in cui, assieme alla donna è ridotto l’uomo? I mali, oltre a quelli promossi e coltivati da politici e attivisti in malafede, risiedono ormai nello stato in cui sono ridotti gli uomini, le donne e naturalmente la coppia! La grande maggioranza di questi non solo è digiuno culturalmente, ma viene quotidianamente avvelenata dai vari media orchestrati e gestiti ad arte dal “Grande Fratello”.  La crisi ontologica è lampante: nell’arco di poche decine di anni che fine ha fatto l’idea di sposi, di coppia e quindi di famiglia? Ormai non si celebrano più matrimoni, ma divorzi (per quel che resta delle coppie ufficialmente sposate). Raramente, se non mai, i vari organismi sociali ufficiali favoriscono un dialogo e un incontro sereno. Ogni incontro, ogni talk show promosso come un incontro finisce in confronto. Piuttosto di continuare su un assurdo confronto occorrerebbe meditare e ritrovarsi. Ma cosa volete, quando per un secolo si è esposti al solito martellamento mediatico quotidiano che inculca vedute e idee definite “progressiste”, abilmente somministrate ad arte, le assurdità diventano logiche e le bugie verità. Lungi da me trovare assurdo dedicare una data che ricorda l’emancipazione e i diritti conquistati dalle donne. Quel che trovo assurdo è che le donne “impegnate” vengono abilmente strumentalizzate al fine di destabilizzare l’ordine stabilito a favore di un “Ordine Nuovo” mondialista. Vengono create artificialmente e subdolamente fisime, specchi per allodole e “nuovi bisogni”, e tutto il corredo corrispondente a sconce caricature della femminilità; tanto che alla fine i sessi si ritrovano su sponde opposte. Ne risulta un “intorbidimento” sociale, ove, come sempre, i soliti burattinai sociali, politicamente pescano in un’acqua da loro stessi intorbidita. È sotto gli occhi di tutti, ma la maggioranza si rifiuta di vedere; evidentemente la discesa è più facile. Quotidianamente siamo tutti esposti a “brutture sociali” innaturali e impensabili per le generazioni che ci hanno preceduto. Più che antagonismi e rivendicazioni assurde dovute a ragionamenti insensati, illogici e contronatura, dovremmo invece, donne e uomini, insieme, nel rispetto reciproco, amore e solidarietà, completarci a vicenda. Squallido e triste è il cammino della vita, se al nostro fianco, mano nella mano, non ci accompagna il nostro “alter ego”, il nostro complemento, la nostra anima gemella! Ma non mi faccio illusioni. Ormai la via intrapresa diventa sempre più stretta da impedirci un dietrofront… e il martellamento continua! La verità è che le vere origini di questa ricorrenza sono molto poco conosciute, soprattutto perché, come spesso accade, ideologie e lotte politiche si sono accaparrate del soggetto e hanno più volte intorbidito le acque della memoria storica. Proviamo a percorrere le tappe ufficiali di questa ricorrenza, le sue origini, i precursori e i fautori.

(Continua) 

  

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