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Foto crediti: Guglielmo Mangiapane
È morto Silvio Berlusconi, con lui se ne va un pezzo d’Italia

Aveva 86 anni, era al San Raffaele di Milano. Mercoledì i funerali in Duomo con Mattarella. Proclamato il lutto nazionale. Salta la camera ardente a Cologno per motivi di ordine pubblico

Quattro volte premier, ha portato il Milan sul tetto del mondo, fondatore di Forza Italia e di un impero televisivo che aveva plasmato l’immaginario nazionale per oltre un ventennio

 

Silvio Berlusconi è morto questa mattina alle 9.30 al San Raffaele di Milano, l’ospedale dove era ricoverato da alcuni giorni e dove era stato lo scorso marzo in terapia intensiva per una grave forma di polmonite, legata a una leucemia cronica da cui era affetto. Il fratello Paolo e i figli Eleonora, Barbara, Marina e Pier Silvio erano al suo capezzale. Il feretro è stato portato ad Arcore, mentre la camera ardente, inizialmente prevista nello Studio 20 di Mediaset, a Cologno Monzese, è saltata per motivi di ordine pubblico e non ci sono ancora notizie di soluzioni alternative. Il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano, ha proclamato una giornata di lutto nazionale per mercoledì, quando saranno celebrati i funerali di Stato nel Duomo di Milano (confermata la presenza del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella).

La sua figura ha segnato la storia d’Italia. Silvio Berlusconi, nato il 29 settembre 1936 a Milano, è stato un personaggio che ha definito la scena politica, economica e mediatica italiana per decenni. Come imprenditore, proprietario di media, e anche come politico, Berlusconi ha costruito un impero e ha lasciato un segno indelebile sulla storia d’Italia.

 

L’imprenditore. Prima di entrare in politica, Berlusconi aveva già fatto fortuna come imprenditore e magnate dei media. Dopo una serie di lavori vari, nel 1961 fondò la sua prima impresa di successo, Edilnord, una società di costruzioni. Berlusconi, con la sua naturale abilità nel fare affari, fece crescere l’azienda, portando alla realizzazione di Milano 2, un enorme complesso residenziale alla periferia di Milano. Parallelamente, Berlusconi capì l’importanza della televisione e dei media come strumenti di influenza e potere. Nel 1974 fondò la sua prima rete televisiva, Telemilano, che sarebbe diventata il nucleo del suo impero mediatico, Mediaset. Mediaset, con le sue tre reti principali, Canale 5, Italia 1 e Rete 4, rivoluzionò la televisione italiana, rompendo il monopolio della televisione di stato, RAI. Storico presidente del Milan, che ha portato in vetta al mondo dopo averlo salvato dal fallimento, Berlusconi due anni fa era diventato numero uno del Monza, riportato in Serie A.

 

Silvio Berlusconi con i 29 trofei vinti nei 31 anni al Milan

Milan, ben 29 i trofei vinti nell’era Berlusconi. Con la morte di Silvio Berlusconi se ne va il presidente più vincente nella storia del calcio italiano. Il suo palmares da presidente/padrone del Diavolo è impressionante. In totale, si parla di ben 29 trofei in 31 anni da proprietario del club rossonero (dal 24 marzo 1986 al 13 aprile 2017). La lista è lunga e prestigiosa: otto Scudetti, una Coppa Italia, sette Supercoppe Italiane, due Coppe Intercontinentali, cinque Supercoppe Uefa, un Mondiale per Club e, ovviamente, ben cinque Champions League. Nella storia del Milan, Silvio Berlusconi, oltre ad essere, di gran lunga il più vincente di sempre, è anche quello che ha reso il Diavolo uno dei club più amati e prestigiosi nel mondo.

 

La discea in campo in politica. Berlusconi fece il suo debutto in politica nel 1994, fondando il partito di centro-destra Forza Italia. Il suo ingresso in politica fu considerato da molti osservatori politici “una mossa per proteggere i suoi interessi commerciali”. In un paese politicamente frammentato, Berlusconi riuscì a unire diverse forze di centro-destra sotto la bandiera di Forza Italia, formando una coalizione vincente alle elezioni generali del 1994. Il suo mandato come Primo Ministro italiano, tuttavia, fu segnato da continue controversie e scandali. Accusato più volte di corruzione, conflitto di interessi a causa dei suoi molteplici ruoli come imprenditore e politico, Berlusconi ha affrontato numerosi processi durante e dopo i suoi mandati come Primo Ministro. Nonostante le continue polemiche, Berlusconi ha servito come Primo Ministro per un totale di quattro mandati, più di ogni altro leader italiano nel dopoguerra (3339 giorni). Le sue politiche economiche e sociali, come le riforme del mercato del lavoro e dell’istruzione, hanno ricevuto sia critiche che elogi, a seconda della posizione politica.

 

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Con la crisi politica dell’inizio degli anni Novanta, causata dalla caduta dell’Unione sovietica e dalle inchieste della magistratura, Berlusconi vede venire meno i suoi referenti politici. Bettino Craxi lascia l’Italia e si rifugia in Tunisia per sfuggire all’arresto. Di fronte al rischio che ad approfittare del vuoto di potere siano gli eredi del Partito Comunista, Berlusconi decide di entrare in politica.

 

Tra la fine del 1993 e l’inizio del 1994, crea Forza Italia, un partito personale i cui quadri sono formati da manager delle sue società, da giornalisti, intellettuali liberali e conservatori ed ex politici provenienti dai partiti a lui più vicini. Alle elezioni del 1994 si presenta alleato con la Lega Nord, il movimento autonomista e anti partiti guidato da Umberto Bossi, e con Alleanza Nazionale, l’erede del partito neofascista Movimento sociale italiano.

