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Italia prima nel mondo per l’Agroalimentare

All’Italia è assegnato il primato mondiale dei riconoscimenti Unesco nel settore dell’agro-food. Infatti, con 5 sui 68 premi totali assegnati a livello globale, il nostro Paese si posiziona al primo posto nella speciale classifica. A seguire, il Marocco con 4 riconoscimenti Unesco, 3 a Turchia e Azerbaigian, 2 a Belgio, Francia, Spagna, Tunisia, Giappone, Corea e Messico. I rimanenti sono uno a testa riconosciuti agli altri Paesi. La classifica emerge dal rapporto su cibo e cultura, presentato in occasione della conferenza Onu svoltasi a New York lo scorso 18 novembre sul futuro della dieta mediterranea. 

 

I cinque riconoscimenti riguardano la Dieta Mediterranea, l’Arte dei pizzaiuoli napoletani, la Cava e Cerca del tartufo, la Transumanza e la Pratica agricola della coltivazione della vite ad alberello di Pantelleria. Per la Dieta Mediterranea, si tratta di un’importante conferma visto il primato raggiunto già nel 2013 quando fu inserita nella Lista del Patrimonio Culturale Immateriale dell’Umanità dell’UNESCO. Da allora il cibo è stato percepito dalla comunità mondiale non solo come prodotto ma come fenomeno culturale e identitario di uno stile di vita.

 

L’Italia, sotto il profilo agroalimentare, è una potenza mondiale evidenziando che i cinque riconoscimenti sono una quota consistente sui quindici totali dati all’Italia in diverse categorie. Un primato significativo in questo settore che è divenuto altamente sfidante, specialmente se si pensa che il cibo è sempre di più uno strumento di dialogo e di diplomazia. Proprio puntando sulla dimensione culturale del cibo, tra l’altro, si può battere l’assurda politica del “semaforo” sugli alimenti che è totalmente diseducativa e dannosa per le produzioni tipiche del Bel Paese. La dieta mediterranea è imperniata, invece, su un insieme di competenze, conoscenze, ma anche riti, simboli e tradizioni che riguardano la preparazione, la produzione, la condivisione e il consumo del cibo. 

 

Mangiare insieme è il fondamento dell’identità culturale e della continuità delle comunità in tutto il bacino del Mediterraneo. La dieta mediterranea sottolinea i valori dell’ospitalità, del buon vicinato, del dialogo interculturale, della cooperazione e della condivisione. Svolge un ruolo vitale negli spazi culturali, così come per i settori sociali ed economici, con la dimensione locale al centro di questo patrimonio universale. Per questo la dieta Mediterranea diventa una forza trainante anche per lo Sviluppo Sostenibile, ed è un modello di eccellenza per garantire sistemi alimentari sostenibili, sicurezza alimentare e nutrizionale toccando la dimensione sociale, economica e ambientale.

 

Intervenuto via video alla conferenza di New York,  il Ministro dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e Foreste Francesco Lollobrigida ha detto che è suo dovere “tutelare i prodotti della nostra Dieta Mediterranea e metterli al riparo dall’omologazione del modello industriale, incentrato sulla quantità a discapito della qualità”. Poi, Lollobrigida ha aggiunto che, mentre si sta affrontando “l’onda lunga delle conseguenze della pandemia, della crisi in Ucraina e quella energetica e alimentare, dobbiamo avere il coraggio di gettare le basi per un futuro sostenibile e inclusivo per la nostra inestimabile base agroalimentare”.

 

Per il Ministro italiano si deve “mettere al centro il rapporto con gli agricoltori, valorizzare la filiera corta, promuovere prodotti freschi, piuttosto che ultra-trasformati. In breve, dovremmo puntare a un sistema alimentare che sia veramente sostenibile e salutare”, e cioè “sostenibile, in alternativa alla produzione alimentare industriale, dispendiosa in termini di acqua ed energia”. Lollobrigida ha ricordato, inoltre, che la Dieta Mediterranea “si basa sugli alimenti biologici, sulla loro qualità protetta, sul ridotto grado di lavorazione e sui metodi di produzione che si tramandano di generazione in generazione, garantendo la completezza del loro valore nutrizionale”. Determinante a questo proposito diventa per il Ministro “l’educazione alimentare ad ogni livello, evitando soluzioni semplicistiche che si sono rivelate inadeguate e fuorvianti, oltre che distorsive del mercato. È il caso del cosiddetto “Nutri-score” e di altri meccanismi che confondono i consumatori, anziché informarli, affinché possano compiere le proprie scelte libere, consapevoli, adeguate alla propria dieta”.

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