MADE IN ITALY DI QUALITÀ SEMPRE IN CRESCITA
La Dop economy, vale a dire l’economia dei prodotti a denominazione di origine protetta, sfonda, in Italia, il tetto dei 20 miliardi di euro. Continua dunque la crescita, anno dopo anno, del made in Italy Dop e Igp, con un totale di 326 prodotti che nel 2023 hanno generato un fatturato di 20,2 miliardi di euro. Il dato emerge dal 21esimo rapporto Ismea-Qualivita, edito alla fine dello scorso anno e che certifica anche per il 2023 un aumento del valore dei prodotti a denominazione protetta del 6,4%.
Degli oltre 20 miliardi, 8,85 vengono dalle Dop e Igp agroalimentari, mentre 11,3 dal settore vitivinicolo. La Dop economy oggi rappresenta 195mila imprese e 296 consorzi di tutela, dà lavoro a 580mila persone e assicura un contributo del 20% al fatturato di tutto il settore agroalimentare nazionale. Anche il suo export è in crescita, dell’8,3%, per un totale di 11,6 miliardi di euro incassati sui mercati internazionali grazie, soprattutto, al recupero dei mercati extra-Ue, che nel 2022 hanno segnato un +10%.
In cima alla classifica dei prodotti Dop che generano più valore alla produzione è tornato il Grana Padano, con oltre 1,73 miliardi di euro di fatturato, che, grazie a una crescita record del 18% rispetto al 2022, ha scalzato, anche se di poco, dal podio il Parmigiano Reggiano, a quota 1,72 miliardi. Al terzo posto delle Dop agroalimentari c’è il Prosciutto di Parma, a 932 milioni di euro e in crescita dell’11%. Seguono, nella classifica Ismea-Qualivita, la mozzarella di bufala campana con 502 milioni e, al quinto posto, l’aceto balsamico di Modena Igp con 381 milioni di euro, seppur in calo del 5,2% rispetto alla classifica 2022.
Nella top ten dei vini Doc e Docg, quindi a denominazione protetta, vince a mani basse, come sempre, il Prosecco Doc, con un valore alla produzione di 1,14 miliardi di euro e una crescita al galoppo del 29%. Significativo anche il boom del 27% del Conegliano Valdobbiadene, una delle due Docg del Prosecco, che si aggiudica il secondo posto in classifica con 239 milioni di euro, ma ad inarrivabile distanza dal podio. È proprio grazie al fenomeno Prosecco che il Veneto risulta la prima regione per Dop prodotte, con 4,84 miliardi di euro, e Treviso la prima provincia italiana, con ben 2,2 miliardi di euro. Al secondo posto, tra le regioni, c’è l’Emilia-Romagna, con 3,97 miliardi di euro di valore generato dai prodotti a denominazione protetta.
Quanto alle province, Parma e la sua Food Valley sono terze con 1,5 miliardi di euro, precedute da Verona, dove la Dop economy vale 1,7 miliardi. Sfiora il miliardo anche Cuneo (979 milioni), seguita da Brescia (878 milioni), in crescita del +21%, e Modena (841 milioni).
Dunque, conti alla mano, la culla italiana delle produzioni a denominazione protetta risulta il Nordest. Infatti, Veneto, Emilia-Romagna, Friuli-Venezia Giulia e Trentino-Alto Adige rappresentano da sole il 55% di tutto il valore nazionale delle Dop, Doc e Igp, con una crescita del 5,7% e un impatto complessivo di 11,1 miliardi di euro. L’aumento maggiore però si è registrato nel Nordovest, con la Lombardia che vale 2,49 miliardi e che ha messo a segno una crescita del 14,6%. La Dop economy supera il miliardo anche in Piemonte, Toscana, Friuli-Venezia Giulia e Trentino-Alto Adige.
Sul lato dei consumi, il rapporto registra che negli ultimi due anni gli italiani hanno speso di più per i consumi alimentari e ciò vale anche per il cibo e vino Dop, Doc e Igp. Le vendite dei principali prodotti a indicazione geografica nella grande distribuzione nel 2022 hanno oltrepassato i 5,4 miliardi di euro, in aumento per quanto riguarda il cibo (+5,6%) ma non per quanto concerne il vino (-2,5%). Anche nei primi nove mesi del 2023 la spesa relativa ai prodotti Dop attraverso il canale della Gdo è risultata in crescita dell’8,2%, per quanto si tratti di un aumento più contenuto rispetto a quello registrato dalla spesa agroalimentare in generale, salita del 10,4%. Per una fetta significativa di prodotti a denominazione protetta cresce, infine, la rilevanza del canale discount, così come resta forte, per quanto in calo, l’incidenza delle vendite promozionali.