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Il mandato della Casa d’Italia in seno alla nostra Comunità

(5ª parte)

Se lo scopo di tanto affannarsi a preservare la Casa d’Italia fosse dovuto alla salvaguardia di quattro vecchie mura, la nostra preoccupazione sarebbe più che puerile; o ancora, se la nostra fosse animata da semplice nostalgia verso un capitolo della nostra Comunità, dovremmo essere considerati più che sorpassati, ed il nostro operato costituirebbe solo a puntellare mura cadenti, presto condannate all’ineluttabile destino. E invece non è così. Quel che deve animare tutti (l’ho ripetuto a più riprese) è la consapevolezza dell’importanza storica e l’implicazione sociale rivestita dalla “Casa” in seno alla nostra Comunità. La Casa d’Italia, con i simboli e i valori che hanno animato la nostra collettività sin dalla sua costruzione, costituisce il riflesso concreto e storico della coscienza e dell’indole della nostra gente. Oltre ad essere una referenza comunitaria che ci ricollega al nostro luminoso passato, costituisce un centro focale, un focolare, simbolo tangibile dell’anima della nostra gente, per cui essa dovrà costituirne il faro che dovrà irradiare l’essenza della nostra presenza, al di là del tempo e dei protagonisti del momento. Le false interpretazioni circa il ruolo dell’Edificio nella Comunità dovranno essere relegate ad una contingenza animata da crassa ignoranza e malafede nutrita dai soliti bastian contrari della nostra Comunità. Il destino della Casa d’Italia non è quello di una grigia icone del nostro passato. Essa è invece il custode dello spirito di una Comunità, memore della cultura e del meglio di tutti noi. All’alba di un nuovo capitolo, costituisce ancora il cuore vivo e pulsante di una vivace e dinamica Comunità. La Casa d’Italia, già focolare e faro dei nostri pionieri, è chiamata ad esser simbolo di continuità e luogo d’incontro con le nuove generazioni della nostra Comunità, affinché non risultino vani i sudori e i sacrifici di coloro che ebbero parte attiva nella sua realizzazione: dai manovali agli artigiani, ai professionisti, agli artisti, intellettuali e industriali della Comunità. Questo vuol dire che la Casa d’Italia, oltre alle varie ragioni opra citate, va preservata anche per rispetto verso una generazione esemplare per il suo dignitoso comportamento sociale, la sua laboriosità, i valori che l’hanno animata e che sono stati trasmessi, ma soprattutto per la loro memoria e la loro esemplare italianità. All’ordine del giorno delle preoccupazioni dell’attuale presidente della Casa d’Italia, Perry Mazzanti, e del cda, vari sono i progetti futuri. Il primo di questi è l’allestimento di un Archivio Comunitario, razionalmente organizzato, con tanto di moderna attrezzatura di ricerca e area di consultazione, dove interverranno ricercatori, giovani studenti della nostra Comunità e appassionati. Un vasto locale è già stracolmo di documenti, cimeli, fotografie, e tante altre testimonianze storiche della nostra presenza che molti anziani hanno affidato alla memoria storica  della Casa d’Italia; sicuramente nella Comunità vi è ancora molto materiale che giace dormiente, di cui le nuove generazioni non sanno cosa farne: ricordi, vecchie fotografie, documenti e anche vecchi “bauli della traversata’’; tutto potrebbe arricchire l’archivio e celebrare mille memorie.

 

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La “Casa’’ è aperta affinché non vadano perse tante preziose testimonianze. Il secondo progetto, in ordine di tempo, è l’allestimento di un Museo permanente della storia dell’emigrazione italiana. Sarà costituito da raccolte di foto e documenti che riguardano l’odissea migratoria italiana, dalla partenza all’arrivo, passando per il viaggio, fino al difficile periodo di insediamento. Inoltre, comprenderà anche una raccolta di documenti e testimonianze circa la presenza ed il contributo italiano nella storia del Québec, sin dalla Nuova Francia (navigatori, cartografi, missionari, esploratori, artisti, industriali, operatori economici, ecc.). Il terzo progetto potrebbe essere una Scuola di Arte culinaria, dove, oltre agli interessati di altre Comunità, le nuove generazioni della nostra Comunità potranno riscoprire le vecchie ricette, gli  antichi sapori familiari delle loro mamme e nonne. Il quarto progetto sarebbe l’organizzazione di corsi di italiano e classi di “Primavere d’Italia’’, cioè un asilo infantile in italiano. Altra interessante iniziativa sarebbe la creazione di un gruppo folcloristico della Casa d’Italia, il cui programma includerebbe il folclore di tutte le regioni d’Italia. Un altro sogno, ma più ambizioso, sarebbe la creazione di una Squadra di pallone “Juventude’’, di giovani della nostra Comunità. Insomma, dalle bocce per gli anziani, all’archivio, alla cultura e alla cucina, al folclore, allo sport, tutto questo costituirebbe non solo materia d’interesse per tutti, ma soprattutto motivo per le nuove generazioni della nostra Comunità di vivere una continuità sulla scia di un luminoso passato.

(Conclusione)

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