Dal 22 al 24 settembre, i Grands Ballets Canadiens hanno ospitato un doppio spettacolo dal titolo “Le quattro stagioni”, di Uwe Scholz e Mauro Bigonzetti. La Salle Wilfrid-Pelletier di Place des Arts era gremita giovedì 22 settembre per la première della performance, divisa in due parti da 45 minuti ciascuna.
La prima parte, una danza coreografata dal compianto Uwe Scholz sulla Sinfonia No 7 di Beethoven, ha dato una sensazione di stupore più moderata rispetto alla scorsa primavera con l’esibizione di Romeo e Giulietta. I movimenti non erano sincronizzati come avrebbero potuto e dovuto; i ‘cannoni’ (movimenti introdotti da un danzatore e ripetuti esattamente dai danzatori successivi) non erano molto nitidi e non sembrava esserci una trama da seguire con chiarezza. I momenti salienti del primo spettacolo sono stati la forza esibita da alcuni ballerini maschi che, più volte, hanno alzato sopra le loro teste le ballerine in posizione orizzontare. Durante il duetto, purtroppo una delle ballerine è caduta e il rumore dei palmi delle mani contro il pavimento del palcoscenico ha provocato un sussulto in tutta la sala. Si è però graziosamente rialzata ed ha continuato a ballare, riscattando così la prima parte dello spettacolo.
Dopo un intervallo di 20 minuti, la seconda parte è stata quella in cui si è materializzata la vera magia. Coreografati da Mauro Bigonzetti e danzati sulle note de Le quattro stagioni di Vivaldi, i quattro concerti per violino e orchestra hanno rappresentato, ciascuno, una stagione ed erano divisi in tre movimenti: Allegro, Adagio (Largo), Allegro (Presto). Questa parte della serata è stata nettamente diversa dalla prima. Si sono sentite scarpette da punta che ‘schiaffeggiavano’ il palcoscenico, in contrasto con i movimenti delicati e silenziosi che le ballerine fanno per non provocare alcun rumore quando ‘atterrano’ sui loro piedi.
Si sono visti movimenti ‘squadrati’ e piedi piatti per aria, in contrasto con le classiche figure arrotondate della danza classica ed i piedi a punta per allungare la silhouette. Il battere le mani, l’abbracciarsi e il darsi pacche sulla spalla al ritmo di musica aggiungeva un tocco contemporaneo ad un brano classico. Il cambio di stagione è stato mostrato in modo sottile e delicato con un cambio di colore dello sfondo e dell’illuminazione.
All’inizio dell’assolo di Vanesa Montoya, nel primo movimento “primaverile”, c’è stato persino un momento di sarcasmo, poiché la musica non è partita quando era in posizione iniziale… E dopo quasi 10 secondi la ballerina ha rinunciato, il pubblico è scoppiato a ridere e, mentre lei si allontanava, la musica ha preso il via. Piccoli momenti di umorismo si sono verificati altre volte nel corso dell’esibizione: i ballerini si sono rincorsi sul palco come bambini che giocavano. Se l’esibizione della Sinfonia No 7 di Beethoven è apparsa forse meno brillante di quanto ci si aspettava, la serata è stata riscattata dalle emozioni e dallo splendore della danza delle Quattro Stagioni di Vivaldi, che ha chiuso il doppio spettacolo con una standing ovation di un pubblico in visibilio.