In Italia, la Giornata nazionale di Prevenzione dello spreco alimentare è stata istituita nel 2014 dalla campagna Spreco Zero di Last Minute Market con l’Università di Bologna, Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agroalimentari, e con il Ministero dell’Ambiente, per iniziativa dell’agro economista Andrea Segrè, coordinatore del Piano Nazionale di Prevenzione dello Spreco Alimentare del Ministero dell’Ambiente (PINPAS).
Dal 2014 ad oggi, il 5 febbraio di ogni anno la Giornata nazionale di Prevenzione dello spreco alimentare è l’occasione per sensibilizzare su una questione centrale del nostro tempo anche attraverso la diffusione di nuovi dati dell’Osservatorio Waste Watcher International, fondato da Last Minute Market.
L’elemento rilevante che caratterizza il Rapporto 2022 sui dati 2021 è che il ritorno alla vita sociale, nella convivenza con il virus, ha reso gli italiani meno attenti nella gestione e fruizione del cibo interrompendo un trend partito nel 2019.
Infatti, lo spreco del rapporto 2022 è di 595,3 grammi pro capite a settimana, ovvero 30,956 kg annui quando nel rapporto 2021 (riferito al 2020) erano circa 529 i grammi settimanali sprecati con il dato che si accentua a sud (+ 18%), per i nuclei familiari senza figli (+ 12%) e nei centri urbani sotto i 100mila abitanti. Mentre nelle metropoli si pone al di sotto del 10% della media.
Lo spreco del cibo vale complessivamente 7,37 miliardi di euro. Una cifra vertiginosa se si pensa che rappresenta il doppio della cifra stanziata per contrastare il caro energia. Se includiamo anche lo spreco alimentare di filiera a livello di produzione, distribuzione e commercio (5.164.928 tonnellate), arriviamo a uno spreco del valore di quasi 10 miliardi e mezzo di euro pari al valore dell’investimento dell’ultima manovra finanziaria per le infrastrutture italiane.
L’indagine 2022 Waste Watcher spiega che tra gli alimenti più spesso sprecati svetta la frutta fresca (27%), seguita da cipolle, aglio e tuberi (17%), pane fresco (16%), verdure (16%) e insalata (15%).
Ma qual è la prima conseguenza dello spreco alimentare, secondo i consumatori italiani? Al 1°posto lo spreco di denaro, vissuto come aspetto più grave dall’83% degli italiani. La gestione oculata del cibo va quindi di pari passo con quella del bilancio familiare, ma si riflette anche sull’effetto diseducativo per i giovani, sull’immoralità intrinseca dello spreco alimentare e delle risorse e sull’inquinamento ambientale.
Tra i cibi più “sprecati”, un po’ a tutte le latitudini del pianeta, si trova la frutta fresca, con oltre 30 gr. gettati a settimana; in Russia è il pane l’alimento più sprecato e in Cina la verdura fresca. Dopo la frutta fresca i prodotti più sprecati sono l’insalata (in Italia 22 gr., nel Regno Unito 36 e negli Stati Uniti 41) e la verdura fresca, dai 25 gr. settimanali in Spagna ai 38 del Canada.
L’Italia resta la più virtuosa nel “G8 dello spreco” che vede i russi a quota 672 gr. settimanali, gli spagnoli a 836 gr., i cittadini inglesi con 949 gr., i tedeschi con 1081 gr., i canadesi con 1144 gr, i cinesi con 1153 gr. e in fondo i cittadini statunitensi che “auto-denunciano” lo spreco di 1453 gr. di cibo settimanali.
L’indagine internazionale è stata condotta da Waste Watcher in 8 Paesi del mondo, Cina, Stati Uniti, Russia, Regno Unito, Canada, Germania, Spagna e Italia e ha analizzato le strategie anti-spreco messe in atto dai consumatori del pianeta. Un po’a sorpresa, sulla tecnologia vince ancora la buona vecchia lista della spesa.
Infatti, dagli Stati Uniti alla Russia, a Canada, Italia, Spagna e Germania, il ricorso alle “app salva cibo–alert” sul proprio cibo in scadenza o i dispositivi di scambio o di acquisto degli alimenti invenduti resta un’abitudine ristretta a non più del 9% della popolazione mondiale: dal 3 al 7% in Italia, dal 4 al 9% in Spagna, dal 5 al 7% nel Regno Unito e in Canada, fino al 9% negli Stati Uniti e non più del 5% in Russia.
Mentre sono i cinesi i più tecnologici del pianeta, in tema di prevenzione dello spreco alimentare. Fino al 17% dei cinesi utilizzano app dedicate, in particolare per monitorare il cibo conservato a casa ma anche strategie per catturare l’invenduto di negozi e ristoranti.