(Adnkronos) – Green pass covid, stop all’obbligo in Italia dopo il 31 marzo, con la fine dello stato di emergenza, oppure obbligatorietà da mantenere ancora e per tutto il 2022? A rispondere commentando le parole di Walter Ricciardi, consulente del ministro della Salute che in un’intervista ha suggerito di non eliminare l’obbligo almeno per tutto l’anno in corso a scopo di prevenzione, sono Matteo Bassetti, Massimo Andreoni e Maria Rita Gismondo.
“Il green pass ha esaurito il suo compito di strumento per far vaccinare gli italiani. Mantenerlo oltre il 31 marzo non porterà a far immunizzare di più di quanto fatto fino ad oggi, c’è infatti uno zoccolo duro che non si convince. Rimane uno strumento politico e se il Governo riterrà opportuno estenderlo oltre il 31 marzo sarà solo una decisione politica e non sanitaria. Non di dica il contrario. Andare oltre il 31 marzo è mostrare i muscoli per un gioco che non vale la candela”. Così all’Adnkronos Salute Matteo Bassetti, direttore della Clinica di Malattie infettive dell’Policlinico San Martino di Genova. “Dovrebbe essere ragionevole pensare che se le cose vanno come stanno andando, da marzo si può alleggerire il green pass e mantenerlo solo per alcune situazioni, penso per far visita ai propri cari nelle Rsa – prosegue Bassetti – Se poi il prossimo autunno il green pass dovesse servire di nuovo si può riattivarlo visto che ognuno ha il suo. Ma dire che per ogni cosa ci vuole il green pass non va bene”, sottolinea.
“Il Green pass sta esaurendo il suo scopo principale: spingere i dubbiosi a vaccinarsi, soprattutto gli over 50. E c’è riuscito. Ma prolungarlo con l’idea che possa spingere anche altre fasce d’età la vedo dura. Inoltre, se si vuole dare un segno di ritorno alla normalità e se abbiamo scelto la strada delle riduzione graduale delle misure, ad esempio lo stop alle mascherine all’aperto, sinceramente mantenere l’obbligo del Green pass oltre il 31 marzo, quando dovrebbe scadere lo stato di emergenza, mi pare davvero anacronistico”, spiega quindi all’Adnkronos Salute Massimo Andreoni, primario di infettivologia al Policlinico Tor Vergata di Roma e direttore scientifico della Società italiana di malattie infettive e tropicali (Simit). Alla domanda se dal punto di vista sanitario potrebbe essere rischioso togliere l’obbligo, Andreoni chiarisce che “dal punto vista scientifico hanno più valenza misure come mascherina e distanziamento. Se quindi abbiamo deciso di allentare su quel fronte, non vedo il senso di mantenere il Green pass per tutto il 2022”.
“Non esiste dal punto di vista scientifico alcuna motivazione perché il Green pass resti in essere”, tanto meno dopo il 31 marzo quando scadrà lo stato d’emergenza per Covid-19, e ancor meno per tutto il 2022 come proposto da Ricciardi. E se l’idea è quella di mantenerlo, a livello politico “dovrebbero spiegarcene le ragioni”, afferma quindi all’Adnkronos Salute la microbiologa Maria Rita Gismondo. “Ricordiamo – sottolinea la direttrice del Laboratorio di microbiologia clinica, virologia e diagnostica delle bioemergenze dell’ospedale Sacco di Milano – che il Green pass è stato istituito a livello europeo e recepito dall’Italia come un documento”, nome ufficiale ‘Eu Digital Covid Certificate’, “che potesse dare la luce verde alla libera circolazione dei cittadini in Europa, favorendola. E’ stato poi utilizzato, prima negandolo, poi in modo dichiarato, al fine di costringere” a immunizzarsi anche “chi non avesse la sua convinzione personale alla vaccinazione. Bene. Adesso i vaccinati” con prima dose in Italia “sono oltre il 91%: non c’è nessun motivo – insiste Gismondo – né in termini di vaccinazioni da effettuare, né in termini di situazione epidemiologica attuale, per cui si debba continuare a giustificare l’utilizzo del Green pass”. Pass che “fra l’altro – osserva l’esperta – viene ancora presentato erroneamente come una sicurezza per non contagiarsi o contagiare. Non è così – ci tiene a ribadire Gismondo – perché sappiamo che il vaccino” anti-Covid, “estremamente utile, lo è per preservarci dalla gravità della malattia, non per prevenire la diffusione del virus”.
“Sull’abolizione del Green pass sarei prudente perché vorrei essere certo che con la primavera-estate non ci siano riaccensioni del contagio, varianti o altre problematiche, quindi io rimanderei la decisione sull’abolizione all’autunno o almeno ai primi di giugno”, dice invece all’Adnkronos Salute il virologo Francesco Menichetti, già primario di Malattie infettive all’ospedale di Pisa. “Ricordiamoci – avverte l’esperto – che la stagione estiva sarà una stagione turistica e di scambio con Paesi europei, ma anche con Stati Uniti e Russia. Io sto in Versilia e qui c’è un turismo russo di grande rilievo, ma in Russia – sottolinea Menichetti – hanno appena il 40% di vaccinati. Com’è la situazione? Dobbiamo essere prudenti sennò rischiamo di ricadere indietro. Se all’inizio dell’estate, ai primi di giugno, le condizioni italiane e generali della pandemia saranno estremamente favorevoli, allora possiamo decidere se mantenere o abolire il Green pass. Ma lo dobbiamo fare rigorosamente alla luce dei dati epidemiologici. Dobbiamo trovare un punto di equilibrio tra la sicurezza e la libertà. Fosse per me – chiarisce il medico – io il Green pass non lo toglierei, ma se ci sono pressioni per toglierlo almeno andiamo a fare verifiche che siano sostenute dagli indicatori epidemiologici”.
Se però con la variante Omicron anche chi è vaccinato con tre dosi può contagiare ed essere contagiato, qual è la protezione che dà il Green pass? “E’ un’obiezione sensata e anche condivisibile, va detto con lealtà – risponde l’esperto – ma tra questo e togliere il Green pass tout court ci corre una spinta al completamento della campagna vaccinale con tre dosi che deve essere in qualche modo rapidamente realizzato perché – precisa Menichetti – Omicron se siamo protetti dal vaccino non è particolarmente problematica, ma se non lo siamo potrebbe diventarlo”.