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Sen. Basilio Giordano
Referendum costituzionale – Italiani all’estero: un NO convinto

L’EDITORIALE di Basilio Giordano

Sen. Basilio Giordano
Sen. Basilio Giordano

Come ex Parlamentare eletto in rappresentanza degli Italiani nel mondo, in particolare di quelli residenti in Nord e Centro America, non posso esimermi dall’esprimere la mia opinione sul Referendum, che coinvolge anche i connazionali fuori dai confini nazionali. Li coinvolge come cittadini chiamati ad esprimere legittimamente il proprio voto, ma anche come parte in causa di una riforma che, purtroppo, li penalizza fino a cancellarli. La riforma, infatti, è fin troppo chiara: se dovesse vincere il “SI”, gli italiani all’estero perderebbero il diritto di eleggere i “loro” Senatori. Oggi ne possono scegliere 6 su 315: con la riforma ne avrebbero 0 su 100. Basti pensare che ne ha 2 la Val d’Aosta con 126mila abitanti, mentre gli italiani all’estero sono oltre 4 milioni. Sarebbe sufficiente solo questo per giustificare un “NO” forte, chiaro e convinto. Ma non è finita qui. Gli italiani all’estero verrebbero declassati addirittura a cittadini di Serie B, se prendiamo in considerazione la nuova legge elettorale, automaticamente approvata in caso di vittoria del “SI”. In questo caso, il voto dei connazionali nel mondo non sarà conteggiato ai fini dell’assegnazione del premio di maggioranza e gli elettori iscritti all’Aire non potranno partecipare al ballottaggio. Un sistema palesemente antidemocratico, contro ogni buon senso. Il voto degli italiani all’estero, invece, rappresenta una conquista irreversibile. Riconosciuta, per legge, la legittimità degli italiani residenti all’estero di contribuire anche col voto (e non solo con le rimesse, il turismo di ritorno e la promozione del Made in Italy) alla vita democratica del Belpaese, non è ricevibile nessuna proposta che ridimensioni, fino a marginalizzare o – peggio – a cancellare – chi ha acquisito il diritto di scegliere i propri rappresentanti in Parlamento. Non si può, in nessun caso ed in alcun modo, sminuire un diritto che ha restituito dignità a tanti cittadini con passaporto italiano che risiedono all’estero. Una conquista di libertà e civiltà condivisa con Paesi baluardi della democrazia come Francia e Stati Uniti. In Italia, fu l’On.Tremaglia a volere fortemente il ‘voto degli italiani all’estero’ e ci riuscì. Una ‘conquista’, per noi emigrati. Un giusto riconoscimento a quanti, nel mondo, si sono rifatti una vita, si sono fatti strada e hanno dato lustro all’immagine dell’Italia nel mondo. Se l’obiettivo, quindi, era quella di abolire il bicameralismo perfetto, velocizzare i tempi di approvazione delle leggi e risparmiare sui costi, è un triplo fallimento. Il Senato non viene abolito: cambiano solo gli inquilini, nominati dai Consigli regionali, che possono richiamare a sé le leggi approvate dalla Camera e produrre delle osservazioni, complicando l’iter del procedimento legislativo, non facilitandolo! E non è vero che i costi si azzereranno: diminuiranno solo di 1/10. Senza contare, poi, che il Senato conserverebbe funzioni importanti, che riguardano, fra l’altro, proprio la politica internazionale del Paese. Mi spiegate cosa ci fanno 100 senatori – non scelti dai cittadini, in vacanza-premio a Palazzo Madama, tra un caffè e uno sbadiglio – a parlare di politica internazionale? Loro sì, mentre i rappresentanti degli Italiani all’Estero, – che conoscono da vicino i problemi dello ‘stare all’estero’- NO! In questa tornata elettorale referendaria, a noi italiani all’estero viene chiesto, con sfacciataggine,  di votare “Si” e, in cambio – ben nascosta tra le righe della nuova legge elettorale, ‘Italicum’, – saremo non solo privati dei nostri 6 rappresentanti in Senato, ma anche penalizzati nella votazione della Camera dei deputati! Chiedere a noi italiani all’estero di votare ‘SI’ significa spingerci al ‘suicidio’. Se, dunque, votare ‘Si’ vuol dire ‘suicidarci’, scegliamo di votare “No”. Noi italiani all’estero rappresentiamo circa il 7% dell’intero corpo elettorale, oltre 4 milioni di cittadini: una popolazione come la Puglia o il Piemonte, che però hanno diritto a 20 senatori e 40 deputati ciascuna. Abbiamo aspettato 50 anni prima che ci venisse riconosciuto il diritto di avere nostri rappresentanti in Parlamento, e adesso, con una sfrontatezza senza pari, con una letterina inviataci direttamente a casa, ci si chiede di rinunciare ai nostri diritti, quasi ci si rinfaccia la nostra inutilità. Renzi si comporta come se ‘sapesse che noi non sappiamo’. Ma non è così, caro Premier Renzi, e il nostro voto contrario glielo confermerà. Conosciamo bene le sue giravolte politiche in merito a questo ‘suo’ Referendum: prima ha legato il suo futuro politico al suo esito, poi ha minimizzato, poi ha rinculato; quindi ha avuto paura e ‘occupato’ Tv e giornali. Ha diffuso, o fatto diffondere, stime positive su tutti i fronti, ha aperto cantieri in tutto il Sud, ha promesso soldi ai pensionati, decontribuzioni al sud. Va dicendo che, se vince il No, lo spread esploderà e l’Italia uscirà dall’Euro. Si è messo poi a sparlare dei suoi avversari, a chiamarli “Accozzaglia”.

Lei, caro Primo Ministro, è l’unico abusivo ad occupare una poltrona non sua, teme di dover tornare a casa; ci dispiace, ma se non la fermiamo ora, lei domani farà votare al Parlamento – o a quello che ne resterà – una legge con un solo articolo, con su scritto: ‘Da oggi gli Italiani all’estero non votano più’. Ma quel giorno, mi creda, non arriverà mai. Perché lei perderà il Referendum e anche Palazzo Chigi. Chi minimizza il ruolo degli Italiani all’estero non merita di governare l’Italia.

Da ex-Senatore della XVI Legislatura, e da italiano all’estero, invito i connazionali in Nord e Centro America a votare convintamente ‘NO’.

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