MONTRÉAL – La Comunità Italo-Canadese ha risposto ‘presente’ all’appello lanciato dalla fondazione dell’ospedale Santa Cabrini che, dopo la pausa forzata causa pandemia, sabato 11 giugno ha organizzato il suo tradizionale Gala, giunto alla sesta edizione, nell’elegante cornice dell’hotel Sheraton di Laval.
La serata Glamour&Solidarietà, presentata dal professore-umorista Joe Cacchione, ha visto la partecipazione di 765 ospiti. Tra i presenti anche il presidente della Fondazione Comunitaria Italo-Canadese Joseph Broccolini e il presidente del Congresso Nazionale degli Italo-Canadesi, regione Québec, Antonio Sciascia. Tutto merito dell’impegno profuso, negli ultimi 6 anni, dal presidente della fondazione Santa Cabrini, Elio Arcobelli, che ci tiene a portare a termine il progetto di un blocco operatorio ultra-moderno e all’avanguardia.
Un progetto che, nel luglio 2021, ha ricevuto il ‘nulla osta’ definitivo anche del governo provinciale, con l’annuncio dell’avvio dei cantieri arrivato dallo stesso Ministro della Salute Christian Dubé, di passaggio al Santa Cabrini. Ospedale, ricordiamolo, creato nel 1960, con 179 posti letto e 20 culle, dalla Congregazione delle Suore Missionarie del Sacro Cuore e dedicato a Santa Francesca Saverio Cabrini, fondatrice dell’ordine religioso. Il nuovo blocco chirurgico, che sarà inaugurato nel 2025, conterà otto sale operatorie e 12 sale di rianimazione, oltre all’unità di ricondizionamento dei dispositivi medici (URDM) ed ai servizi elettromeccanici. Per un totale di oltre 9000 interventi, grazie a 130 operatori sanitari e 50 tra chirurghi e anestesisti. Un progetto finanziato dal governo e da un contributo di 10 milioni $ della fondazione Santa Cabrini.
“Chi ha detto che un ospedale comunitario non è in grado di riunire quasi 800 persone? – ha detto Elio Arcobelli, visibilmente soddisfatto e a tratti commosso -. La verità è che il Santa Cabrini è molto più di un ospedale comunitario: è l’ospedale di una Comunità fiera, generosa, che vuole salvaguardare il suo patrimonio e le sue istituzioni. Alla fine di questa grande campagna, arriveremo a raccogliere 10 milioni, per realizzare il reparto operatorio più moderno e tecnologicamente avanzato di tutto il Paese. Il grande sogno è sempre più alla nostra portata”. Un sogno reso possibile anche dalla generosità di Mirella e Lino Saputo, co-presidenti d’onore del gala: “Di fronte alla grande sfida della nuova raccolta fondi – ha detto Mirella – la fondazione ‘Mirella e Lino Saputo’ è al fianco del Santa Cabrini. Per questo motivo ci impegniamo a versare la somma di 2 milioni di dollari per la costruzione del nuovo blocco operatorio. Una volta completato, sarà un’ulteriore conferma del dinamismo e del successo della nostra Comunità”. Un annuncio ricevuto con applausi scroscianti e da una standing ovation. “Riconosco che la sfida è enorme – ha aggiunto Lino Saputo – ma so anche che è alla portata della nostra Comunità. Sono sicuro che l’orgoglio, che ci ha sempre animati, farà della campagna un vero successo e sarà una degna rappresentazione di quelli che siamo”.
A salire sul palco, poi, è stato il Dr. Albert Chiricosta, da 44 anni urologo al Santa Cabrini, che, come succede dal 2015, ha consegnato il premio che porta il suo nome, il premio ‘Dottor Albert Chiricosta’, al Dr. Shivendra Dwivedi, da oltre 25 anni medico anestesista al Santa Cabrini, molto apprezzato dai colleghi e dai pazienti per la sua umanità e la sua compassione. Il giusto riconoscimento per chi si batte contro l’emarginazione dei più poveri in India, per il suo impegno sociale e per l’eccellenza della sua pratica medica. Dal 1993, il Dr. Dwivedi combatte la povertà attraverso la ‘Freedom Foundation from Poverty’ creata insieme al padre, il Professor T.D. Dwivedi.
Da oltre 30 anni, la fondazione opera per spezzare il ciclo della povertà in India, per offrire ai meno abbienti accesso all’assistenza sanitaria e per renderli istruiti e indipendenti. Circa 250.000 persone sono state curate nelle cliniche allestite dal dottor Dwivedi e più di 15.000 studenti si sono diplomati al liceo in scuole finanziate dalla ‘Freedom from Poverty Foundation’. Poi il gran finale, con l’annuncio dei profitti netti raccolti nel corso del Gala: 650.712 $, a cui vanno aggiunti i 2 milioni donati dalla ‘Fondazione Lino e Saputo’. Per un totale di 2.650.612 $. Chapeau!
