L’Opéra de Montréal, in collaborazione con la francese Opéra-Théâtre de Metz, ha presentato, dal 7 al 13 aprile scorsi, presso il Théâtre Maisonneuve a Place des Arts, Enigma, una pièce su un curioso triangolo amoroso
MONTRÉAL – La stagione teatrale 2023/2024 dell’Opèra de Montréal continua spedita, riscuotendo sempre maggiore successo tra i numerosi spettatori interessati alle opere proposte dalla prestigiosa istituzione quebecchese. L’ultima rappresentazione, messa in scena dal 7 al 13 aprile presso il Théâtre Maisonneuve a Place des Arts, è stata Enigma. Si tratta della prima co-produzione tra l’Opèra de Montréal e una società europea, l’Opéra-Théâtre de Metz (Francia). Ispirata alla commedia di Éric-Emmanuel Schmitt, intitolata Variations énigmatiques, racconta un intrigo psicologico che ha proiettato la platea al centro di un particolare intreccio amoroso dalle forti emozioni e dalle tensioni palpabili. Da un lato, uno scrittore isolato, un lupo solitario; dall’altro, un giornalista misterioso e stranamente curioso. Tra i due, una donna, che riesce ad avvicinare i due uomini uniti dall’amore e dal dolore che hanno in comune.
La pièce si snoda attorno ad alcuni interrogativi esistenziali: “Conosci davvero la persona che ami?”, “L’amore è solo un felice malinteso?”, che si intrecciano con due visioni agli antipodi dell’amore: “passione breve ma intensa” o “amore fedele e continuo?”. Attorno a questi misteri che avvolgono il sentimento più nobile, i due protagonisti, unici personaggi dello spettacolo, si affrontano: Abel Znorko ed Erik Larsen, interpretati rispettivamente dai tenori locali Antoine Bélanger e Jean-Michel Richer.
In breve, la trama. Sull’isola di Rösvannöy, nel Mare di Norvegia, lo scrittore e premio Nobel per la letteratura Abel Znorko vive da solo, lontano da tutti. Accoglie in maniera tutt’altro che amichevole, con due colpi di fucile, un giornalista da lui invitato, Erik Larsen. Quest’ultimo interroga Znorko, che non vuole raccontare i segreti della sua ultima fatica letteraria, Amour inavoué, un romanzo basato sullo scambio epistolare tra lo scrittore e una donna di cui si conoscono le sole iniziali (H.M.), probabilmente della persona a cui è dedicato il libro. L’intervista si trasforma in un gioco di verità crudeli, meschine e ambigue, scandito da un crescendo di rivelazioni inimmaginabili: la donna – che si chiama Hélène – è la moglie del giornalista; è morta ormai da dieci anni; la corrispondenza è, dunque, avvenuta con Larsen, che ha continuato a vivere questa “storia a distanza”, rendendo felici entrambi gli uomini; lo stesso Larsen rivela di non essere giornalista; Znorko, appresa la notizia della scomparsa della sua amata, cade nello sconforto e annuncia la sua malattia, che lo aveva spinto a pubblicare le lettere, nella speranza di poterla risentire. Questa complessa e tragica vicenda si sviluppa secondo una escalation progressiva tale da tenere in suspense il pubblico al punto di immedesimarsi nella sofferenza dei due interpreti, lasciandolo con il fiato sospeso fino al finale inatteso: Znorko decide di continuare a scrivere a Larsen.
Un’esibizione elegante, nel complesso di buona fattura e ben “confezionata” nelle sue componenti, sebbene decisamente impegnativa per lo spettatore. Originale la scelta minimal di utilizzare un unico ambiente scenico: lo studio di Znorko, composto da due strutture cubiche, l’una all’interno dell’altra, i cui perimetri cambiavano colore in base alle emozioni dei personaggi e alle svolte drammatiche della storia. Pregevole la musica, composta da Patrick Burgan e brillantemente eseguita da I Musici de Montréal, sotto l’attenta ed acuta regia del maestro Daniel Kawka. Armonico il rapporto tra le musiche e i profondi timbri vocali dei due attori. I dialoghi, infatti, risultano precisi, ritmati e soprattutto toccanti con un arrangiamento che si adatta perfettamente alla vicenda narrata. Notevole la prestazione dei tenori Antoine Bélanger e Jean-Michel Richer, sia vocalmente che teatralmente, che, grazie alla loro imponente presenza scenica, hanno saputo interpretare i difficili ruoli di uomini duramente provati e distrutti.
Il pubblico di Montréal ha avuto l’opportunità di assistere a una rappresentazione che mira a cogliere la natura sfuggente dell’amore nel suo complicato meccanismo che lega la sua dimensione razionale a quella passionale. Un tuffo nella psiche dell’essere umano e nei meandri delle relazioni sentimentali che ha suscitato empatia e anche sopite emozioni.
Aspettiamo il prossimo spettacolo, La Traviata, il celeberrimo capolavoro di Giuseppe Verdi, che sarà in scena nei prossimi 4, 7, 9, 12 e 14 maggio presso la Salle Wilfrid-Pelletier a Place des Arts, per tornare a vivere un’esperienza unica e coinvolgente.