Dopo il successo de Il barbiere di Siviglia, l’Opéra de Montréal, dal 16 al 24 novembre, ha messo in scena l’Amleto di William Shakespeare, nella versione operistica del compositore francese Ambroise Thomas, presso la Salle Wilfrid-Pelletier a Place des Arts
MONTRÉAL – L’Amleto, capolavoro immortale di William Shakespeare, pubblicato nel 1623 e composto tra il 1599 e il 1601, è una delle opere teatrali più famose e apprezzate della storia. Nel corso dei secoli, la sua prestigiosa tragedia ha ispirato numerosi adattamenti, tra cui la versione operistica di Ambroise Thomas, che recentemente ha trovato nuova vita nella metropoli quebecchese. Dal 16 al 24 novembre, l’Opéra de Montréal ha proposto l’opera di Thomas presso l’elegante Salle Wilfrid-Pelletier, nella cornice della Place des Arts. Questa scelta rappresenta un coraggioso ritorno a una composizione affascinante, che, sebbene popolare al momento della sua prima rappresentazione nel 1868, era caduta nell’oblio per gran parte del XX secolo, riemergendo solo a partire dagli anni ’80.
A Montréal, Hamlet di Thomas mancava dal lontano 1928, quando fu messa in scena al Monument-National. La decisione dell’Opéra de Montréal di riportare in auge quest’opera meno conosciuta, ma di grande valore artistico, segna un’apprezzabile deviazione dai repertori più tradizionali, regalando al pubblico un’esperienza ricca di fascino e rarità.
Mentre l’Amleto del Bardo di Avon è un dramma psicologico di straordinaria profondità, con un tragico epilogo che porta alla morte di quasi tutti i personaggi – in perfetto stile con la tradizione della tragedia greca – la versione operistica di Ambroise Thomas introduce significative modifiche. In questa reinterpretazione romantica, Amleto sopravvive e diversi personaggi sfuggono al destino fatale, trasformando radicalmente il finale rispetto all’originale shakespeariano. Pur con queste variazioni, Thomas mantiene l’intensità emotiva e drammatica dell’opera, arricchendola con un finale ambiguo e meno devastante. Momenti iconici come la pantomima di Amleto, il confronto con la madre Gertrude e la discesa di Ofelia nella follia si distinguono per la loro potenza espressiva, conquistando il favore del pubblico.
Nella recente produzione a Montréal, la regia di Alain Gauthier ha saputo creare un’atmosfera sospesa tra tradizione e modernità. I costumi, curati nei minimi dettagli da Sarah Balleux, richiamano i toni austeri e regali del nero e oro, evocando l’epoca elisabettiana. La scenografia dinamica di Frédérick Ouellet, composta da tre pannelli mobili imponenti, ha trasformato il palco in un castello dalle molteplici sfaccettature in armonia con le esigenze narrative. La trama è stata ulteriormente valorizzata da elementi di contemporaneità, come l’accento posto sulle emozioni di disagio e sulle azioni impulsive, che hanno reso l’opera sorprendentemente attuale. Gauthier ha puntato sulla lentezza drammatica nei movimenti dei personaggi, arricchita da giochi di luce, effetti speciali e un trucco accurato, che hanno amplificato l’intensità emotiva e visiva dello spettacolo.
Tra gli interpreti spicca l’eccellente performance della soprano Sarah Dufresne nel ruolo di Ofelia. Al debutto in questo ruolo impegnativo, l’ex allieva dell’Atelier lyrique de l’Opéra de Montréal ha mostrato un timbro elegante e una presenza scenica carismatica. La scena finale della follia, di particolare complessità tecnica ed emotiva, ha messo in luce le sue indubbie doti canore, conquistando il pubblico con un’interpretazione impeccabile. Meno incisivo è apparso il baritono Elliot Madore nei panni di Amleto: convincente sul piano scenico, la sua interpretazione, seppur valida, ha mostrato qualche incertezza nelle note più gravi. Molto apprezzata la mezzo-soprano Karine Deshayes che ha interpretato Gertrude, madre di Amleto e regina di Danimarca. Debuttante all’Opéra de Montréal, l’artista ha conferito grande spessore al personaggio grazie alla sua voce calda e potente. Solida anche la prova del baritono Nathan Berg nei panni di Claudio, che ha offerto un’interpretazione musicale e scenica di grande rilievo. Il tenore Antoine Bélanger ha impersonato Laërte con decisione e precisione. Anche i ruoli secondari – Marcello, Orazio, Polonio e lo spettro del padre di Amleto – si sono fatti ben notare grazie alle interpretazioni di Rocco Rupolo, Alexandre Sylvestre, Matthew Li e Alain Coulombe, che hanno saputo valorizzare personaggi non privi di complessità.
Un plauso particolare va al direttore Jacques Lacombe e al maestro Claude Webster, che hanno guidato rispettivamente l’Orchestre Métropolitain e l’Opéra de Montréal Chorus con sensibilità, forza e autorevolezza. Cantanti e musicisti hanno offerto un’esecuzione impeccabile, avvolgendo il pubblico in un’esperienza musicale di grande intensità.
Prossimo appuntamento all’Opéra de Montréal: dal 6 al 9 febbraio al Théâtre Maisonneuve della Place des Arts, con L’Enfant et les Sortilèges di Maurice Ravel.
Il Talent Gala dell’Atelier Lyrique dell’Opéra de Montréal
MONTRÉAL – Mercoledì 20 novembre, la Salle Wilfrid-Pelletier ha ospitato il Talent Gala dell’Atelier Lyrique dell’OdM, un evento che ha riunito appassionati di musica, artisti e benefattori per una serata di gala all’insegna della scoperta di nuovi talenti operistici. Gli ospiti hanno gustato un raffinato cocktail di benvenuto al Piano Nobile, per poi apprezzare un emozionante concerto e partecipare ad un’esclusiva asta silenziosa. La serata si è conclusa in grande stile per i principali sostenitori finanziari che hanno avuto l’onore di assaporare una cena gourmet servita direttamente sul palco. Ogni anno, l’Atelier Lyrique organizza audizioni nazionali per selezionare giovani cantanti canadesi promettenti, offrendo loro la possibilità di vincere il Premio Étoile Stingray di 5.000 $ (assegnato dal pubblico) e il nuovo Gran Premio della Giuria di 10.000 $. Gli altri finalisti ricevono 1.000 $ e possono essere selezionati per uno stage presso l’Atelier. Gli 11 concorrenti di quest’edizione sono stati scelti tra 126 candidati e solo nelle prossime settimane si saprà chi tra di loro entrerà ufficialmente nell’accademia. Ad aggiudicarsi i riconoscimenti sono stati la soprano Natasha Henry, vincitrice del Premio Étoile Stingray, e la mezzosoprano Tessa Fackelmann, che ha conquistato il Gran Premio della Giuria, composta da autorevoli esperti Michel Beaulac (Opéra de Montréal), Laura Brooks Rice (Sewanee OperaFest), Jacques Lacombe (Opera Vancouver), Jennifer Szeto (Atelier Lyrique) e Fabienne Voisin (Orchestre Métropolitain). L’Atelier Lyrique rappresenta un punto di riferimento nella carriera dei giovani cantanti, aiutandoli a emergere nel panorama operistico internazionale. Un supporto che include opportunità concrete di inserimento nel mondo della lirica professionale.