 

Ottiene una sorprendente vittoria, ma la sua prima esperienza di governo dura poco. Berlusconi viene coinvolto in inchieste giudiziarie per i suoi trascorsi da imprenditore e vengono alla luce alcuni suoi sospetti collegamenti con la criminalità organizzata. A dicembre la Lega fa venire meno il suo appoggio e il governo cade.

 

Berlusconi torna al governo sette anni dopo, quando alle elezioni del 2001 la sua alleanza raccoglie quasi il 50 per cento dei voti, cinque milioni più della coalizione di centrosinistra. Inizia così il più lungo governo della storia dell’Italia repubblicana (il governo cadrà dopo quattro anni, ma solo per essere sostituito da un terzo governo Berlusconi che porterà a termine la legislatura).

 

Politicamente, Berlusconi si presenta come un conservatore liberale nel solco di Ronald Reagan e Margaret Thatcher, ma il suo stile e il suo linguaggio sono spesso populisti, mentre il suo modo di gestire i media e le questioni internazionali gli procurano numerosi critici in Italia e all’estero. Negli ultimi anni è diventata sempre più problematica la sua stretta amicizia con il presidente russo Vladimir Putin.

 

In quegli anni, l’Italia si trova in un momento di stagnazione economica e Berlusconi fatica a mettere in atto il suo programma di “rivoluzione liberale”. Riesce ad abolire o ridurre una serie di imposte che colpiscono le classi medio alte e porta avanti le riforme di flessibilizzazione del lavoro avviate dal centrosinistra, che colpiscono soprattutto i nuovi lavoratori. Ma questi interventi non riescono a rivitalizzare l’economia italiana.

 

Berlusconi nel frattempo viene continuamente accusato di approvare leggi per tutelarsi dai processi sempre più numerosi nei suoi confronti e di monopolizzare l’informazione televisiva (in quanto capo di governo, Berlusconi le tre della televisione di stato oltre ai tre canali di sua proprietà).

 

Nel 2006, Berlusconi perde per un soffio le elezioni, ma tornerà al potere due anni dopo, in seguito alla caduta dell’instabile coalizione di centrosinistra. Con l’arrivo della crisi finanziaria, la stagnazione degli anni Duemila si trasforma in una grave recessione. Berlusconi non riesce a imporre ai suoi alleati le riforme chieste dall’Unione europea, la situazione del debito pubblico italiano diviene sempre più preoccupante e nell’inverno del 2011 la Lega fa di nuovo mancare i numeri in parlamento. Berlusconi si dimette per l’ultima volta e viene sostituito da un governo tecnico.

 

Negli ultimi dieci anni della sua carriera politica, Berlusconi gestisce la lenta decadenza del suo partito. Anche se non otterrà più la rilevanza che aveva in passato, Berlusconi è rimasto fino alla morte una figura centrale della politica italiana. Berlusconi passerà definitivamente il testimone di leader del centrodestra soltanto dopo le elezioni del 2018, quando la Lega guidata da Matteo Salvini riesce per la prima volta a superare Forza Italia. Ma grazie al suo carisma, alle sue risorse economiche e al controllo che esercita sul suo partito e su media e televisioni, il centrodestra continuerà a considerarlo un padre nobile dalla cui benevolenza gli aspiranti leader devono per forza passare.

 

VITA PRIVATA. Berlusconi si è sposato due volte. La prima, nel 1964, con Carla Dall’Oglio e la seconda con Veronica Lario nel 1985. Entrambi i matrimoni si sono conclusi con un divorzio. La separazione da Veronica Lario, iniziata nel 2009, è stata burrascosa e ampiamente commentata dai media. La sua ultima compagna è stata la deputata di Forza Italia Marta Fascina, nata nel 1990.

 

Dal primo matrimonio, Berlusconi ha avuto due figli: Marina, attuale presidente di Fininvest e del gruppo Mondadori, e Pier Silvio, attuale presidente di Mediaset. Dal matrimonio con Lario sono nati Barbara, Eleonora e Luigi. Berlusconi sarà sepolto nel mausoleo costruito dall’architetto Pietro Cascella nella sua villa di Arcore, in provincia di Monza e Brianza.

 

Il cordoglio del Senatore Basilio Giordano

Silvio Berlusconi e il Senatore Basilio Giordano nel 2008 a Palazzo Chigi, Roma

Ci ha lasciati Silvio Berlusconi, indiscusso protagonista della vita pubblica italiana e internazionale. Con il suo carisma, la sua competenza, la sua convivialità e la sua leadership, ha segnato profondamente gli ultimi decenni della storia della Repubblica. Le sue idee originali ed i suoi progetti all’avanguardia hanno rivoluzionato la televisione, l’editoria, la comunicazione, la politica e lo sport. Geniale e innovatore, era un fuoriclasse sempre all’attacco. Aveva la straordinaria capacità di interpretare gli umori del Paese, le paure, i sogni, la voglia di ottimismo e di spensieratezza. Il suo comportamento, il suo modo di pensare, di essere e di agire erano spesso in sintonia con quelli del popolo italiano e di quel ceto medio che ambiva a rappresentare con passione e orgoglio. Fino all’ultimo, anche quando la malattia lo aveva indebolito, ha cercato di guardare al futuro con fiducia e spirito costruttivo. Amava l’Italia e gli Italiani. Con la sua scomparsa, l’Italia perde l’ultimo vero statista. Ci ha insegnato quanto sia importante andare sempre avanti, lottare, convincere e vincere. Ora sarà rimpianto anche dagli avversari che, troppo spesso, nei suoi riguardi, sono stati ingiusti e scorretti.

 

Riposa in pace ed eterna sia la Tua memoria. Addio Presidente!

Sen. Basilio Giordano

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