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Governo, malumori Forza Italia per caso Ronzulli

(Adnkronos) – C’è chi parla di vere e proprie frizioni, chi, invece, di normale competizione nel ticket che, di fatto, ha in mano l’organizzazione di Forza Italia. Un partito sopravvissuto alle forche caudine del 25 settembre grazie a un miracoloso 8% raggiunto grazie all’ennesima discesa in campo di Silvio Berlusconi. Stiamo parlando del tandem formato da Antonio Tajani e Licia Ronzulli, allo stato i capi delle due correnti interne a Fi rimaste in vita dopo la fuoriuscita (o rottamazione secondo i maligni) di tanti esponenti della vecchia guardia azzurra, che hanno fatto la storia del movimento nato nel ’94, come Valentino Valentini, Sestino Giacomoni, Antonio Palmieri, Alfredo Messina e Gregorio Fontana.  

Tutti rimasti fuori perché non ricandidati o non rieletti in Parlamento per aver avuto collegi a rischio, se non perdenti in partenza. Era inevitabile, dice a mezza bocca un forzista di lungo corso, che alla fine i due ‘consoli’ Tajani e Ronzulli sarebbero arrivati se non proprio allo scontro o quasi. E quale miglior pretesto la delicatissima partita del totoministri per il nuovo governo Meloni? Tajani e Ronzulli (insieme ad Anna Maria Bernini, Paolo Barelli, Andrea Mandelli e Alessandro Cattaneo), infatti, sono i nomi segnati sul ‘taccuino’ del Cav consegnati a Giorgia Meloni per l’upgrade governativo. Con la richiesta di un ministero di ‘prima fascia’, tipo Esteri o Difesa. ‘Desiderata’, tutt’ora all’esame di via della Scrofa, che presenterebbero alcune incognite, se non dei veri e propri ostacoli, come nel caso della Ronzulli, data in corsa per la Salute o l’Istruzione, due dicasteri di primo piano, che Fdi vorrebbe destinare ad altri.  

Le perplessità sulla senatrice forzista, attuale responsabile nazionale per i rapporti con gli alleati, starebbero rallentando le trattative per la formazione della squadra di palazzo Chigi. Da qui i malumori interni a Forza Italia, per uno stallo che potrebbe complicare ancor di più il risiko ministeriale e, alla fine, penalizzare gli azzurri. Tant’è che c’è chi, per uscire dallo stallo, dentro Forza Italia spingerebbe per dirottare la fedelissima di Arcore all’incarico di capogruppo al Senato oppure un ministero minore.  

Quanto al futuro di Tajani, che oggi ha lasciato l’Europarlamento, ‘cedendo’ a Fulvio Martusciello il ruolo di capo delegazione di Fi a Bruxelles, se non dovesse accasarsi alla Difesa o agli Esteri (come vorrebbe), potrebbe trovare una collocazione anche al Mise, visto che il Viminale viene assegnato dal ‘borsino’ quotidiano a un tecnico d’area. Il numero due azzurro, riferiscono, punterebbe a entrare nell’esecutivo come politico e si sarebbe tirato fuori dalla corsa per la presidenza della Camera.  

Altro nodo da sciogliere è chi farà il capo delegazione governativo, anche qui ci sarebbe una partita in corso. Così come tutta da giocare (sempre tra fedelissimi di Tajani e filoronzulliani) è un’altra partita, quella dei gruppi parlamentari di Fi con l’elezione dei nuovi capigruppo, visto che Bernini viene data in uscita per una promozione ministeriale. Discorso a parte a Montecitorio: se Paolo Barelli non dovesse spuntarla a palazzo Chigi, dovrebbe restare lui capogruppo alla Camera, ma non è escluso che si possa aprire una corsa per contenderne la riconferma. 

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