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Giornata della voce, l’esperto: “Cura disfonia passa anche da ciò che mangiamo”

(Adnkronos) – “Siamo portati in prima battuta a considerare il fenomeno della disfonia, ossia della voce rauca o comunque della difficoltà ad emettere suoni qualitativamente e quantitativamente validi, ad un uso scorretto o eccessivo della voce, ad un’infiammazione virale o batterica della laringe, alle conseguenze di un’allergopatia respiratoria o agli esiti di un reflusso gastroesofageo con risalita dei succhi acidi a partire dallo stomaco. Ma c’è un’altra condizione patologica, pure a genesi intestinale, nella quale è possibile riscontrare tra i diversi effetti proprio una importante e persistente disfonia frequentemente associata a marcata irritazione delle mucose oro-faringee. In questi casi l’agente responsabile della fenomenologia irritativa, che tra gli altri effetti provoca anche la raucedine, non è l’acido cloridrico (Hcl), ma l’acido solfidrico (H2S) prodotto nell’intestino in seguito a processi fermentativi attivati dai cosiddetti FodMap”. Così all’Adnkronos Salute l’immunologo Mauro Minelli, in occasione della Giornata mondiale della voce, spiega come la cura della disfonia passi anche da una maggiore attenzione all’alimentazione. 

“All’esame obiettivo della gola dei pazienti con disfonia – sottolinea – spesso non vengono rilevate patologie significative per cui, soprattutto nei casi in cui il paziente dovesse lamentare pure disturbi digestivi come bruciore di stomaco o eruttazione, il protocollo di cura si esaurisce nella prescrizione di un antiacido e di un protettore gastrico, in realtà non sempre efficaci al punto da riuscire a stabilizzare il quadro clinico”.  

L’occhio dell’esperto punta sui FodMap, “un gruppo eterogeneo di carboidrati presenti in una grande varietà di alimenti che, quando consumati in quantità rilevanti e con assiduità da soggetti ‘sensibili’, possono causare spiacevoli disturbi non solo intestinali – precisa l’immunologo – FodMap, in realtà, è un acronimo composto dalle iniziali delle parole Oligosaccaridi Disaccaridi Monosaccaridi Fermentabili e Polioli. Gli effetti patologici della anomala demolizione di questi alimenti da parte una flora batterica intestinale alterata in senso fermentativo si fanno sentire anche a distanza dal punto in cui quei batteri ordinariamente risiedono. E, d’altro canto, la dieta a basso apporto di FodMap (ideata e studiata alla Monash University in Australia) si è rivelata in grado di alleviare disturbi di vario genere, dal gonfiore addominale, alle turbe digestive, al reflusso e dunque anche alla disfonia, nel 75% dei casi in cui è stata applicata”.  

“L’alimento FodMap che più frequentemente causa fastidi – illustra Minelli – è il lattosio. E questo può accadere anche in quelle persone che non abbiano una specifica intolleranza. Il lattosio, infatti, potrà sempre essere utilizzato da batteri fermentativi eventualmente presenti in eccesso nell’intestino dei soggetti con disbiosi e, conseguentemente, generare tutti i disturbi che ad una iperfermentazione sono correlati. Pure frequente è la difficoltà ad assorbire il fruttosio, che si manifesta con disturbi successivi all’ingestione di frutta fresca. Sarà utile, in questi casi, non eccedere con la quantità di frutta giornaliera, introducendo in tempi differiti nell’arco della giornata al massimo 2 porzioni da 150 gr evitando comunque mela, pera, mango, pesca, albicocche, ciliegie, anguria. Attenzione va riservata anche al miele e allo sciroppo d’acero, contenenti elevate quantità di fruttosio”. 

“Ci sono poi i polioli (sorbitolo, mannitolo, xilitolo ed altri) – continua l’immunologo – ovvero zuccheri praticamente non assorbibili nel tenue perché difficili da digerire da parte dei nostri enzimi digestivi. Sono utilizzati nell’industria alimentare per sostituire parte dello zucchero perché il loro potere dolcificante è fino al 100% superiore a quello dello zucchero, per quanto siano a basso contenuto calorico. In soggetti con disbiosi microbica, essi costituiranno substrato alimentare privilegiato dei batteri fermentativi, causando liberazione di gas volatile che a sua volta genererà una cascata di effetti avversi. E’ questa la ragione per la quale già soltanto masticare una chewing gum o gustare una caramella può in alcuni soggetti causare disturbi inaspettati”.  

“Trattandosi di problemi non legati ad allergie men che meno ad intolleranze fuorvianti e farlocche, in tutti questi casi il problema è da considerarsi affatto definitivo ed incurabile. Basterà correggere adeguatamente l’equilibrio di una flora disbiotica attraverso procedure e trattamenti rigorosamente personalizzati e, nel frattempo, curare l’alimentazione privilegiando cibi dotati di specifiche proprietà benefiche – suggerisce l’immunologo – Tra questi cibi è certamente presente il pesce ricco in acidi grassi omega 3, utili per alleviare l’infiammazione intestinale. Anche il finocchio, alimento ricco in acqua e povero in calorie che si può assumere anche sotto forma di tisana, risulta utile nel favorire la corretta digestione grazie alla sua capacità di eliminare i gas intestinali. In ultimo, gli agrumi e l’ananas ricca di bromelina, enzima dal forte potere antinfiammatorio, favoriscono i processi digestivi e l’assorbimento dei gas intestinali”. 

 

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