(Adnkronos) – E’ l’alleanza Verdi-Sinistra la più impegnata sul fronte climatico, mentre il punteggio più basso lo incassano Fratelli d’Italia e Forza Italia. Il tema del caro energia ha monopolizzato il dibattito sulla transizione energetica delle diverse forze in campo, così come il gassificatore di Piombino ma anche l’energia nucleare è un tema presente nel dibattito. E’ quanto emerge dall’analisi, realizzata da Climalteranti e Italian Climate Network, dell’impegno climatico delle forze politiche che si presentano alle elezioni del 25 settembre 2022.
Ed ecco cosa emerge scorrendo l’indice di impegno climatico: l’alleanza Verdi-Sinistra si conferma con il punteggio più elevato della prima valutazione (9,2); al secondo posto ancora il Partito Democratico (8,7); al terzo posto Unione Popolare (7,9). Il punteggio più basso è quello di Fratelli d’Italia e Forza Italia (entrambi 4,1), seguito a breve distanza da Lega per Salvini Premier (4,3) e Noi moderati (4,2). Punteggi molto bassi anche per Italexit con Paragone (5,1), Azione (5,4) e Italia Viva (5,5). Punteggi intermedi per Movimento 5 Stelle (7,0), Più Europa (6,8) e Impegno civico (6,3).
Le valutazioni finali dell’Indice di Impegno Climatico per le Elezioni Politiche 2022 tengono conto non solo dei programmi depositati presso il ministero dell’Interno, come per la prima valutazione rilasciata il 6 settembre, ma anche di programmi e materiali tematici disponibili sui siti web delle forze politiche, nonché delle dichiarazioni dei loro leader riportate dai principali quotidiani o disponibili sui loro canali social ufficiali.
Chi scende e chi sale
Rispetto alla precedente valutazione, basata solo sui programmi ufficiali depositati al ministero dell’Interno, salgono Movimento 5 Stelle che, passando da 6,5 a 7,0 rafforza posizione rispetto allo scarno programma inizialmente depositato al ministero; Lega per Salvini Premier, che nel suo programma individuale (successivo a quello di coalizione depositato al ministero) ha inserito numerose azioni relative alla transizione energetica.
Scendono Azione-Italia Viva, che vede Azione passare da un iniziale 5,8 a 5,4 a causa degli attacchi del leader di Azione Carlo Calenda al Green Deal europeo e in particolare al sistema di Emission trading europeo; simile valutazione sulle dichiarazioni del suo alleato Matteo Renzi e del suo partito Italia Viva.
Dal nucleare ai jet privati, i temi del dibattito
Il tema del caro energia ha monopolizzato il dibattito sulla transizione energetica. Come superare la dipendenza da Mosca e costruire o no il gassificatore di Piombino sono stati temi molto più discussi di come affrontare la crisi climatica in senso ampio e di medio-lungo periodo. Un altro tema presente nel dibattito riguarda l’energia nucleare, con forze che l’hanno sostenuto in modo convinto (Calenda e Salvini) e altre che hanno ribadito la loro contrarietà (Letta, Bonelli e Fratoianni).
Pochi, da inizio settembre, hanno parlato di accordi internazionali, riduzione delle emissioni, energie rinnovabili, efficienza energetica. In risalita su questi temi Giuseppe Conte, soprattutto tramite i social network, che ha più volte puntato sulla dicotomia “fossile vs non-fossile”. Carlo Calenda ha assunto diverse posizioni in netto contrasto con le politiche europee sul clima (Green Deal Europeo e Pacchetto Fitfor55), in particolare con la richiesta di sospendere il sistema europeo di scambio dei diritti di emissione (Emission trading system) per i grandi impianti industriali.
Enrico Letta ha più volte richiamato l’attenzione sulla transizione energetica, anche con l’uso di un bus elettrico in campagna elettorale; Angelo Bonelli, Nicola Fratoianni e Luigi De Magistris hanno anche rilanciato la proposta dei Fridays For Future sul divieto ai jet privati.
La valutazione: evidenti differenze di punteggio tra forze politiche
“Scienziati, esperti di politiche sul clima e l’energia hanno letto con attenzione il materiale e hanno attribuito punteggi in base ai criteri definiti. Il valore medio delle 20 valutazioni è un risultato solido, in grado di fornire un’indicazione obiettiva e utile agli elettori”, spiega Stefano Caserini, docente di Mitigazione dei cambiamenti climatici del Politecnico di Milano, fondatore di Climalteranti e membro del consiglio direttivo di Italian Climate Network, ideatore e coordinatore della valutazione.
Secondo la presidente di Italian Climate Network, Serena Giacomin, “i risultati finali confermano quanto già emerso nella prima valutazione, una evidente differenza nel punteggio riportato dalle diverse forze politiche. Alcune hanno preso punteggi molto elevati, derivanti dall’espressione di un più chiaro impegno promesso sul clima; altri punteggi bassi, indice di un segnale ambiguo, sfocato e da un impegno promesso molto poco strutturato, se non addirittura assente”.
Importante la premessa per cui il voto “6” non indica la sufficienza. Per poter raggiungere l’obiettivo dell’Accordo di Parigi (limitare il riscaldamento globale ben al di sotto di 2°C, e fare uno sforzo per fermarsi a 1,5°C) è necessario il massimo dell’ambizione e dell’impegno, quindi, non essere lontani dal massimo voto attribuibile, cioè 10.