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Israele martella Gaza ma frena ancora su offensiva di terra, ecco perché

(Adnkronos) – Incursioni, bombardamenti, raid. La Striscia di Gaza, controllata da Hamas, viene martellata da Israele da quasi tre settimane, dal terribile attacco del 7 ottobre. Ma nonostante la rapida mobilitazione di forze, con il richiamo di centinaia di migliaia di riservisti israeliani, e dichiarazioni secondo cui le forze israeliane sono “pronte”, ad oggi non è ancora ufficialmente iniziata un’operazione di terra. Israele, che in passato ha più volte avviato operazioni contro la Striscia, può permettersi di aspettare? 

Data l’angoscia dell’opinione pubblica israeliana, evidenzia il Post, potrebbe non essere politicamente sostenibile. Ma la posta in gioco è alta. Sia sul breve che sul lungo periodo. “Un’offensiva fallita a Gaza potrebbe essere un colpo troppo pesante per il morale di Israele”, ha scritto su Haaretz Amos Harel. 

Dopo il 7 ottobre, e 1.400 morti secondo i dati israeliani, c’era chi si aspettava che Israele avrebbe avviato quasi subito un’offensiva di terra contro la Striscia. Nel frattempo si moltiplicano le richieste di cessate il fuoco per consentire la consegna di aiuti umanitari. Senza contare le valutazioni dell’opinione pubblica nella regione, anche nei Paesi in cui solo poche settimane fa il governo di Benjamin Netanyahu cercava aperture diplomatiche. 

Da Israele segnalano interrogativi ‘in crescita’ sull’ “apparente ritardo”, scrive il Post, mentre da Gaza denunciano l’uccisione di oltre 7.000 persone nei bombardamenti israeliani. E “sia coloro che vogliono l’avvio di un’operazione di terra” nella Striscia “sia coloro che la temono sono alla ricerca di indizi”. “Grazie a Dio ci sono divergenze”, ha commentato con il Post Yaakov Amidror, ex generale e consigliere per la Sicurezza nazionale di Netanyahu dal 2011 al 2013, che ancora oggi ‘parlerebbe’ con il premier. 

In cima al dibattito c’è la domanda se Israele possa effettivamente raggiungere i suoi obiettivi a Gaza attraverso un’invasione di terra. Sul Financial Times, l’ex capo dell’MI6 John Sawers ha scritto che “i vertici della sicurezza israeliana sanno che l’obiettivo di distruggere Hamas è probabilmente fuori dalla loro portata” e che, anche se fosse alla loro portata, il punto di cosa verrà dopo è altrettanto pericoloso e richiede una pianificazione, da fare adesso. 

Israele ha lasciato intendere che sarà un’operazione ampia, con l’obiettivo di sconfiggere in modo definitivo Hamas. Ma il gruppo, evidenzia il giornale, sembra aver anticipato la possibilità di un’offensiva di terra prima dell’attacco del 7 ottobre, quando sono state prese in ostaggio almeno 224 persone (secondo gli ultimi dati forniti stamani dalle forze israeliane). E i tunnel della Striscia di Gaza rappresentano un vantaggio importante per la difesa (di Hamas) nel contesto di ‘urban warfare’ che probabilmente si vedrà in un’offensiva di terra israeliana a Gaza. 

Israele, evidenzia il Post, ha cercato in passato di distruggere le reti di tunnel della ‘dimensione sotterranea’ di Gaza, ha nuove tecnologie, ma la presenza di ostaggi complica il quadro. Rende “i metodi israeliani più distruttivi difficili da accettare”. Lo stesso vale per la presenza di civili palestinesi nelle zone di combattimento. 

E rispetto al passato l’Iran e i suoi ‘proxy’ rappresentano una minaccia molto più potente per il Paese. Lo scenario peggiore è un vasto conflitto regionale. La Casa Bianca ha definito piani per trasferimenti dall’area, mentre secondo il Wall Street Journal gli Usa avrebbero spinto per un rinvio di un’operazione di terra in modo da spostare più asset nella regione a difesa delle forze Usa. 

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