a cura di Salvatore Modica
La malattia di Parkinson idiopatica, comunemente chiamata malattia di Parkinson, è stata descritta per la prima volta da James Parkinson nel 1817. Dopo la malattia di Alzheimer, quella di Parkinson è la malattia neurodegenerativa più diffusa. Durante il decorso della malattia i sintomi peggiorano, anche se il trattamento con i nuovi farmaci e le terapie non farmacologiche hanno notevolmente migliorato la qualità di vita dei pazienti.
La malattia di Parkinson è una sindrome extrapiramidale caratterizzata da rigidità muscolare che si manifesta con resistenza ai movimenti passivi, tremore che insorge durante lo stato di riposo e può aumentare in caso di stato di ansia e bradicinesia che provoca difficoltà a iniziare e terminare i movimenti. Questi sintomi si risolvono poi in disturbi dell’equilibrio, andatura impacciata e postura curva. Altri sintomi possono essere depressione e lentezza nel parlare. Alcuni fattori ambientali e occupazionali possono aumentare il rischio di insorgenza della malattia.
Tra questi sono compresi l’esposizione a tossine esogene come i pesticidi, i metalli, altri xenobiotici e i prodotti chimici industriali, lo stile di vita (dieta alimentare e fumo), il luogo di residenza (ambiente rurale) e l’attività professionale (lavoro agricolo). Purtroppo, non si conosce una cura per la malattia di Parkinson. I trattamenti oggi disponibili sono di aiuto nel controllo dei sintomi della malattia, ma non ne arrestano lo sviluppo. I medicinali possono includere: L-dopa, agonisti della dopamina, anticolinergici, amantadine, selegiline, Comt-inibitori. L’intervento chirurgico può essere preso in considerazione per i pazienti in cui i sintomi della malattia non possono essere adeguatamente controllati con il trattamento farmacologico. L’intervento più efficace oggi disponibile consiste nell’inserimento di pacemaker che stimolino i nuclei del subtalamo. Per qualsiasi informazione, non esitate a chiedere al vostro medico e al vostro farmacista di fiducia.