Il 14 febbraio scorso, ero a fianco del nostro Primo Ministro Justin Trudeau, della Vicepremier e Ministra delle Finanze, Chrystia Freeland, del Ministro della Pubblica Sicurezza, Marco Mendicino, e del Ministro della Protezione Civile, Bill Blair. Insieme, abbiamo annunciato che avremmo fatto ricorso all’ “Emergencies Act”.
Chiunque abbia visitato il centro di Ottawa nelle ultime settimane sa perché è diventato necessario farvi ricorso. Non si poteva circolare nella zona con una mascherina senza essere insultati. I clacson strombazzavano a tutte le ore del giorno e della notte. Chi ci lavora, e soprattutto chi ci vive, si è sentito, a ragione, assediato,
Senza dimenticare le altre barricate, che hanno bloccato le frontiere e paralizzato vie commerciali nevralgiche, danneggiando gravemente la nostra economia. A tutto ciò bisognava porre un termine. Non possiamo tollerare che i nostri cittadini e la nostra democrazia siano tenuti in ostaggio.
Non abbiamo fatto ricorso alla leggera all’ “Emergencies Act”. I Canadesi sanno a cosa somigli una manifestazione legittima. Non è quello che è successo a Wellington Street, a Coutts, in Alberta, o all’Ambassador Bridge. Abbiamo invocato l’“Emergencies Act” in maniera circoscritta e misurata, per far cessare l’occupazione e le barricate illegali.
Vi abbiamo fatto ricorso per coloro che non possono più camminare in sicurezza per le strade della nostra capitale.
Vi abbiamo fatto ricorso in nome del diritto dei lavoratori a guadagnarsi da vivere, e delle aziende a poter servire i propri clienti.
Detto questo, voglio essere molto chiaro sul fatto che lo Stato d’Emergenza invocato non equivale alla Legge sulle Misure di guerra. Come molte persone della mia generazione, ero ancora un bambino nell’ottobre del 1970. Ma ricordo bene l’inquietudine di mio padre, così come le immagini dei soldati per le strade di Montréal. Non è assolutamente il caso.
Nell’“Emergencies Act”, approvato nel 1988 dal governo progressista-conservatore presieduto da Brian Mulroney, il Parlamento svolge il ruolo centrale di “cane da guardia” del governo. E, soprattutto, tutte le azioni adottate ai sensi dell’ “Emergencies Act” saranno conformi alla Carta dei Diritti e delle Libertà. Una prerogativa presente nella Legge stessa. Si tratta di una protezione importante e necessaria.
Nessuno si augura di essere il primo governo a fare ricorso all’ “Emergencies Act”. È un giorno triste quando siamo costretti ad utilizzare questo meccanismo legislativo di ultima istanza. Ma, se da una parte siamo delusi di essere arrivati a questo punto, dall’altra siamo anche determinati a proteggere il Parlamento, la capitale e la nostra democrazia.
Lo faremo con discernimento, ma anche con determinazione.