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Il pungolo di Pietro Lucca. Ginzburg, i Benandanti e la civiltà contadina friulana

Nel secolo scorso, alcuni storici piu che ai grandi imperatori, sovrani o alle complesse vicende dei popoli, si sono interessati a storie di piccole Comunità sommerse da più grandi eventi. Lo studio di miti e leggende locali ristretti ad aree geografiche o a personaggi minori hanno contribuito ad una più approfondita comprensione della storia. Questo ha significato osar forzare i confini della disciplina storica, estrapolando la ricerca in altri campi del sapere, come sociologia, geografia o statistica. È quel che hanno osato eminenti studiosi come Marc Bloch o Lucien Lefebvre con la fondazione della rivista “Annales” nel 1929.

Anche in Italia vi son stati autori interessati a questo tipo di approccio storico. Tra i maggiori, e non solo nel campo della microstoria, troviamo Carlo Ginzburg (1939), che con le sue opere ha dato splendida testimonianza di questo modo diverso di intendere la ricerca storica. Infatti, nel suo celebre “I Benandanti. Ricerche sulla stregoneria e sui culti agrari tra Cinquecento e Seicento”, l’autore piemontese descrive una particolare civiltà contadina friulana: usi, costumi e credenze di un mondo agreste, analizzandone lo stato d’animo e la sua spiritualità.

Estrapolando a metà strada tra storia, folclore, superstizione e religione, il Ginzburg tratta del mito dei Benandanti, figure leggendarie anche loro a metà strada tra mito e realtà, dotati di poteri estranormali, i quali, nella credenza popolare, si caricavano del compito di difendere i raccolti e impedire che streghe e stregoni lo contaminassero o lo distruggessero. L’autore definisce questi “nati con la camicia”, quali esseri eccezionali “prigionieri del mito che li costringe andare in sogno nei giorni delle quattro tempora a combattere con gli stregoni”. Uomini e donne in corteo sulle ali della notte, difensori della fertilità, che la credenza popolare contadina considerava combattenti del bene contro il male, contro l’oscurità, e quindi contro Satana. Nel medioevo, la credenza popolare era convinta che gli adoratori del male avessero ottenuto in dono dal maligno il potere di provocare tempeste e di far mutare a loro piacimento le condizioni atmosferiche.

Un Benandante alle prese con Malandanti, streghe e stregoni. L’eventuale vittoria dei Malandanti e stregoni significava carestia, mentre la vittoria dei Benandanti significava prosperità e buon raccolto. La compagine rurale, in particolare la friulana era molto riconoscente verso la figura del Benandante, verso laquale dimostrava rispetto e riconoscenza. Per secoli, a nulla valse la pressione esercitata dalla Chiesa per far cambiar loro opinione.

All’opposto, vi era una categoria di maghi, i benandanti, che li combattevano. Questi ultimi, più che stregoni, in Friuli erano visti come maghi benefici. Sebbene la Chiesa li considerava con sospetto, costoro non si opponevano ad essa. Era risaputo che Benandanti si nasce e che il marchio che li differenziava dagli altri neonati fosse “la camicia”. Da qui l’espressione: “Nati con la camicia”, cioè: ancora racchiusi nella placenta. (La camicia del feto o placentaera nota sia in oriente che in occidente per le sue implicazioni magiche). È bene ricordare, come tante volte ripetuto, che dietro miti e leggende spesso si celano simboli, temi esoterici, di antiche religioni: i celeberrimi “misteri”, archetipi di cui la microstoria di Comunità ben definite, come in questo caso, son depositarie. A tal proposito cito il simbolo esoterico della “Corda d’argento” tanto particolare presso la religione lamaista.

Secondo questa dottrina: quando il sonno invadeil corpo fisico, l’anima veglia su quest’ultimo, mentre lo spirito evade nell’astrale, assicurato al corpo fisico da una “corda d’argento” che lo congiunge e ne assicura il rientro “al risveglio”. Risveglio che deve avvenire non bruscamente, e in un corpo nelle stesse condizioni “dell’uscita”. Curiosa l’analogia tra: “corda d’argento”, cordone ombellicale e placenta!! Infatti, era credenza che in certe notti particolari l’anima del benandante uscisse dal corpo e, dopo un volo sciamanico, partecipare ad incontri con altri benandanti onde rimediare ai danni commessi da streghe e stregoni. In questo caso, l’anima al suo ritorno doveva trovare il corpo nelle stesse condizioni in cui lo aveva lasciato, o non sarebbe più riuscita a rientrarvi.

Il consesso dei benandanti rimase comunque piuttosto misterico e sotterraneo per secoli, forse millenni, essendo retaggio, secondo autori come Carlo Ginzburg, di antichissimi culti pagani o di ancor più remoti rituali sciamanici della fertilità. Fino alla Controriforma, la situazione rimase immutata. Negli anni tra il 1575 e il 1675, l’Inquisizione dichiarò eretici i Benandanti, assimilandoli ai veneratori di satana, e iniziò a perseguitarli e dar loro la caccia fin nelle valli più remote. Nonostante il loro carattere benefico, la Chiesa perseguitò ugualmente i Benandanti, facendo confessare con droghe e torture i loro raduni con il diavolo. Un dato degno di nota sta nella percentuale insolitamente alta di uomini Benandanti processati: nel resto dell’Europa, le streghe perseguitate erano donne nella quasi assoluta totalità dei casi.

Tuttavia, gli inquisitori di Aquileia non riuscirono a far cambiare del tutto idea alle genti del luogo, le quali a lungo continuarono a considerare gli incriminati come maghi buoni e figure positive. Degno di nota è che molti benandanti vennero processati, manessuno finì sul rogo. Anzi, oggi è proprio grazie ai resoconti dell’Inquisizioneche se abbiamo la registrazione dei loro racconti diretti. Ma, con il tempo, anche questi misteriosi sciamani italici sparirono. La gente se ne dimenticò e le loro gesta si mutarono in leggenda. Tuttavia, c’è chi pensa che i Benandanti non siano mai spariti del tutto, ma che si siano rifugiati sulle montagne, in caverne profonde, in attesa di tempi più propizi per tornarefinalmente alla luce.

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