
Molti tra coloro che amano l’arte e visitano musei e mostre private hanno sicuramente sentito parlare di “storici dell’arte”, cioè di coloro che, dopo aver tanto studiato e conseguito una Laurea in Storia dell’arte, sono chiamati a organizzare, curare esposizioni e spesso a scrivere libri, che oltre a descrivere e spiegare le opere esposte, narrando la vita e le gesta degli artisti.
Prima del XVI secolo, gli artisti erano noti soprattutto solo nelle loro città e dintorni, fino a quando un Papa, un Cardinale, un nobile o un mecenate commissionava un’opera per il loro castello, per la cappella privata o per la loro ricca dimora. A partire da quel momento, il loro talento cominciava ad essere apprezzato anche al di fuori delle loro mura, così come la loro fama.
Uno dei primi storici dell’arte, a detta di molti, fu un pittore e architetto del Rinascimento, forse non molto noto ma sicuramente un importante personaggio: Giorgio Vasari (1511-1574).
Nel 1550, Vasari pubblicò l’enciclopedia delle biografie artistiche dedicata al Granduca Cosimo I dei Medici, Le vite dei più eccellenti pittori, scultori e architetti. L’opera fu subito considerata il fondamento ideologico della scrittura storica dell’arte occidentale e, ancora oggi, viene citata nelle biografie moderne dei tanti artisti italiani del Rinascimento, tra cui Leonardo da Vinci (1452-1519) e Michelangelo (1475-1564).
Vasari introdusse il termine “Rinascita”, sebbene la consapevolezza di una continua rinascita nelle arti fosse nell’aria fin dai tempi dell’umanista Leon Batista Alberti (1404-1472). Il termine di Vasari, applicato al cambiamento degli stili artistici con l’opera di Giotto (circa 1267-1337) sarebbe poi diventato il termine francese “Renaissance” ampiamente applicato all’epoca successiva. A Vasari si deve pure l’uso moderno del termine Arte Gotica, anche se egli usò il termine gotico solo in associazione allo stile tedesco che precedeva la rinascita, da lui identificato come “barbarico”. Le vite comprendevano anche un inedito trattato sui metodi tecnici impiegati nelle arti.

Consigliato in tenera età dal cugino pittore Luca Signorelli (circa 1441/1445 –1523), il Vasari divenne allievo di Guglielmo da Marsiglia (circa 1475-1529), abile pittore di vetrate. Inviato a Firenze all’età di sedici anni dal cardinale Silvio Passerini (1469-1529), entrò nella cerchia di Andrea del Sarto (1486-1530) e dei suoi allievi, Giovanni Battista di Jacopo (1495-1540), noto come Rosso Fiorentino, e Jacopo Pontormo (1494-1557), ed è qui che venne alimentata la sua formazione umanistica. Nel 1529 visitò Roma, dove studiò le opere di Raffaello (1483-1527) e di altri artisti dell’Alto Rinascimento romano.
Oltre alla carriera di pittore, Vasari si affermò con successo anche come architetto. Emblematica è la loggia del Palazzo degli Uffizi, affacciata sull’Arno, che apre lo sguardo all’estremità del suo lungo e stretto cortile. Si tratta di un esempio straordinario di pianificazione urbana: uno spazio che funziona al tempo stesso come piazza pubblica e, se inteso come strada, rappresenta un caso unico di via rinascimentale caratterizzata da un trattamento architettonico unitario. La vista della loggia dall’Arno rivela inoltre un aspetto particolarmente significativo: insieme al Corridoio Vasariano, è una delle rarissime strutture lungo il fiume che si aprono direttamente sull’acqua, instaurando un rapporto di continuità e dialogo con l’ambiente fluviale.
A Firenze, Vasari progettò anche il lungo passaggio, oggi chiamato Corridoio Vasariano, che collega gli Uffizi con Palazzo Pitti sull’altra sponda del fiume. Il corridoio costeggia l’Arno su un porticato, attraversa il Ponte Vecchio e si snoda all’esterno di diversi edifici. Un tempo era la sede del Mercado de Vecchio. Ristrutturò, poi, le chiese medievali di Santa Maria Novella e Santa Croce. In Santa Croce, realizzò il dipinto dell’Adorazione dei Magi, commissionato da Papa Pio V nel 1566 e completato nel febbraio 1567. Vasari progettò, tra l’altro, la Tomba di Michelangelo nella Basilica di Santa Croce a Firenze, completata nel 1578, alcuni anni dopo la morte del grande artista.
Per scrivere Le vite, Vasari svolse un accurato lavoro di ricerca d’archivio per ottenere date precise, anticipando così il metodo degli storici dell’arte moderni. Le sue biografie sono generalmente ritenute più attendibili soprattutto quando riguardano i pittori a lui contemporanei o della generazione precedente. La critica moderna — grazie a nuove fonti e materiali emersi nel tempo — ha rivisto e corretto molte delle sue informazioni. Vasari inserì anche una breve autobiografia in chiusura della sua opera, arricchendola con ulteriori dettagli sulla propria vita e sulla sua famiglia. Secondo lo storico Richard Goldthwaite (1933-2024), Vasari fu inoltre tra i primi autori a utilizzare il termine concorrenza in senso economico. Lo impiegò più volte e lo sottolineò in particolare nell’introduzione alla vita di Pietro Perugino (circa 1446-1523) per spiegare il primato artistico fiorentino. A suo giudizio, infatti, gli artisti di Firenze eccellevano perché erano affamati, e lo erano perché la dura competizione per ottenere commissioni li manteneva costantemente stimolati. “La concorrenza — scriveva Vasari — è uno dei nutrimenti che li mantengono.”
Colgo l’occasione per porgere a tutti voi e alle vostre famiglie i più sentiti auguri di una Serena e Felice Pasqua.