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Michael F. Moore
I “Promessi Sposi” sbarcano in America. Ecco a voi “The Betrothed”

Lo statunitense Michael F. Moore si è cimentato nella traduzione del capolavoro manzoniano con l’intento di farlo conoscere al grande pubblico anglofono: “Manzoni è uno dei grandi e come tale deve essere riconosciuto dagli americani”

di Antonio Serrafiore

MONTRÉAL – Mercoledì 5 aprile, presso l’Istituto Italiano di Cultura di Montréal, si è tenuto un evento di notevole rilevanza culturale: l’incontro col traduttore Michael F. Moore sul tema “I Promessi Sposi, il libro di tutti gli italiani”. Michael F. Moore ha curato la traduzione in inglese americano del celebre romanzo di Alessandro Manzoni, di cui ricorre quest’anno il 150° anno dalla morte, capolavoro della letteratura italiana, molto conosciuto in Europa, meno nei paesi anglosassoni. Lo abbiamo intervistato per voi. Quello che mi ha colpito è il profondo amore di Moore per l’Italia e la cultura italiana. “È stato un progetto di passione. Dato il mio amore per la lingua italiana e la lingua inglese, mi dispiaceva che questo romanzo non fosse conosciuto. Gli studiosi fanno discorsi sul perché I Promessi Sposi non sia conosciuto come lo è in Italia e parlano di contenuto, troppo italiano. Io, invece, credo che le traduzioni precedenti non vadano bene, non valorizzano lo spirito e la bellezza di quest’opera. Come diceva Barthes, manca il piacere del testo. Io volevo dare questo piacere al romanzo e al lettore anglofono”.

 

Moore mi ha raccontato che ha voluto usare il “suo” americano come lingua, così come Manzoni ha usato la lingua contemporanea della sua epoca. “Una lingua bellissima, un volgare illustre a suo modo” – quella americana – della quale ha voluto sfruttare tutte le sue risorse, in grado di esprimere, meglio dell’inglese britannico, il linguaggio del Manzoni. Così ancora Moore: “Volevo dimostrare che in un mondo come quello statunitense attuale, dove tanti leggono i grandi romanzi francesi, inglesi, russi, deve esserci spazio per I Promessi Sposi”. Ma allora, come mai non si conoscono questi grandi romanzi italiani? “Per me un po’ dipende da come si è formata la cultura letteraria negli USA. In generale, la cultura è stata formata da chi è arrivato dai paesi nordici. Tanti migranti arrivati dall’Italia erano analfabeti. C’erano anche persone molto colte, ma la maggior parte non lo era e non hanno avuto una posizione dominante nella cultura. Mentre i tedeschi e i francesi hanno svolto un ruolo primario nella cultura americana per decenni. Volevo che Manzoni fosse incluso tra i grandi. Era questa la missione che mi sono posto: Manzoni è uno dei grandi e come tale deve essere riconosciuto anche dagli americani. Per me il problema principale era uno. Le traduzioni precedenti erano fedeli, però non contenevano gli aspetti fondamentali dell’opera: la bellezza del linguaggio, la fluidità, l’ironia. Mancava vitalità! Io sono riuscito a dare questa dinamicità, e di questo sono molto contento”. “(…) Questo è un libro che deve essere favorito, letto, goduto; i grandi lettori devono cominciare ad includere Manzoni nelle loro librerie, accanto a Tolstoj, Flaubert, Dickens. Possiamo dire, una sorte di rivendicazione per l’Italia, per la sua cultura e la sua lingua. Tra gli appassionati ci sono anche tanti cattolici, c’è pure il Papa: è uno dei suoi libri preferiti. Gli ho fatto inviare una copia del libro e lui mi ha mandato una lettera in cui c’era scritto che il messaggio del perdono manzoniano è molto importante”.

 

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Ho chiesto a Moore cosa gli piacesse di Montréal. Mi ha risposto: “L’ultima volta che sono venuto era il 2009. Trovo che sia una città molto europea, molto aperta. Era luglio, quindi c’erano tante attività all’aperto, molti festival. In generale, penso che sia una città incantevole. Anche le dimensioni sono quelle di una città europea”. A cui ha poi aggiunto: “Le prime pagine della traduzione sono state partorite in Canada. Ho preparato le prime pagine per un programma del Banff International Literary Translation Centre, vedendo dunque le Rocky Mountains canadesi e non le Prealpi di Como. Avendo vissuto a Milano, a Como e a Bellagio, ho tradotto il resto vedendo gli stessi paesaggi manzoniani. Devo dire che ci sono pagine di Manzoni che sono come la pittura. Egli riesce a descrivere perfettamente con le parole i paesaggi”. Moore fa poi notare come l’attualità del capolavoro manzoniano la si coglie anche dalla sua capacità di esprimere situazioni e sentimenti senza tempo. Questa, poi, la sua risposta alla mia domanda sui parallelismi tra quanto descritto da Manzoni a proposito della peste del ‘600 – periodo in cui sono collegate tutte le vicende da lui narrate – il periodo della pandemia appena vissuto e quello attuale con la guerra tra Russia e Ucraina: “Non sono solo parallelismi, andrei oltre. È identico a quello che abbiamo vissuto. Le osservazioni di Manzoni sulla natura umana sono attualissime. Trovo che sia uno scrittore molto saggio e arguto. Fa venire i brividi leggere quei capitoli oggi. Avevo già finito la prima stesura e la sua revisione, ma quando è scoppiato il Covid, ho ripensato al momento in cui Renzo rientra a Milano. Vede quel signore che vuole solo chiedere indicazioni stradali e gli altri, spaventati, gridano: «Vada via, si allontani da me». Riuscivo a sentire sulla pelle quello che lui ha scritto nel 1800. Ho voluto revisionare quei capitoli per assicurarmi che descrivessero al meglio quella attualità, essendo una situazione identica a quella che abbiamo vissuto. Inoltre, Manzoni ci fa notare quanto poco abbiamo imparato come ratio umana dalle esperienze passate”.

 

Veramente una bella persona Michael F. Moore, oltre che un fine uomo di cultura. Non posso far altro che unirmi alla sua voce, invitandovi a leggere I Promessi Sposi di Alessandro Manzoni. Agli anglofoni, raccomando la lettura delle 650 pagine del romanzo nella sua traduzione americana, “The Betrothed” appunto.

 

Michael F. Moore è un traduttore/interprete inglese-italiano. Ha ricevuto il suo Ph.D in Italian Studies dalla New York University. Le sue traduzioni spaziano dai classici del Novecento – “Agostino” di Alberto Moravia e “The Drowned and the Saved” di Primo Levi – ai romanzi contemporanei, più recentemente “Live Bait” di Fabio Genovesi e “Lost Words” di Nicola Gardini. È anche interprete alle Nazioni Unite e freelance per eventi culturali italiani a New York e per le principali emittenti americane. È membro della Missione Permanente d’Italia presso le Nazioni Unite. Attualmente sta lavorando alla traduzione dei “Racconti romani” di Moravia e ha in mente l’idea di tradurre la “Storia della colonna infame” di Manzoni.

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