L’AMERIGO VESPUCCI A MONTRÉAL FINO AL 2 LUGLIO PER IL 150º DEL CANADA
Le parole del Comandante, Capitano di vascello Angelo Patruno
Montréal – Un “Paese galleggiante” di 400 “abitanti” (270 dell’equipaggio – con tanto di marinaio-chirurgo, anestesista, odontoiatra, infermiere e cappellano – e 100 allievi con gli accompagnatori) su una superficie lunga 101 metri per 4.300 tonnellate, 24 vele in tela olona (oltre 2600 metri quadrati di tessuto di canapa), più di 30 km di cime e cavi in manilla, 1.200 pasti al giorno preparati da 7 cuochi e 2 panettieri (con la tradizionale ‘Pizza di mezzanotte’ per chi sta di guardia al chiaro di luna), 7/8 nodi di velocità media, con il pennone dell’albero di maestra alto 54 metri, la bandiera da combattimento del 1931 con lo stemma regio issata a poppa e la storica bandiera delle 4 Repubbliche Marinare a prua. È la “Amerigo Vespucci”, la Signora dei mari, il fiore all’occhiello della Marina Militare Italiana, la Nave-scuola più bella del mondo (così definita nel 1962 dalla portaerei americana USS Independence), dal 1931 un formidabile modello di eccellenza del Made in Italy, dal 2007 “Ambasciatore UNICEF”. In Canada 17 anni dopo la sosta ad Halifax e 25 anni dopo la visita a Montréal per il 350º ‘compleanno’ della confederazione.
“Chi non ha paura non è un vero marinaio.
La paura va gestita e il mare va rispettato”
Fino al 2 luglio resterà ormeggiata al molo ‘Alexandra’ del Porto di Montrèal nel quadro della Campagna di Istruzione 2017 che, partita da La Spezia lo scorso 19 aprile, dopo aver attraversato a vele spiegate l’Oceano Atlantico fino ad Hamilton, nelle isole Bermuda, terminerà la sua ‘missione’ il 23 settembe a Livorno, dopo aver ‘battezzato’ altre città come Québec City, Boston e New York. Ma è proprio a Montréal (dove ha imbarcato 100 allievi della 1ª classe dell’Accademia Navale di Livorno) che la storica imbarcazione conoscerà il momento cruciale della sua missione, con l’omaggio al 150º anniversario di fondazione del Canada ed il ricevimento in onore del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, atteso a bordo nella serata del 28 giugno. Abbiamo avuto il piacere ed il privilegio di visitare l’ “Amerigo Vespucci”, entrando nella pancia della nave, con il mogano e gli ottoni tirati a lucido, tra cimeli di guerra scintillanti e magnifici fregi ed arabeschi. Un viaggio nel tempo, tra mito e leggenda, con suggestioni romanzesche e cinematografiche. Fino alla Sala del Consiglio, dove il Comandante, capitano di vascello Angelo Patruno, barese, 50 anni, velista e cultore degli usi e dell’epopea delle barche e vele d’epoca, ha accolto IL CITTADINO per un’intervista esclusiva. “È una grande emozione – racconta Patruno – ma anche una grossa responsabilità comandare la nave più bella del mondo: la responsabilità di sapere che c’è un carico molto prezioso, quello degli Allievi Ufficiali della Marina Militare, la futura dirigenza delle Forze Armate, alla prima esperienza professionale sul mare. È qui che diventano marinai, calcolando la posizione della nave con il sestante, carteggiando su una nave nautica, salendo sugli alberi e manovrando le vele.
“Un buon marinario, e quindi un buon comandante, deve avere una grandissima
sensibilità umana ed una profonda determinazione”
L’imprinting che ricevono su questa nave durerà per tutta la loro vita professionale, quando saranno impegnati su navi tecnologiche e innovative”. Per questo la “Amerigo Vespucci” è tutt’altro che un retaggio del passato: “È più che mai attuale: quanto più si va avanti, tanto più c’è bisogno di una struttura che sia radicata nelle tradizioni, per chi affronta un ambiente diverso da quello terrestre. Il mare rappresenta sempre una sfida per l’uomo: chi non ha paura non è un vero marinaio. La paura va gestita e il mare va rispettato. Se oggi siamo in grado di far volare degli oggetti sull’acqua, come le barche della Coppa America, è perché qualcuno era marinario e lo è ancora”. Un pò quello che ‘raccomanda’ il motto storico dell’Amerigo Vespucci: ‘Non chi comincia, ma quel che persevera’: “Frase attribuita a Leonardo da Vinci che si sposa benissimo con il ruolo della nave: formare giovani che hanno il carattere ancora malleabile e quindi predisposto a ricevere le indicazioni su valori etici e professionali che regolano la forza armata. La Amerigo Vespucci è il custode di queste tradizioni. Ecco perché noi riteniamo un valore aggiunto il fatto che, da 86 anni, generazioni di generali di Marina abbiano vissuto questa nave per 3 mesi della loro vita”. Una nave costruita come i vascelli di fine ‘800. Con Patruno un pò nei panni di Colombo e Vespucci. “Ma con molte meno aspettative e molte meno ambizioni”, taglia corto il Comandante. Che poi aggiunge: “Attraversare l’Oceano con una nave a vela è qualcosa di unico: sapere che a spingerti sono quei famosissimi venti che secoli fa hanno portato Colombo a scoprire l’America, è un’emozione quasi indescrivibile”. Con un equipaggio che diventa quasi una famiglia: “Il comandante è anche un membro dell’equipaggio: essere a bordo di un pezzo di acciaio e legno che si muove in mezzo all’Oceano fa sì che i rapporti interpersonali si saldino e che le persone, nel rispetto dei ruoli, diventino una famiglia unica”. Dove ogni membro dell’equipaggio svolge un compito ben preciso. “Tantissimo lavoro, fatto sempre con passione e amore. Nessuno dei miei ragazzi che lucida un ottone, o mette a posto una manopola, lo fa solo per comando: la sente come una propria responsabilità, perché poi viene gratificato ed inorgoglito dal fatto che i visitatori restano emozionati, estasiati e li ringraziano con le lacrime agli occhi”. Per Patruno, poi, questo viaggio in Nord America ha un significato speciale: “A 18 anni mi sono imbarcato sulla Amerigo Vespucci dalle Isole Bermuda, su un molo centrale di Port Hamilton. Era il luglio del 1986. Dopo 31 anni sono tornato nello stesso identico posto di ormeggio, da Comandante della nave. E questa per me è stata l’emozione più grande, perché rappresenta un po’ la chiusura del mio cerchio professionale”. Un cerchio che gli ha insegnato tanto: “Un buon marinario, e quindi un buon comandante, deve avere una grandissima sensibilità umana ed una profonda determinazione: solo con queste due qualità si può guidare un equipaggio che vive in un ambiente come il mare, che amiamo, ma che a volte è difficile”. Neanche sulla terraferma, però, ci si può rilassare: “Al porto le attività sono frenetiche, perché dobbiamo combinare la possibilità di far visitare la nave con gli eventi di rappresentanza. Quest’anno la nave è qui per festeggiare il 150º del Canada ed ha il grande impegno di celebrare questa ricorrenza con il Presidente della Repubblica Mattarella a bordo. Un grandissimo onore che non capita tutti i giorni: non solo emozionati, ma vogliosi di mostrare al Presidente il meglio della nave. Sono sicuro che, quando vedrà la sua nave illuminata di sera con ogni albero che rappresenta un colore della bandiera nazionale, sarà emozionato anche lui”. Buon Vento, Comandante!