(Adnkronos) – Nei neonati, l’anticorpo monoclonale preventivo sperimentale contro il virus respiratorio sinciziale (Rsv), clesrovimab (MK-1654) di Msd, ha ridotto significativamente l’incidenza della malattia da Rsv e l’ospedalizzazione nei neonati sani prematuri e a termine. Sono i risultati diffusi dalla farmaceutica relativi allo studio clinico di fase 2b/3 (MK-1654-004) che valuta l’anticorpo monoclonale profilattico sperimentale progettato per proteggere i neonati dalla malattia virale durante la loro prima stagione di Rsv.
I risultati, insieme ai risultati intermedi dello studio di fase 3 in corso (MK-1654-007) di clesrovimab, sono stati presentati durante il congresso internazionale Id Week 2024, che si è recentemente concluso a Los Angeles, in California. Nel dettaglio, i risultati dello studio – si legge in una nota – ha valutato una singola dose di clesrovimab somministrata a neonati sani pretermine e a termine (dalla nascita a un anno di età) hanno soddisfatto tutti gli endpoint predefiniti, con risultati coerenti sia a 5 mesi, sia a 6 mesi. L’incidenza di eventi avversi (Ae) e di eventi avversi gravi è stata paragonabile tra i gruppi clesrovimab e placebo e non ci sono stati decessi correlati al trattamento o all’Rsv durante lo studio.
“Dopo decenni senza una terapia adeguata, clesrovimab rappresenta un ulteriore strumento avanzato, per proteggere, sia i bambini con comorbidità sia quelli sani, da un’insidiosa malattia che può essere mortale – afferma Alberto Villani, coordinatore Area pediatria universitaria ospedaliera dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma – Più dell’80% dei casi di ricovero in terapia intensiva per patologie correlate a Rsv coinvolge bambini privi di precedenti clinici rilevanti. Solo nella scorsa stagione epidemica (2023-2024), presso l’Ospedale Bambino Gesù, si sono verificati 750 ricoveri e 3 decessi a causa della bronchiolite provocata dal Rsv, generando un enorme impatto sociale ed economico che, grazie alle innovazioni, potrebbe oggi essere evitato. La protezione fornita dagli anticorpi monoclonali giocherà un ruolo clinico significativo anche nel medio e lungo termine, considerando che il virus è responsabile dello sviluppo di patologie quali l’asma, già in età evolutiva, e la Bpco (broncopneumopatia cronica ostruttiva) nell’adulto e nell’anziano. Proteggere i bambini dalla bronchiolite rappresenta inoltre un importante contributo per la sostenibilità del Servizio sanitario nazionale”.
L’endpoint primario di efficacia dello studio – la riduzione dell’incidenza delle infezioni delle basse vie respiratorie che hanno richiesto assistenza medica (Malri) associate all’Rsv che richiedono ≥ 1 indicatore di infezione delle vie respiratorie inferiori (Lri) o gravità rispetto al placebo fino al giorno 150 (5 mesi) post-dose – è stato del 60.4%. Clesrovimab ha anche ridotto i ricoveri associati a Rsv (endpoint secondario) e i ricoveri Lri associati a Rsv (endpoint terziario) fino al giorno 150 (5 mesi) rispetto al placebo dell’84,2% e del 90,9%, rispettivamente. Clesrovimab ha ridotto anche l’incidenza di Malri grave (endpoint terziario) del 91.7%.
“I dati presentati – osserva Annamaria Staiano, presidente della Società italiana di pediatria (Sip) – risultano particolarmente interessanti considerando il panorama epidemiologico di Rsv, un’infezione stagionale altamente diffusa che può colpire sia i neonati sani sia quelli a rischio ed è la principale causa di ospedalizzazione per i neonati. Clesrovimab costituirà una ulteriore importante opzione per la prevenzione delle patologie Rsv correlate alleviando il relativo carico di accesso al Pronto soccorso e di ricoveri”. In un’analisi post hoc, la riduzione dell’incidenza di Malri che richiede ≥ 2 indicatori di Lri e gravità (un endpoint di Malri più grave rispetto all’endpoint primario di Malri), è stata dell’88.0% fino al giorno 150 (5 mesi). “I risultati presentati – commenta Antonio D’Avino, presidente della Federazione italiana medici pediatri (Fimp) – sono molto interessanti e incoraggianti rispetto alle necessità cliniche e di sanità pubblica che ci troviamo ad affrontare con Rsv. In particolare, il futuro della prevenzione delle malattie Rsv-correlate vedrà sicuramente un ruolo di primo livello degli anticorpi monoclonali e l’arrivo di un nuovo anticorpo monoclonale, come clesrovimab, rappresenta un’ulteriore risorsa nel panorama dell’immunizzazione”.
Come illustra Roberta Siliquini, professore ordinario di Igiene generale e applicata presso il dipartimento di Scienze della Sanità pubblica e pediatriche dell’Università di Torino e presidente della Società italiana di igiene (Siti), “in termini di sanità pubblica i dati della sperimentazione risultano eccellenti per efficacia, sicurezza e tollerabilità. Un farmaco preventivo che va ad agire su una patologia estremamente diffusa e grave soprattutto nei neonati è la risposta che serve per gestire al meglio le patologie Rsv-correlate – sottolinea – Speriamo di avere al più presto una nuova freccia all’arco della prevenzione perché ampliare il parco di farmaci disponibili è fondamentale per utilizzare il più appropriato per ogni soggetto”.
Msd ha anche annunciato i dati di un’analisi ad interim pianificata dello studio MK-1654-007, uno studio di fase 3 che valuta la sicurezza e l’efficacia di clesrovimab rispetto a palivizumab nei neonati e nei bambini ad aumentato rischio di grave malattia da Rsv. L’endpoint primario dello studio è stato la sicurezza e la tollerabilità del farmaco nei neonati che entrano nella loro prima stagione di Rsv. I risultati intermedi hanno mostrato che clesrovimab ha avuto un profilo di sicurezza paragonabile a palivizumab e, fino ad oggi, non sono stati riportati eventi avversi gravi correlati al farmaco. Anche i tassi di incidenza di Malri associati a Rsv che richiedono ≥ indicatore 1 di Lri o gravità e i ricoveri ospedalieri associati a Rsv (endpoint secondari) sono risultati comparabili tra clesrovimab (3.6% e 1.3%, rispettivamente) e palivizumab (3.0% e 1.5%, rispettivamente) fino al giorno 150 (5 mesi).