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Gian Lorenzo Bernini (1598-1680)

 

L’arte è senza dubbio il mezzo più adatto per descrivere le nostre emozioni e la visione del mondo in cui viviamo e, di conseguenza, può modificare la storia. È per questo che, nelle mie dissertazioni sui geni che hanno contribuito a migliorare la civiltà occidentale, un posto importante hanno occupano gli artisti: poeti, pittori, scultori, musicisti, architetti. Sono loro i visionari che hanno lasciato non solo un segno indelebile nella nostra esistenza, ma hanno contribuito a migliorare la vita stessa con le loro audaci sperimentazioni e modellato il mondo in cui viviamo. Oltre ad essere specchio alla loro epoca, alcuni di essi hanno saputo cogliere l’istante dell’estasi suprema, il misticismo e la realtà contingente. Un esempio importante lo troviamo nella statua di Santa Teresa d’Avila del Bernini. Quest’erotica rappresentazione dell’unione con Cristo è la personificazione del Barocco.

 

Gian Lorenzo Bernini nacque a Napoli nel 1598 e svolse la sua attività di pittore, scultore e architetto durante il regno di otto papi. È considerato il più grande artista del XVII secolo ed è l’esponente principale del Barocco, che diventò lo standard internazionale. La sua attività di architetto ha lasciato costruzioni di notevole interesse artistico come la facciata della Basilica di San Pietro e la piazza racchiusa da enormi colonne doriche. L’insieme di Basilica, portico e triplice colonnato in forma ellittica rivela la genialità dell’architetto che ha saputo armonizzare il tutto in una scena mozzafiato, un teatro enorme all’aperto cui lavorò per quasi sessanta anni. Dentro la Basilica, costruì un baldacchino sopra la tomba di San Pietro. Si erge sorretto da quattro colonne a spirale che raggiungono l’altezza di quattro piani; eppure, la forma, l’altezza, l’insieme di scultura e architettura, lo spazio tra le colonne danno l’impressione di leggerezza nello slancio verso l’alto. Il colore scuro delle colonne, decorate con strisce d’oro, dà l’impressione del movimento ascensionale.

 

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Ma ciò che lo distingue dai suoi predecessori, superando così lo stile rinascimentale, è il sorprendente realismo delle statue di marmo. Alle gigantesche statue di Michelangelo, Bernini contrappone una visione più umana e realistica dei personaggi. La delicatezza dell’espressione svela un virtuosismo che non ha eguale nel mondo della scultura. Il busto di Costanza Bonarelli, sua amante, è stato definito dall’esperto Howard Hibbard “un frammento pietrificato di passione”. Quando Bernini scoprì che lei lo tradiva con suo fratello, accecato dalla rabbia, lo malmenò brutalmente e pagò un sicario per sfregiare il volto dell’amata. Nelle statue di Pluto e Proserpina, Apollo e Dafne e nel Davide, il dramma dei personaggi, rappresentato fino ad allora solo nei dipinti, viene accentuato dalla contorsione delle figure e dal viso corrucciato. Il Davide si differenzia da quelli scolpiti da Michelangelo e Donatello in quanto la posizione contorta del corpo, che si prepara a scagliare la pietra, e la determinazione nello sguardo esprimono grande emozione e movimento. Le sue opere più significative sono però le fontane; la fontana dei quattro fiumi, in piazza Navona, è certamente il lavoro più spettacolare con le quattro statue che rappresentano i fiumi più grandi del mondo. Sopra si erge un obelisco egiziano la cui forma alleggerisce il blocco marmoreo proiettando la scena verso l’alto. Bernini morì nel 1680 dopo una lunga vita dedicata alla trasformazione del marmo inerte in rappresentazione delle emozioni umane. La sua genialità iniziò l’epoca del Barocco.

 

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