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Il Canada diventi un Paese veramente sovrano
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Per il benessere economico e la sicurezza militare dipendiamo dagli Stati Uniti

 

È giunto il momento che il Canada apra gli occhi, si tolga il ‘pannolone’ americano, cresca in fretta, diventi un adulto e cominci, finalmente, a camminare con le proprie gambe. Le belle parole, per quanto giuste e opportune (“Siamo fieri di essere canadesi”, “La sovranità del Canada è inviolabile”, “Siamo diversi dagli Stati Uniti”, “Non diventeremo mai il 51° Stato americano”) devono lasciare spazio ai fatti. Siamo un popolo orgoglioso, forte e indipendente. Ma per dimostrarlo, dobbiamo sapere dove stiamo andando. Senza idee chiare sul nostro futuro, tutti i proclami restano parole vuote, auto-consolatorie e illusorie. Il ‘protezionismo imperialista’ di Donald Trump deve rappresentare, invece, un wake-up call per spronare il Canada ad affrancarsi dallo status di ‘protettorato’ americano. Così come, per la verità, sarebbe ora che il Canada recidesse, una volta per tutte, il cordone ombelicale con la Gran Bretagna, vista la sua anacronistica appartenenza al Commonwealth, un gruppo di 56 Stati-membri che riconoscono Re Carlo III come capo di Stato (rappresentato a Ottawa dalla Governatrice Generale). Un orpello folkloristico di cui nessuno avverte più il bisogno.

 

Partiamo dai fatti, che non sono opinabili e certificano come oggi, in Nord America, il Canada sia, de facto, uno stato-satellite a stelle e strisce. Il Canada non ha un sistema di difesa autonomo, anche perché investe solo l’1,3% del PIL nell’apparato militare, ben al di sotto del 2% richiesto dalla NATO. Con meno di 70.000 soldati attivi e 27.000 riservisti nelle Forze armate, il Canada si colloca al 57º posto nella classifica mondiale delle potenze militari, dietro a Paesi come Indonesia e Tailandia. Inoltre, non dispone di sottomarini operativi, mentre la Russia, una delle principali minacce globali, ne detiene ben 58. Il Canada, infine, non possiede armi nucleari e si affida alla protezione dell’arsenale statunitense in caso di minacce globali. Per mettere le cose in prospettiva, le Forze armate statunitensi, nel loro complesso, comprendono circa 1,3 milioni di militari in servizio attivo, con ulteriori 799.000 riservisti. Domani mattina, gli Stati Uniti decidono di smettere di proteggerci con il loro scudo militare. Chi difenderà un territorio di 9,9 milioni di km², se una potenza come la Russia, la Cina o qualsiasi altro Paese, decidesse di bussare alla nostra porta per appropriarsi delle nostre risorse naturali? Nessuno. Perché da decenni i governi di Ottawa – indipendentemente dal colore politico – hanno scelto di dipendere al 100% dagli USA per la difesa e la politica estera. Bisogna essere realisti, non idealisti: le guerre ci sono sempre state e ci saranno sempre. Basti pensare che, dal 1945 ad oggi, i conflitti nel mondo sono stati ben 285. La sola ragione per cui il Canada è stato lasciato in “pace”, a parte il suo clima rigido e gli oceani di mezzo, è la protezione garantita dagli Stati Uniti. Ma se questa protezione dovesse venire meno, cosa succederebbe?

 

Dal punto di vista economico, poi, la situazione è altrettanto allarmante. Per decenni, il Canada ha costruito la propria economia su un’alleanza indiscussa e inossidabile con gli Stati Uniti, anche per una continuità territoriale che semplifica la catena di approvvigionamento in numerosi settori strategici. In altre parole, fare affari con gli USA è conveniente, oltre che facile e comodo. Il dato più eloquente è che il 77% delle esportazioni canadesi è destinato al mercato statunitense, rendendo il Paese degli Aceri fortemente vulnerabile e altamente dipendente da Washington per gli scambi commerciali. In particolare, il Canada esporta il 90% del suo petrolio negli USA, rendendo il suo settore energetico strettamente legato al mercato statunitense. Gli Stati Uniti, dal canto loro, sono il principale investitore estero in Canada, con enormi finanziamenti nei settori energetico, manifatturiero e tecnologico.

 

Le due economie, dunque, sono profondamente integrate.  Un’arma a doppio taglio che il Canada deve imparare a maneggiare con cura, alla luce dei nuovi rapporti con l’ingombrante vicino. Con Justin Trudeau ormai dimissionario e le elezioni dietro l’angolo, è auspicabile che il prossimo Primo Ministro canadese cambi il paradigma culturale del Paese, guardando a Est e soprattutto a Ovest, non soltanto a Sud. Diversificando gli scambi commerciali e costituendo un vero esercito, in primis. Ci vorranno anni, forse troppi per i politici che di solito guardano solo alle prossime elezioni e non al Paese che lasceranno alle future generazioni; ma è l’unico modo per fare del Canada un Paese adulto, maturo, libero e veramente sovrano.

 

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