Elio Arcobelli: “Farò del mio meglio per portare a termine il progetto”
“Ormai sono 25 anni che si parla di questo progetto, che nel frattempo è passato da 50 a 125 milioni: come Fondazione abbiamo chiesto al governo di passare ai fatti e noi ci siamo impegnati con una donazione di 10 milioni entro 5 anni”. Sono le parole del presidente della Fondazione Santa Cabrini Elio Arcobelli, che poi ha aggiunto: “Presto partirà la campagna di raccolta fondi che sarà presieduta da Mirella e Lino Saputo, i quali hanno già donato 2 milioni. Queste sono persone che dovrebbero vivere mille anni, perché hanno un cuore fantastico, soprattutto quando le cose sono chiare e trasparenti. Oggi l’ospedale non è più quello di prima. Grazie ad un finanziamento di 4,5 milioni, siamo il primo ospedale, ad est di Montréal, ad avere un robot chiamato ‘Da Vinci’, che ci permette di effettuare degli interventi non invasivi e di estrema precisione, accelerando così i tempi di guarigione dei pazienti. E, grazie a strumenti sempre più moderni, abbiamo uno staff medico giovane e dinamico. Dopo 6 anni di presidenza e con un mandato appena rinnovato, farò del mio meglio per portare a termine il progetto. Dobbiamo farlo per l’unico Ospedale italiano in Nord America. Ne ha bisogno la nostra Comunità e tutto l’est di Montréal”.
Mirella e Lino Saputo: “Siamo stati fortunati, vogliamo aiutare chi ha bisogno”
“Abbiamo fatto la donazione con tutto il cuore – ci ha detto Lino Saputo -: la nostra più grande soddisfazione è aiutare chi ha bisogno. Quando si riceve, bisogna anche saper restituire. Per noi è stato sempre stato così. Siamo stati fortunati e vogliamo contribuire a migliorare la vita delle persone”. “Siamo cresciuti con il Santa Cabrini – ha aggiunto Mirella Saputo – e abbiamo visto che un po’ alla volta ha fatto dei passi da gigante. E allora merita veramente il nostro supporto, perché anche la gente che ci lavora ha contribuito a questi risultati”. Sulla Comunità e le nuove generazioni: “È importante incitarli a partecipare sempre di più”, secondo Lino.
“È difficile – sottolinea Mirella – perché le seconde e terze generazioni sentono di meno il bisogno di andare in quella Chiesa o in quell’Ospedale. Bisogna fargli capire che la nostra cultura esiste ancora e va salvaguardata”. Sulle continue sollecitazioni ad aiutare. “Vorremmo fare di più, facciamo quello che possiamo”, dice Lino. “Bisogna saper scegliere in base all’importanza – dichiara Mirella – senza però dimenticare le cause più piccole, quelle delle piccole associazioni che hanno bisogno di una mano; o quelle più particolari, come gli organismi che si occupano dei bambini con handicap”. Sull’azienda Saputo.
“Va benissimo – dice Lino Saputo -: credo che, se avessi voluto creare qualcuno su misura, non sarebbe venuto fuori meglio di mio figlio Lino. Con la pandemia cisono stati gli alti e i bassi, ma da aprile le cose stanno migliorando. Vendiamo in 45 paesi del mondo, abbiamo un giro di affari di 16 miliardi di dollari, impieghiamo 20 mila persone in 58 stabilimenti: sono fiero e felice. La cosa che mi dà più soddisfazione è vedere mio figlio che, al verticedell’azienda dal 2004, ha mantenuto la mia stessa cultura aziendale, modernizzandola: la nostra forza è sempre stata la cultura familiare ed il rispetto dell’impiegato. Da noi c’è un senso di appartenenza incredibile. L’ho constatato quando nel 2019 ho pubblicato la mia autobiografia, che ho presentato agli impiegati di tutte gli stabilimenti”. Sul CF Montréal ed il Bologna.
“Il calcio è una passione di mio figlio Joey – continua Lino Saputo – e noi lo sosteniamo per sviluppare il calcio in Québec. Non è per fare profitti, ma ovviamente vorremmo cercare di limitare le perdite. Adesso credo che la squadra stia andando nella buona direzione e sono fiero dell’impostazione di Joey, che punta sui giovani. Per quanto riguarda il Bologna, il progetto iniziale era quello di conoscere meglio la tecnica europea e portarla qui, dando un vantaggio ai giocatori canadesi e farli giocare in Europa. Joey ha preso il Bologna in Serie B ed il suo obiettivo era di riportarlo in Serie A. Adesso mira al quinto/sesto posto per andare in Europa League. Ha i mezzi per farlo. Anche se il modo di lavorare in Italia non è come in Canada: una riunione di Lega calcio programmata per le 10, non comincia prima delle 11. Fossi io, avrei già chiuso tutto. Però Joey è appassionato, sta portando una buona influenza in Italia, dove è sempre più stimato per il suo rispetto per gli altri e la sua semplicità. Ne vado fiero”.
Servizio fotografico: John Oliveri