(Adnkronos) – Il partito di Giorgia Meloni è pronto al giro di vite dopo il ‘terremoto’ scatenato dall’inchiesta di Fanpage sui casi di razzismo, antisemitismo e apologia di fascismo all’interno di Gioventù nazionale. La prossima settimana, a quanto apprende l’Adnkronos, la Commissione di garanzia di Fratelli d’Italia guidata dall’avvocato Roberto De Chiara si riunirà per avviare l’attività istruttoria sui casi emersi dal video-servizio giornalistico pubblicato in più puntate dalla testata online. In base alle regole interne di Fdi, i vertici del partito – così come qualsiasi iscritto – possono effettuare una segnalazione alla Commissione, che avvia un procedimento disciplinare e convoca le parti. Le persone segnalate ai probiviri hanno la facoltà di nominare un difensore e di esporre la loro versione dei fatti davanti alla Commissione di garanzia, chiamata poi a valutare eventuali sanzioni disciplinari che possono arrivare fino all’espulsione.
Sotto i riflettori la situazione di militanti come Flaminia Pace, Elisa Segnini (la prima si è dimessa dal ruolo di coordinamento che ricopriva in Gioventù nazionale, la seconda – che però da tempo non risulterebbe iscritta al partito – ha lasciato l’incarico di capo segreteria della deputata Ylenja Lucaselli) ed Ilaria Partipilo, leader dei giovani baresi di Fdi e collaboratrice di Giovanni Donzelli, responsabile nazionale dell’organizzazione di Via della Scrofa. Ma non solo.
Ai piani alti di Fdi si parla di linea dura. Ne è la prova la dura lettera indirizzata da Giorgia Meloni ai dirigenti di Fratelli d’Italia, dove la premier ha rimarcato come nel suo partito non vi sia spazio “per posizioni razziste o antisemite”, per “i nostalgici dei totalitarismi del ‘900, o per qualsiasi manifestazione di stupido folklore”. La leader di Fratelli d’Italia si è detta “arrabbiata e rattristata” per la rappresentazione della comunità politica di Fdi “che è stata data dai comportamenti di alcuni giovani del nostro movimento, ripresi in privato”, sottolineando che “i partiti di destra dai quali molti di noi provengono hanno fatto i conti con il passato e con il Ventennio fascista già diversi decenni fa”. Parole che ieri hanno incassato il plauso del presidente del Senato Ignazio La Russa, il quale ha definito “ottima” la lettera di Meloni a margine di un convegno presso la sede della Fondazione An.
Sui fatti raccontati dall’inchiesta di Fanpage sono intervenuti, in occasione del question time alla Camera, due ministri del governo Meloni. Il ministro dello Sport Andrea Abodi ha risposto a un’interrogazione del M5S sulle iniziative in ordine al corretto utilizzo delle risorse del Fondo nazionale per il Servizio civile universale, alla luce delle notizie emerse dal servizio giornalistico: “Ricordo e confermo che le associazioni legate a partiti non possono gestire progetti del Servizio civile, anche perché non possono iscriversi all’albo del Servizio civile”, il cui sistema è “improntato alla massima trasparenza”, ha assicurato Abodi.
Il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi è stato invece interpellato da Avs sul “contrasto a ogni forma di apologia del nazifascismo e di propaganda dell’odio razziale, dell’omofobia e dell’antisemitismo”. Il titolare del Viminale ha parlato di un “trasversale e inaccettabile rigurgito dell’antisemitismo” da combattere “su ogni fronte”, stigmatizzando la “vergognosa ostentazione di gestualità e simboli di totalitarismi” da parte degli esponenti della giovanile Fdi ma anche altri episodi, come “i ripetuti incendi di bandiere israeliane” nelle manifestazioni di piazza e “gli assalti alle brigate ebraiche” del 25 aprile scorso.
La risposta di Piantedosi non ha soddisfatto l’interrogante, Nicola Fratoianni di Avs: “Sappiamo che la parola ‘antifascismo’ è impraticabile con questo governo. Ma oggi sull’inchiesta di Fanpage Piantedosi non è riuscito a dire nulla sul fascismo. Dal ministro dell’Interno – attacca il deputato dell’Alleanza Verdi Sinistra – solo un’operazione inaccettabile sulle manifestazioni contro il governo Netanyahu”. Critico con le opposizioni il sottosegretario di Fdi alla Giustizia Andrea Delmastro: “L’esame del sangue – ha detto – non ce lo facciamo fare certo dalla sinistra, che in Europa non ha votato la condanna senza se e senza ma a tutti i totalitarismi”.