MONTRÉAL – Fatto fuori da Coderre per una frase (non sua) estrapolata da una mozione della EMSB (English Montreal School Board) lunga 7 pagine, il presidente Giuseppe (Joe) Ortona passa al contrattacco, più convinto che mai dei suoi valori e delle sue idee. Che continuerà a difendere a spada tratta da candidato indipendente per il distretto di Loyola (32 mila abitanti circa, 22 mila elettori, al 45% anglofoni), nell’arrondissement di Côte-des-Neiges–Notre-Dame-de-Grâce, a ovest di Montréal. “A luglio – ci ha spiegato il presidente della EMSB – il partito di Coderre ha deciso di candidarmi a Loyola perché abitato da tanti anglofoni. Come EMSB, abbiamo contestato in tribunale la legge 40 sull’abolizione delle commissioni scolastiche anglofone, abbiamo contestato la legge 21 sulla Laicità ed abbiamo espresso la nostra contrarietà verso il progetto di legge 96 sulla lingua francese. Denunciando il carattere discriminatorio di questi provvedimenti, abbiamo difeso valori condivisi dalla maggior parte degli abitanti del distretto. Ecco come nasce la mia candidatura. Due mesi dopo, alla EMSB abbiamo approvato una mozione contro il progetto di legge 96, che secondo noi calpesta la libertà di espressione e sospende le libertà civili. Dalla mozione è stata estrapolata una frase di un professore universitario che dichiarava che il Québec non fosse una nazione, ma solo una provincia. In piena campagna elettorale federale, il Bloc Québécois e il governo cachista ne hanno approfittato per attaccare la EMSB. A tal punto che si è perso il senso stesso della mozione, che bocciava il disegno di legge 96. Una frase che non faceva parte della conclusione della mozione è stata strumentalizzata per fini elettorali”. Eppure Coderre ti aveva scelto proprio per tutelare gli interessi degli anglofoni. “Era proprio questo il mio ruolo: difendere i diritti costituzionali della Comunità anglofona. Il partito conosceva le mie opinioni. E invece mi ha espulso, ma solo una settimana dopo. La mozione, infatti, è stata approvata il 1º settembre. Il 7 settembre è uscito un articolo sui giornali e verso le 11 del mattino ero fuori, senza avere la possibilità di spiegarmi. Avrei apprezzato una telefonata di Coderre, anche perché poi ci sono stati altri candidati di Ensemble Montreal messi alla berlina sui giornali, ma non sono stati esclusi, nonostante siano stati coinvolti in veri e propri scandali. Possiamo avere idee diverse, ma il metodo è stato sbagliatissimo. La verità è che Coderre mi ha sacrificato rapidamente per non perdere il voto francofono. Quello che non si aspettava, però, è la forte reazione di molti anglofoni nel Québec, che mi hanno chiesto di non tirarmi indietro, essendo l’unico a rappresentarli. Coderre si augurava che non mi candidassi e che non si parlasse più del progetto di legge 96. E invece ne parliamo ancora: il rischio è che alcuni servizi del Comune centrale e dell’arrondissement non siano più erogati in inglese. Penso ad un anziano che viene dalla Jamaica, che parla solo l’inglese, e che non ha diritto di ottenere servizi in inglese. Ma quando ricevi l’avviso che l’acqua è inquinata e va bollita, parliamo di salute pubblica, ben più importante della lingua. Se chiamo il 911 e c’è un’emergenza, devo ricevere assistenza immediata a prescindere dalla lingua”. Ti senti un pò il paladino degli anglofoni e degli allofoni? “Ho i miei valori e non voglio comprometterli facendo politica. Come leader della EMSB, la più grande commissione anglofona del Québec, ho l’obbligo morale di reagire. Siamo una minoranza che ha dei diritti garantiti dalla Costituzione. Il governo ha l’obbligo di rispettarli”. Qual è il tuo programma per il distretto? “Innanzitutto voglio difendere i diritti di tutti e fare in modo che tutti possano ottenere i servizi, anche in inglese. Ci sono strade che vanno riparate, incroci che vanno messi in sicurezza, migliorare lo sgombero neve e la manutenzione parchi. Come candidato indipendente, ho il vantaggio di poter servire i cittadini senza dovermi preoccupare della linea di partito. Il mio partito è la gente. Sono sicuro che gli elettori faranno la scelta giusta. Se dovessi avere l’onore di vincere, rappresenterò tutti, senza distinzione di lingua. Gli anglofoni non sono contro il francese: sono stati loro a creare negli anni ’60 le scuole di French immersion, con insegnamento al 64% in francese. Io stesso, come avvocato, mi esprimo quasi esclusivamente in francese con clienti, colleghi e giudici. Se vogliamo proteggere la lingua francese, ci sono tanti modi di farlo, senza rendere illegale la lingua inglese”.
(V.G.)