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I miracoli

Uno dei più affascinanti misteri è senza dubbio il MIRACOLO.

 

 

Il vocabolario Treccani lo definisce così: “In genere, qualsiasi fatto che susciti meraviglia, sorpresa, stupore, in quanto superi i limiti delle normali prevedibilità dell’accadere o vada oltre le possibilità dell’azione umana. In particolare, per la teologia cattolica, fatto sensibile straordinario, fuori e al di sopra del consueto ordine della natura, operato da Dio direttamente o per l’intermediazione di una creatura”.

Per uno come me, laureato in Chimica dopo cinque anni di studio e laboratorio dove ogni esperimento doveva essere ripetuto varie volte e dare lo stesso risultato per accettarlo come vera legge fisica (il Carbonio, per esempio, se si combina con l’Ossigeno, dà sempre un Ossido e l’Anidride Carbonica), è un po’ difficile credere ad un intervento divino che dia origine ad un avvenimento che non si può spiegare razionalmente.

I credenti direbbero: “Ci vuole un atto di fede per credere al miracolo”. Eppure dovrei essere convinto che dei fenomeni strani, che la scienza non riesce a spiegare, esistano, soprattutto per esperienza personale.

Era il 1953, il 29 agosto, e come le estati siciliane, anche quella era afosa, soprattutto a Siracusa che, essendo in riva al mare, diventa un forno ogni estate. Mio padre lavorava come Vigile del Fuoco a giorni alterni e viaggiava con un Lambretta che emetteva un rumore caratteristico che si sentiva da molto lontano. Abituato com’ero a scorrazzare per le campagne vicino al paese, quel rumore era un campanello d’allarme; lasciavo i miei compagni per farmi trovare a casa pulito e con i compiti fatti. Quel giorno mio padre arrivò con un’espressione strana. Entrò in casa e chiamò a raccolta tutta la famiglia. C’era mia madre, mia sorella, la zia ed anche la nonna materna. La cosa mi sembrò strana, ma, abituato com’ero a tacere per ascoltare la sua storia, e ne aveva sempre una da raccontare, lo guardavo con attenzione. Eravamo seduti tutti attorno al vecchio tavolo in attesa delle sue parole. Notai gli occhi un po’ lucidi e arrossati e pensai che il vento li aveva irritati mentre viaggiava con quella moto, anche se aveva uno schermo di plastica trasparente e rigida che lo proteggeva da eventuali gocce di pioggia e dal vento.

 

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Estrasse dalla borsa da cacciatore, che portava sempre con sé, un sacchetto di plastica riempito di un batuffolo di cotone. La sua emozione era così grande che quasi non riusciva a parlare. Prese delicatamente quel batuffolo e, come in un rito religioso, lo passò sulla fronte di mia madre, poi sulla mia e su quella degli altri, mentre lo guardavamo pensando che fosse impazzito. “Questa è la benedizione della Madonnina”, ci disse. “Vi proteggerà durante il vostro cammino”. Immaginate la meraviglia e lo stupore che provocarono le sue parole. “Ho assistito ad un miracolo! C’è una statua che piange”, ci spiegò. “Mi hanno avvertito i colleghi suggerendo di portare con me un batuffolo di cotone”. Devo dire che non era un credente e non l’avevo mai visto pregare. Si trattava di un bassorilievo, di quelli che si appendevano sopra il letto e raffigurava la Madonna con le mani aperte a formare una vaschetta. Le lacrime vi si accumulavano lentamente. Lui aveva aspettato a bocca aperta che il liquido fosse abbastanza e poi lo aveva asciugato con il batuffolo. “Credetemi, è un vero miracolo”, ci disse. “Domani – aggiunse – verrai con me e lo vedrai anche tu”. Ero stordito dalla dichiarazione di mio padre ed esaltato dal fatto che mi chiedeva di accompagnarlo per assistere al miracolo.

 

Il giorno dopo arrivammo nella piazza antistante il luogo dove avevano esposto il  piccolo quadro, mio padre in divisa per avere la precedenza sugli altri spettatori, io in abito nuovo e ben stirato che mi faceva grondare di sudore. La folla era enorme; la voce si era sparsa in tutta la provincia e la gente era arrivata dai paesi più remoti. Riuscimmo ad avvicinarci al posto della statua che era appesa in alto perché tutti la vedessero e cercai di scoprire almeno una lacrima per poter dire anch’io di aver assistito al miracolo. Non ci fu verso e dovemmo abbandonare il luogo che era diventato troppo caldo per la grande folla.

 

Il fenomeno fu poi studiato minuziosamente: si misurò l’umidità della stanza in cui era appesa la statua, la composizione del liquido, erano vere lacrime, la spettrografia e i raggi x non mostrarono alcuna anomalia o manomissione e fu concluso che quello era stato un Miracolo. Adesso hanno costruito un’enorme cattedrale a forma di faro, visibile da tutta la provincia. Ogni volta che ho l’occasione di visitare Siracusa vi passo qualche minuto per ricordare quel meraviglioso momento di emozione che ci aveva fatto vivere mio padre.

 

Mi domando ancora se un giorno ci sarà una spiegazione razionale, per adesso accetto l’evento misterioso come un MIRACOLO.

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