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Giornata internazionale stagisti, in Italia sono 500mila l’anno

(Adnkronos) – Il 10 novembre si celebra la Giornata internazionale degli stagisti giornata mondiale degli stagisti, una ricorrenza nata per sensibilizzare l’opinione pubblica e le aziende sulla necessità di migliorare l’accesso dei più giovani alle opportunità di lavoro. 

La Giornata è stata istituita per la prima volta nel 2014 da un consorzio di realtà internazionali a difesa dei diritti degli stagisti. Inizialmente chiamata European interns’ day, la giornata si è evoluta nel corso degli anni diventando International interns’ day. L’obiettivo principale di questa giornata è quello di sensibilizzare l’opinione pubblica sulla precarietà degli stagisti e promuovere soluzioni per garantire percorsi di qualità e contrastare gli stage non retribuiti.  

“Gli stagisti in Italia sono circa mezzo milione all’anno. Questa cifra, salvo il 2020 per ovvie ragioni, è ormai stabile da anni. Si tratta peraltro di una cifra formata da un segmento certo, cioè quello degli stage extracurricolari (svolti al di fuori dei percorsi di studio), che vengono monitorati attraverso le comunicazioni obbligatorie, e un segmento ‘incerto’, letteralmente ignoto, quello degli stage curricolari, svolti mentre si compie un percorso formativo, che non vengono registrati e che dunque possono solo essere stimati”. Lo dice all’Adnkronos/Labitalia Eleonora Voltolina, fondatrice della Repubblica degli stagisti. 

“Nel 2022 – spiega – sono stati attivati in Italia quasi 314mila tirocini extracurricolari. Oltre 66mila di questi, vale a dire oltre uno su cinque, hanno avuto luogo in una sola Regione: la Lombardia, che si conferma la capitale degli stagisti. Per quanto riguarda i curricolari, la Repubblica degli stagisti in mancanza di rilevazioni puntuali stima che siano circa 200mila all’anno. In totale quindi mezzo milione di persone che hanno cominciato un tirocinio l’anno scorso”. 

“Rispetto specificamente agli extracurricolari – sottolinea – è interessante sottolineare che non si tratta affatto di una esperienza riservata ai giovani: oltre 46mila delle persone coinvolte in un tirocinio nel 2022 avevano più di 35 anni. Vale a dire quasi uno stagista su sette è di mezza età. In particolare, quasi 9mila sono gli ultra 55enni che sono stati inseriti in stage”. 

“In generale – commenta Eleonora Voltolina – la situazione degli stagisti italiani ha avuto un netto miglioramento tra il 2012 e il 2014, con l’approvazione delle Linee guida Stato-Regioni e l’introduzione delle normative regionali che hanno garantito nuovi diritti ai tirocinanti extracurricolari, tra cui quello a ricevere una indennità mensile. Ma da ormai dieci anni la situazione è purtroppo ferma: tutti i tentativi di apportare ulteriori miglioramenti sono stati rigettati o rallentati dalla politica”.  

“Basti pensare – avverte – alla situazione normativa dei tirocini curricolari, una vera emergenza nazionale. La normativa vigente (dm 142/1998) è vecchia di un quarto di secolo e non più in grado di tutelare adeguatamente tutte le persone, nella maggior parte dei casi giovani, che fanno stage durante un percorso di studi. Il caso più frequente è quello degli studenti universitari. Nessun diritto per loro, nessuna indennità garantita, non si sa nemmeno quanti siano ogni anno, perché la proposta di allargare anche a questi tirocini l’obbligo di comunicazione obbligatoria viene puntualmente rigettata, anche se sarebbe a costo zero per lo Stato”. 

“Perfino una petizione – ricorda – che ha raccolto su Change.org oltre 70mila firme e che chiedeva di riformare gli stage e di eliminare la possibilità di stage gratuiti, con il titolo #LoStageNonèLavoro, pur essendo stata depositata direttamente nelle mani del ministro del lavoro un paio d’anni fa, è rimasta completamente ignorata”. 

“Il fatto che i tirocini curricolari possano ancora essere gratuiti – argomenta – è anti-storico e produce mostruosità, come il recente caso degli stage di 6 mesi alla Camera dei deputati, dove ai candidati viene addirittura chiesto di sottoscrivere una liberatoria affermando che il loro tirocinio non debba ‘dar luogo a oneri’ per la Camera; e dove è previsto che il percorso venga interrotto immediatamente in caso il tirocinante si laurei, per evitare che, una volta smessa la casacca dello studente, possa farsi venire strane idee tipo chiedere di riconfigurare il suo stage come extracurricolare, con tutti i diritti che ne deriverebbero”. 

“Anche il Parlamento europeo – afferma – negli ultimi anni ha condannato i tirocini senza compenso, intendendo tutti, sia quelli curricolari sia quelli extracurricolari. L’orientamento generale è quello di andare a contrastare fino a far scomparire i tirocini privi di compenso, che sono ingiusti e frenano l’ascensore sociale, perché sono impossibili da sostenere per chi non ha una famiglia abbiente alle spalle e può permettersi lunghi periodi di formazione ‘on the job’ senza percepire un euro”.  

“Oggi – continua – ha ancora senso fare uno stage se l’offerta è di qualità. Se viene rispettata la dignità degli stagisti, se c’è un contenuto formativo di qualità, se viene stabilita una durata proporzionata alla complessità delle mansioni da apprendere, se c’è trasparenza rispetto alla realistica probabilità di essere assunti al termine dello stage, e soprattutto se l’offerta di stage prevede una indennità che la rende economicamente sostenibile per i candidati”. 

(segue) 

“Gli stage di qualità – assicura – esistono: noi sulla Repubblica degli Stagisti ci impegniamo a farli conoscere attraverso la lista delle aziende virtuose che fanno parte dell’RdS network, e che assicurano ai giovani esperienze di livello superiore alla media, un’attenzione ai progetti formativi, una sostenibilità economica (erogando sempre una indennità anche ai curricolari) e una assoluta trasparenza rispetto alle condizioni offerte”.  

“Facendo parte dell’RdS network – sostiene – queste aziende dimostrano di condividere i valori della Repubblica degli Stagisti sulla qualità del lavoro e il rispetto della dignità dei giovani; e sostengono il lavoro che facciamo per diffondere nella società una cultura dello stage, e per dialogare con le istituzioni e con le parti sociali per migliorare anche il quadro normativo”. 

“E’ importante – auspica Eleonora Voltolina – che le persone imparino a riconoscere i buoni stage e a stare alla larga invece da quelli che vengono attivati solo in un’ottica di risparmio sulla forza-lavoro, perché in questi casi si rischia nel migliore dei casi di perdere il proprio tempo, e nel peggiore di essere sfruttati”. 

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