(Adnkronos) – “Sentir parlare di ministero delle Imprese e del Made in Italy è per noi motivo di grande orgoglio. Adesso aspettiamo i primi passi del Governo, auspicando che questo nuovo nome significhi soprattutto grande attenzione anche alle piccole e microimprese, fulcro del nostro sistema economico”. Così, con Adnkronos/Labitalia, Mino Dinoi, presidente di Confederazione Aepi-Associazioni europee di professionisti e imprese.
E Dinoi continua sottolineando che “accogliamo con favore la nascita di un nuovo comitato interministeriale per il Made in Italy nel mondo impegnato nelle strategie di valorizzazione e promozione, ma riteniamo che non debba essere l’unico. Da qui la nostra proposta, in parallelo, di aprire un tavolo permanente: una cabina di regia che coinvolga le associazioni di categoria, prime e preziose sentinelle delle esigenze quotidiane del mondo economico”, aggiunge.
Secondo Dinoi, “ecco perché riteniamo non si possa prescindere da un’interlocuzione costante con le parti sociali e datoriali che, da un lato, al tavolo possono fornire un supporto concreto rappresentando le istanze che emergono quotidianamente dai loro associati e, dall’altro, veicolare agli stessi le informazioni utili sulle opportunità in essere e, più in generale, la pianificazione e i relativi interventi”.
“Peraltro la stessa presidente Meloni, sin da subito, ha mostrato un’apertura in questo senso. Bene, è arrivato il momento di ridare centralità ai corpi intermedi”, spiega il presidente di Aepi.
“Partiamo dalle misure compensative per le attività maggiormente colpite dall’attuale crisi internazionale perché in questo momento vivono una fase emergenziale, ma non dimentichiamoci di tutte le altre. Un sostegno concreto passa dal fondo perduto alle imprese e da un alleggerimento fiscale. L’evasione fiscale è altrove e non certo nel corpo sano e produttivo del nostro Paese”, continua.
“Se vogliamo realmente rimettere in moto l’economia -continua Dinoi- dobbiamo scegliere la pace fiscale. Solo in questo modo possiamo dare l’opportunità alle imprese di creare produzione, reddito, lavoro. Bisogna avere il coraggio di comprendere che, alla luce degli ultimi anni durissimi tra pandemia e conflitto internazionale, molte di queste cartelle esattoriali non potranno essere soddisfatte in alcun modo”.
“Rischiamo il cortocircuito: anche rinviando i pagamenti, se mancano le entrate, di sicuro il problema sarà soltanto rinviato ma mai affrontato. Ecco perché la pace fiscale diventa determinante per permettere loro di rimettersi in gioco, anziché rassegnarsi a chiudere i battenti. E una realtà produttiva italiana che si arrende è una sconfitta per tutti”, conclude.