Ottawa – Vinte le elezioni con una larga maggioranza (184 i deputati eletti, di cui 40 in Québec, 80 in Ontario, con il 54.4% dei voti in tutto il Paese), per Justin Trudeau sono ore febbrili: entro il 4 novembre, infatti, scioglierà le riserve comunicando i nomi dei Ministri del nuovo governo. Sarà un esecutivo più snello di quello conservatore, che rispetterà la parità tra uomini e donne (su 338 eletti, 88 sono espressione del gentil sesso, ovvero il 26%, uno in più rispetto allo scorso Parlamento), terrà conto della rappresentatività regionale e provinciale, accoglierà qualche autoctono ed un numero significativo di francofoni, oltre a rappresentare il giusto equilibrio tra esperienza e rinnovamento. Tra i nuovi eletti anche 12 “italiani”, undici Liberali ed una Conservatrice: Anthony Rota, Marco Mendicino, Francesco Sorbara, Judy Sgro, Filomena Tassi, Mike Bossio, Nicola Di Iorio, Angelo Iacono, Joe Peschisolido, David Lametti, Francis Scarpaleggia e Karen Louise Vecchio. Secondo gli analisiti, il nuovo esecutivo sarà formato da una trentina di Ministri, di cui 6-7 saranno del Québec. Tra i papabili ‘quebecchesi’, circolano i nomi di Marc Garneau, ex astronauta e deputato eletto a Notre-Dame-de-Grâce-Westmount, candidato forte per gli Esteri; Stéphane Dion (Saint-Laurent), in vantaggio per l’Ambiente; Denis Paradis (Brome-Missisquoi) e Pablo Rodriguez (Honoré-Mercier), già presidente del caucus del Québec; Mélanie Joly, che nel collegio di Ahuntsic-Cartierville ha scalzato Maria Mourani; Anthony Housefather, ex sindaco del Municipio di Côte-Saint-Luc; l’avvocato Nicola Di Iorio, eletto a Saint Léonard/Saint Michel con 28.826, il risultato migliore in tutto il Québec; l’economista Jean-Yves Duclos (Québec), William Amos (Pontiac), avvocato specializzato in diritto dell’ambiente e l’uomo d’affari Francois-Philippe Champagne (Saint-Maurice/Champlain). Per quanto riguarda l’Ontario, i nomi più gettonati sono quelli di Bill Blair (Scarborough-Sud-Ouest), ex capo della Polizia di Toronto, ed Andrew Leslie (Orléans), capo di stato maggiore che ha guidato le truppe in Afghanistan. E ancora: Chrystia Freeland (University-Rosedale), portavoce liberale per il commercio internazionale; Bill Morneau (Toronto-Centre) e Catherine McKenna (Ottawa-Centre). Per il resto del Canada: l’ex Ministro delle finanze Ralph Goodale (Regina-Wascana, Saskatchewan), l’ex procuratore della Corona Jody Wilson-Raybould (Vancouver-Granville), la donna d’affari Joyce Murray (Vancouver Quadra), l’avvocato Kent Hehr (Calgary-Centre), il presidente del caucus dell’Atlantico Dominic Leblanc (Beauséjour, Nouveau-Brunswick) e l’ex Ministro dei lavori Pubblici Scott Brison (Kings-Hants, Nouvelle-Écosse). Il tempo stringe e le responsabiità di Primo Ministro incombono: Trudeau deve scegliere al più presto i suoi uomini di fiducia, deve essere legittimato dal Parlamento, e quindi, nella pienezza dei suoi poteri, partecipare ad una serie di appuntamenti internazionali: il G20 in Turchia il 15 e 16 novembre; il summit dei leader del Pacifico il 18 e 19; ed il meeting dei capi di governo del Commonwealth il 27 e 29 a Malta. Quindi la Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici dal 30 novembre all’11 dicembre a Parigi, che sarà anticipato da un incontro con i Premier delle Province, per elaborare un piano comune sulla riduzione delle emissioni di carbone. Per finire con il tradizionale “Discorso del Trono” prima di Natale, necessario per aprire una nuova sessione parlamentare. Sessione che sarà chiamata ad affrontare temi strategici su cui Trudeau ha costruito la sua campagna elettorale: l’abbassamento dell’aliquota dal 22% al 20.5% per le famiglie con un reddito tra i 44.700 $ e 89.400 $; i massicci investimenti sulle infrastrutture, a scapito del pareggio di bilancio; la commissione d’inchiesta sulle donne autoctone scomparse; e l’accoglimento di 25 mila profughi siriani entro Natale. Grandi sfide, che potranno lasciare il segno, plasmando il Canada del futuro. (V.G.)
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