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I dazi commerciali: cosa sono e a cosa servono

Negli ultimi anni, i dazi doganali e le guerre commerciali sono tornati al centro della scena mondiale. Il protezionismo è in crescita, con molti stati che utilizzano tariffe e restrizioni per difendere le proprie industrie e influenzare le dinamiche geopolitiche. Una tendenza che nelle ultime ore ha investito anche il Nord America  (e che presto potrebbe allargarsi all’Unione Europea): sabato 1º febbraio, il Presidente statunitense Donald Trump aveva minacciato di imporre dazi al 25%, a partire da mercoledì 5, sulle importazioni dal Canada (10% per il petrolio) e dal Messico, oltre a ulteriori tariffe del 10% sui beni provenienti dalla Cina (già soggetti a tariffe statunitensi, tra il 7,5% ed il 25%, imposti nel 2018). Alla fine, le tariffe sui due Paesi limitrofi sono stati sospesi e rinviati di un mese. Ma a cosa servono, esattamene, i dazi? Quali ripercussioni hanno sui cittadini-consumatori? E qual è stato il loro impatto nella storia? Un dazio è un’imposta applicata da un governo a determinati beni o servizi importati da altri Paesi con lo scopo di farne aumentare il prezzo e rendere le importazioni meno vantaggiose, o comunque meno competitive, rispetto a prodotti nazionali. In pratica, una sovrattassa che le aziende importatrici pagano al governo locale e che poi viene quasi sempre ‘scaricata’ sui consumatori, con un aumento del prezzo di vendita ed il conseguente rischio di innescare una spirale inflazionistica. Prendiamo ad esempio un carico di banane proveniente dall’Honduras, soggetto a un dazio doganale canadese del 10%. L’importatore con sede in Canada versa a Ottawa il 10% del valore del suo carico per poterlo commercializzare nel paese. Per recuperare questa cifra, l’importatore vende poi le sue banane ai supermercati ad un prezzo superiore del 10%.

 

L’obiettivo finale è far sì che il costo aggiuntivo renda i beni importati molto meno vantaggiosi, spingendo i consumatori a preferire i prodotti locali. Ad esempio, per proteggere la produzione di sciroppo d’acero, il governo canadese potrebbe tassare tutti gli altri sciroppi d’acero provenienti dall’estero, mantenendo basso il prezzo di quello domestico. Per rimanere competitive in questi mercati protetti, le aziende straniere devono spesso sacrificare i profitti per compensare l’effetto delle barriere tariffarie e cercare di mantenere la propria quota di mercato. Le tariffe sono anche un potente strumento politico per esercitare pressione sui governi stranieri senza dover entrare in un conflitto diretto. Le sanzioni economiche imposte negli ultimi anni dal governo canadese alla Cina, all’Iran e alla Russia sono esempi dell’uso delle leve del commercio internazionale per spingere questi Paesi a cambiare le proprie politiche su determinati temi, come la politica di sicurezza o i diritti umani.

 

Oltre a scoraggiare l’acquisto di beni importati e a costituire uno strumento di pressione, per un certo periodo, i dazi hanno costituito anche la principale fonte di introiti per i governi. Fino all’introduzione dell’imposta sul reddito per le imprese e i privati negli anni ’30, il governo americano si finanziava principalmente attraverso i dazi doganali sui prodotti esteri importati. Stessa cosa in Canada, dove la Legge sull’imposta di guerra, introdotta nel 1917 come misura temporanea per finanziare lo sforzo bellico, è diventata permanente nel 1948 (una misura poi gradualmente ridotta nel corso dei decenni). Ma i dazi esistono dalla notte dei tempi. Dall’Antichità, gli Egizi, i Romani e le città-stato medievali li usavano per finanziare il governo e controllare gli scambi commerciali. Nell’epoca del mercantilismo (XV-XVIII secolo), le potenze europee incrementarono i dazi per proteggere le economie nazionali e favorire le esportazioni. L’Inghilterra introdusse il Navigation Act (1651), limitando il commercio coloniale. Nel XIX secolo, il protezionismo favorì l’industrializzazione, come negli USA con la Tariffa del 1828, e in Germania con il Zollverein (1834). Durante la Grande Depressione (1929), lo Smoot-Hawley Act negli USA aumentò i dazi su migliaia di prodotti, causando una guerra commerciale globale e aggravando la crisi. Nella Guerra Fredda, USA e URSS imposero blocchi commerciali strategici. Negli anni ‘80, gli USA scontrarono il Giappone su auto ed elettronica. Nel XXI secolo, la guerra commerciale USA-Cina ha portato a dazi miliardari su tecnologia e materie prime. Insomma, ieri come oggi, i dazi restano uno strumento utilizzato dagli stati in maniera unilaterale e dirompente (per questo si parla di “guerra commerciale”) per proteggere l’economia nazionale, generare entrate fiscali supplementari ed esercitare una forte pressione geopolitica.

 

 

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