(Adnkronos) – La rinuncia di Joe Biden alla candidatura per le elezioni Usa 2024 ha proiettato la 59enne democratica Kamala Harris verso una nomination scontata per la corsa alla Casa Bianca. A novembre, contro Donald Trump. Ci sono 3 mesi e qualche giorno per preparare il duello contro il candidato repubblicano.
Harris ha già alle spalle una prima campagna presidenziale, lanciata di fronte a 20mila sostenitori nel gennaio 2019 e poi conclusa a dicembre, prima dell’inizio delle primarie perché non c’erano più soldi, un messaggio o una struttura operativa, è stato un completo flop. E anche una volta arrivata alla Casa Bianca, prima donna e prima afroamericana vice presidente, i suoi quasi quattro anni da veep accanto a Joe Biden sono stati difficili, con grandi problemi di efficienza e comunicazione del suo ufficio, tensioni con West Wing, e tassi di popolarità sempre molto bassi.
Ma adesso “Harris, con pochi mesi per lanciare una campagna contro Trump, non può permettersi di ripetere gli errori che hanno affondato la sua prima campagna elettorale. La sua – commenta Nbcnews – deve essere uno sprint verso l’Election Day praticamente senza errori”.
Anche perché, sottolineano i commentatori americani, da quando con il disastro del dibattito di Atlanta è iniziata a sgretolarsi la candidatura di Biden, l’immagine di Harris si è rafforzata agli occhi del pubblico, come dimostrano anche gli ultimi sondaggi.
L’ex senatrice della California dovrà anche decidere in tempo record quale sarà la sua piattaforma e se in qualche modo si differenzierà da quella di Biden.
Durante la sua breve campagna presidenziale di cinque anni fa, l’ex procuratrice ha avuto dei problemi a trovare uno spazio politico tra i centristi e i progressisti – scettici nei suoi confronti per il suo passato da procuratore considerata troppo dura e severa – che aveva cercato di attirare proponendo un’agenda sul clima da diversi trilioni e sostenendo il piano del super liberal Bernie Sanders per le università gratuite.
Harris candidata alla Casa Bianca potrebbe mettere la questione della difesa dell’aborto e dei diritti riproduttivi delle donne molto più enfaticamente di Biden al centro della campagna elettorale, cercando di fare leva elettorale sullo scontento delle donne nelle decine degli stati a guida repubblicana che dopo l’abolizione del diritto costituzionale all’aborto da parte della Corte Suprema a maggioranza repubblicana. E fare leva anche sul timore che una vittoria di Donald Trump possa portare ad un bando a livello nazionale dell’aborto.
Secondo Politico, Harris potrebbe spingersi più avanti anche sul fronte della lotta ai cambiamenti climatici, dal momento che nel 2019 aveva proposto un piano da 10 trilioni di dollari, attraverso investimenti pubblici e privati, infinitamente di più del piano da 1,6 trilioni che Biden ha varato con una serie di leggi durante il suo mandato. Inoltre aveva proposto una “tasse per l’inquinamento climatici” e la fine dei sussidi federali all’industria degli idrocarburi. Da senatrice aveva poi sostenuto il Green New Deal, insieme a liberal come Alexandria Ocasio-Cortez, bollato dai repubblicani come “un manifesto socialista”.