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Il pungolo di Pietro Lucca: il mistero di Pasqua e Primavera

Pasqua, dall’ebraico pesach, cioè “passaggio”, a ricordo del passaggio del Mar Rosso nella tradizione ebraica, da cui deriva la parola Pasqua. Però, questa ricorrenza del nostro calendario non è che la versione cristianizzata, per sincretismo religioso, di rituali antichi precristiani di una festività archetipale che coincideva col periodo equinoziale primaverile (equinozio invernale).

Festa ciclica dell’eterno ritorno, celebrata da tutte le società tradizionali; perciò, come accennato, in riferimento ad un archetipo. Per esempio, nella Roma antica, con tale ricorrenza veniva celebrata la dea Flora-Aprilia, divinità di apertura (apri-lia) e di transizine in quel preciso periodo dell’anno. E il periodo in cui la natura, risvegliatasi dal lungo letargo, risorge con i suoi profumi e i suoi fiori. Le corolle, “aprendosi”, accolgono il germe fecondatore nei loro “Calici”, in cui la vita si manifesterà nel nuovo seme. Parallelamente, di riflesso, veniva celebrata un’altra divinità maggiore: la dea Rea-Cibele, la Grande Madre, patrona delle messi e del seme maturo, il quale, una volta seminato nel grembo della Grande Madre, moriva e dalla sua morte germogliava a nova pianticella…e il ciclo ricominciava!

Il significato recondito di questi mister antichi non ci riporta forse a quanto già descritto frettolosamente col ritual cristiano praticato sino a qualche decennio fa con l’allestimento di un S.Sepolcro sull’Altare delle nostre chiese? Il tappeto di bindi germogli allestito durante la Settimana Santa, non simbolizzava forse la vita che dall’oscurità del grembo materno si affacciava prorompente alla vita? I simboli maggiori, proprio per la loro natura archetipale, vanno considerati nella loro valenza originaria.

Anche se nel tempo vengono espressi con forme differenti, da differenti culture o religioni. Il risalire all’origine del loro significato non sminuisce la loro portata, espressa per sincronismo da altre religioni, come lo stesso cristianesimo; anzi ne arricchisce le vedute, allarga gli orizzonti dello spirito e, simbolicamente “spiegano” in linguaggio profano, i segreti di reconditi mister. Questo vale anche per il ricorso ad altri simboli e allegorie che la saggezza antica ci ha tramandato. Come nel caso del mito di Attis, dio della vegetazione che si rinnovava col sacrificio ed il sangue della divinità versato ad ogni Equinozio. Anche qui la natura, assieme alla divinità, moriva e risorgeva in un susseguirsi di cicli annui.

Se poi si fa ricorso alla dea Cibele, ricordiamo altri dettagli inquietanti (e imbarazzanti): Rea-Cibele era madre vergine del dio Attis. Alla morte precoce di quest’ultimo, la dea madre, addolorata, intervenne per riportarlo in vita. Attis risorse dopo tre giorni! A ricordo di quest’evento, la dea istitui un rito funebre di morte e rinascita dal 15 al 28 marzo; guarda caso, nel pieno dell’equinozio di primavera.

Val la pena di ricordare, e molti saranno sorpresi, che in queste cerimonie i coribanti eseguivano danze simili alle nostre tarantelle (balli agresti per eccellenza) in coppie, accompagnati da suoni di cimbali e tamburelli; simboli di Cibele per eccellenza. Durante questa cerimonia, i coribandi inscenavano la vita, passione e resurrezione di Attis, flaggellandosi e spargendo il loro sangue. Dice niente, la tradizione osservata da Battenti di Nocera Terinese in provincia di Catanzaro, ove nel passato, veniva praticato un rito di flagellazione che si ripeteva ogni anno il Venerdi Santo?

L’ antropologo calabrese Luigi Maria Lombardi Satriani, nel suo “De sanguine”, ricorda come il sangue che scorre e che pulsa nelle nostre vene garantisce il fluire della vita. Visite mai chiesti che c’entrano la Pasqua, la Passione e la Resurrezione con un uovo, un coniglio, o un pulcino? Anche questi attributi familiar della Pasqua, visti nella loro accezone simbolica, trascendono la tradizione cristiana.

Nell’immagine, la materia, l’uovo, assurge a valenza spirituale, fonte di Luce e di Vita che scaturisce dalle “Acque primordiali” e dalle tenebre; è il Verbo che si manifesta; è la gloria della Resurrezione; è l’ ”L’a-mor che move il sole e l’altre stelle” (Paradiso, XXXIII, v. 145). Qui, la lettera A di A-mor, come ablativo significa “senza la morte” o vittoria sulla morte: Resurrezione!

L’uovo sta a simboleggiare il Calice Cosmico, il Principio, l’UNITÀ da cui tutto promana. Il suo contenuto: albume e il tuorlo (oro e argento: terra e cielo), rappresentano la DUALITA: “stati” necessari affinché l’unità (pulcino) si manifesti quale somma delle due “parti o principii” che, integrati realizzano la Grande Triade-Unità, in un susseguirsi ciclico, uguale ed eterno. A sua volta, il coniglio appartiene alla tradizione ed al folclore germanico e anglosassone. La leggenda vuole che il coniglio, simbolo di fecondità e di prolificità, a Pasqua “diventa” pasquale generando un uovo!

Va inoltre ricordato che Pasqua per le lingue germaniche e anglosassoni è chiamata Easter, dalla dea germanica Eostre, Ostara, o Astarte, a loro volta corrispondenti a Flora-Aprilia e Cibele. Ripeto: queste osservazioni nulla tolgono alla versione cristiana della Pasqua, anzi serve ad arricchirla di più ampio significato, conferendogli una dimensione immanente, abbracciando la spiritualità dell’umanità intera.

Buona Pasqua a tutti!

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