Corteo del Cirque du Soleil
Alla fine del mese di dicembre 2022, il grande Cirque du Soleil è tornato su scena per il pubblico di Montréal con lo spettacolo “Corteo”, una produzione itinerante scritta e diretta da Daniele Finzi Pasca, il coreografo svizzero, nato a Lugano in una famiglia di fotografi, avvicinatosi al mondo del circo grazie alle esperienze vissute come ginnasta, muovendo i primi passi sulla scena. Finzi Pasca ha elaborato una sua visione della clowneria, della danza e del gioco che è stata chiamata “teatro della carezza”. Corteo parla di un clown che assiste al proprio funerale in un’atmosfera carnevalesca.
È stato in parte ispirato da The Grand Parade: Portrait of the Artist as Clown, esposto alla National Gallery of Canada, e dal film Clowns di Federico Fellini. Corteo ha debuttato nel 2005 a Montréal. La versione arena dello spettacolo è stata presentata in anteprima nel marzo 2018 a New Orleans. Corteo si svolge dunque durante il funerale di Mauro The Dream Clown. Mentre gli amici, la famiglia e la compagnia del circo sono in lutto per la loro perdita, lo spirito di Mauro si risveglia dal suo corpo e inizia a guardare il proprio funerale. Lo spettacolo si trasforma, quindi, in una sequenza onirica di ricordi passati di Mauro e della sua vita. Il finale di Corteo vede Mauro salutare la troupe mentre sale nell’aldilà con una bicicletta. È una gioiosa processione che immerge il pubblico in un mondo teatrale di divertimento, commedia e spontaneità.
Accostando il grande al piccolo, il ridicolo al tragico e la magia della perfezione al fascino dell’imperfezione, lo spettacolo mette in luce la forza e la fragilità del clown, così come la sua saggezza e gentilezza, per illustrare quell’umanità che è dentro ognuno di noi. La musica, a sua volta lirica e giocosa, porta Corteo attraverso una celebrazione senza tempo in cui l’illusione prende in giro la realtà. Il palco girevole di Corteo è diviso in due con ingressi su entrambe le estremità del tendone. Ciò consente al pubblico di vedere lo spettacolo da entrambi i lati del palco. Il centro della scena ha il disegno di un labirinto che riproduce le dimensioni e le proporzioni di uno dei piani della cattedrale di Chartres. Durante la fase di ricerca per lo sviluppo del palcoscenico, sono state utilizzate circa 9000 immagini per fondere una varietà di stili diversi, dal barocco al moderno.
L’elemento scenografico più complesso dello spettacolo è La Patience, una massiccia struttura tecnica in acciaio a tre ringhiere, sospesa a 40 piedi sopra il palco, utilizzata per trasportare vari elementi di scena e pezzi di equipaggiamento acrobatico dentro e fuori dal palco. Le enormi tende per il sipario di Corteo sono state cucite in Canada, dipinte a mano ad acquerello in Francia, e si ispirano principalmente al dipinto del 1885 “Parce Domine… decoration for the cabaret Le Chat Noir” di Adolphe Willette, ma anche a Picasso, Tiepolo, Pelez e Knight. La colonna sonora originale di Corteo è stata composta da Philippe Leduc e Maria Bonzanigo, con anche Jean-François Côté e Michel A. Smith. I testi delle canzoni di Corteo sono cantati in italiano, francese e spagnolo. Ma veri, stupefacenti, protagonisti sono gli acrobati, che lasciano il pubblico senza fiato per l’azzardo e la difficoltà delle loro performance, tra trampolini di lancio, altalene, liane e cerchi sospesi, con una forza muscolare ed una leggiadria frutto di evidente, duro, lavoro di allenamento e perfezionamento, sportivo e artistico. In sintesi, il grande sforzo è nell’ingegno dell’uomo e il risultato è poetico e raffinato. Corteo sarà di nuovo in scena a giugno ad Ottawa.
I fatti del Circo Orfei
Proprio negli stessi giorni, si svolgeva in Puglia, nei pressi di Surbo, a pochi chilometri da Lecce, il “Circo Amedeo Orfei”, teatro di un orribile incidente, di fronte ad un pubblico di famiglie. Ivan Orfei è stato ricoverato in ospedale dopo l’aggressione subita il 29 dicembre da una tigre, durante lo spettacolo circense, riportando ferite soprattutto al collo e a una gamba. Ivan, 31 anni, figlio della dinastia, è un domatore esperto. Eppure ha così spiegato l’accaduto: “È stato un mio errore. Mi sono posizionato di spalle girandomi di scatto, ma l’animale in quel momento voleva giocare”. Guardando il video e l’aggressione, sembra difficile da credere che la tigre stesse giocando. La direzione del Marina Orfei Circus si è così espressa: “Il nostro è un mondo fatto di grande amore per gli animali, così come lo stesso Ivan dimostra nei suoi spettacoli. Saper addomesticare le tigri è un’arte. L’incidente però può capitare e il coraggio dimostrato da chi come lui svolge questo mestiere è encomiabile”.
Parole che sorvolano lievi ed incoscienti sulla semplice realtà che le tigri non andrebbero ammaestrate per fare piroette dentro un tendone. È noto che animali così pericolosi, per essere domati e devitalizzati, vengono drogati, addormentati, picchiati, frustati, rinchiusi, finché non perdono la loro naturale indole. Che però rimane sommessamente sopita, senza spegnersi mai completamente. Nascite forzate in cattività, separazioni precoci dalle madri, distaccamento dai loro habitat, reclusione in gabbie, assenza di relazioni tra simili e altre specie, continui viaggi in condizioni inadeguate, addestramenti con metodi sicuramente stressanti e lesivi… Inutile negarlo, questo è il circo con gli animali selvatici. Nelle riprese in questione, anche nei pochi minuti precedenti l’aggressione, la performance alla quale un’altra malcapitata tigre sul palco è costretta è mortificante. L’animale deve fare palesemente contro natura delle azioni sciocche. Il tutto in una tenda allestita senza cura e qualità. Grate di sicurezza, tessuti scadenti. Ferro e polvere. Unici protagonisti, questi maestosi felini da giungla, umiliati a fare cose ridicole, e la bacchetta di un domatore in frac.
Il risultato è una scena triste, molto poco educativa per i bambini, contraria ad ogni logica didattica. Si spera che lo sfruttamento degli animali nelle esibizioni itineranti sia bandito quanto prima, grazie anche alla Legge approvata il 13 luglio 2022, che ne abolisce l’utilizzo negli spettacoli. Nel testo si sottolinea che “gli animali selvatici nei circhi sono costretti ad assumere comportamenti mai visti in natura e, sebbene alcuni di essi siano allevati in cattività da decine di generazioni, continuano comunque a seguire il comportamento tipico dei loro omologhi selvatici”. Alla luce di questa premessa, si evidenzia che “il benessere degli animali selvatici è sempre gravemente compromesso”.
È innegabile che, dal punto di vista etico e culturale, si tratti di un passo avanti. I sondaggi nazionali rivelano, da ormai svariati anni, che una percentuale tra il 70% e l’80% degli italiani è contraria all’utilizzo degli animali nei circhi. A Ivan Orfei, intanto, si augura ovviamente la migliore guarigione.