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E’ morto Noam Chomsky, il sociologo e linguista aveva 95 anni

(Adnkronos) –
E’ morto il sociologo e linguista americano Noam Chomsky, considerato uno degli intellettuali più influenti a livello mondiale e critico degli Stati Uniti. Aveva 95 anni ed era stato ricoverato in un ospedale di San Paolo, in Brasile, dopo essere stato colpito da un ictus circa un anno fa.  

Chomsky, uno dei massimi linguisti contemporanei, è stato un rinnovatore rivoluzionario della linguistica nel secondo Novecento, fondatore della grammatica generativo-trasformazionale, e al tempo stesso uno degli intellettuali militanti radicali più ascoltati ed influenti negli Stati Uniti e nel mondo, che ha occupato un posto di primo piano nelle lotte radicali della Nuova sinistra americana.  

Diventato celebre anche per il suo impegno nell’organizzazione delle campagne pacifiste contro l’intervento statunitense nella guerra in Vietnam, Chomsky ha dedicato a questa come ad altre problematiche di carattere politico numerosi saggi, a partire da “I nuovi mandarini. Gli intellettuali e il potere in America” (Einaudi, 1969), che alla sua uscita innescò un ampio dibattito internazionale. 

Nato a Philadelphia il 7 dicembre 1928 da una famiglia ebraica originaria dell’Europa dell’est, Avram Noam Chomsky ha studiato all’Università di Pennsylvania sotto la guida di Zellig Harris, fondatore del primo dipartimento di linguistica in una università americana. Si laureò nel 1949 (nello stesso anno sposò la linguista Carol Doris Schatz), si perfezionò con un master nel 1951 all’Università di Harvard e nel 1955 iniziò la carriera come professore di linguistica al Massachusetts Institute of Technology di Boston, dove ha svolto tutta la sua attività accademica successiva. 

Le ripercussioni di quella che è stata chiamata la “rivoluzione chomskiana” sono state profonde non solamente nella linguistica, ma anche nella psicologia, nella filosofia e nella metodologia della scienza. Chomsky da un lato ha aperto nuove vie in una branca della matematica moderna (la teoria formale dei linguaggi), dall’altro ha riaffermato il carattere mentalistico e astratto (invece che comportamentistico ed empiristico) della psicologia cognitiva, e della linguistica, che di essa costituisce un ramo. 

La formulazione della nuova teoria ha inizio con “Syntactic structures” (1957; “Le strutture della sintassi”, traduzione italiana apparsa da Laterza nel 1970) ed è stata poi sviluppata in “Aspects of the theory of syntax” (1965), dove si elabora la cosiddetta “teoria standard”. Altri saggi del primo periodo della sua produzione sono “Current issues in linguistic theory” (1964; traduzione italiana con il titolo “Problemi di teoria linguistica” pubblicato da Boringhieri nel 1975); “Cartesian linguistics” (1966); “Topics in the theory of generative grammar” (1966). Una raccolta delle traduzioni di numerosi studi teorici di Chomsky è apparsa in Italia con il titolo “Saggi linguistici” (3 volumi, Boringhieri, 1969-70). 

Dopo la pubblicazione, con Morris Halle, di “The sound pattern of english” (1968), opera fondamentale per la fonologia generativa, Chomsky è tornato a occuparsi di problemi sintattici, sviluppando la cosiddetta “teoria standard estesa (revisionata)”, specie in “Studies on semantics in generative grammar” (1972), “The logical structure of linguistic theory” (1975); “Essays in form and interpretation” (1977, traduzione italiana con il titolo “Riflessioni sul linguaggio” da Einaudi nel 1980). 

In “Lectures on government and binding” (1981) Chomsky ha apportato sostanziali modifiche alla teoria standard estesa: la grammatica non aspira più a spiegare mediante un numero finito di regole tutti i fenomeni di una lingua, ma distingue tra alcuni fenomeni fondamentali spiegabili in base alle regole generali della grammatica (core grammar) e altri fenomeni marginali spiegabili in base a regole periferiche (peripheral rules). 

Tra le opere successive: “Knowledge of language” (1986, traduzione italiana con il titolo “La conoscenza del linguaggio. Natura, origine e uso” da Il Saggiatore nel 1989); “Language and problems of knowledge” (1987, traduzione italiana con il titolo “Linguaggio e problemi della conoscenza” da Il Mulino nel 1991); “Language and thought” (1993); “New horizons in the study of language and mind” (2000). 

Chomsky ha da sempre attuato un percorso parallelo a quello scientifico, relativo a una minuziosa analisi del modo in cui il linguaggio politico veicola i dispositivi di potere sulle masse: in italiano sono stati pubblicati tra gli altri libri “Per ragioni di Stato. Ideologie coercitive e forze rivoluzionarie” (Einaudi, 1977), “Linguaggio e libertà” (Tropea, 1998), “La fabbrica del consenso” (con Edward S. Herman, Tropea, 1999). 

In particolare ha rivolto una puntuale critica al governo degli Stati Uniti, colpevole del tentativo di stabilire un nuovo imperialismo culturale e politico nei confronti dei paesi politicamente più fragili. A questo argomento è dedicata la sua feconda produzione saggistica degli ultimi vent’anni: “Dopo l’11 settembre. Potere e terrore” (Tropea, 2003); “Pirati e imperatori” (Tropea, 2004); “Il golpe silenzioso. Segreti, bugie, crimini e democrazia” (Piemme, 2004); “La democrazia del grande fratello” (Piemme, 2005); “Egemonia o sopravvivenza” (Tropea, 2005); “Stati falliti. Abuso di potere e assalto alla democrazia in America” (Il Saggiatore, 2007). 

Nel 2012 è stato pubblicato in italiano “Siamo il 99%” (Nottetempo), testo in cui sono raccolti i suoi discorsi presso numerose assemblee del movimento Occupy Wall Street, al quale l’intellettuale ha fornito solido appoggio ideologico contro la finanza neoliberista. Nel 2013 sono apparse le raccolte di saggi “Masters of mankind” 1970-2013 (traduzione italiana “I padroni dell’umanità. Saggi politici” da Ponte alle Grazie nel 2014) e “Chomsky on anarchism” (traduzione italiana con il titolo “Anarchia. Idee per l’umanità liberata” da Ponte alle Grazie nel 2015). 

Nel 2015 l’intellettuale ha pubblicato in collaborazione con Ilan Pappé “On Palestine” (traduzione italiana con il titolo “Palestina e Israele. Che fare?” da Fazi nel 2015), in cui configura un nuovo approccio per superare lo stallo sulla questione israelo-palestinese, mentre è del 2016 “Who rules the world” (traduzione italiana con il titolo “Chi sono i padroni del mondo” da Ponte alle Grazie nel 2016), analisi delle più stringenti questioni di politica internazionale della contemporaneità, e dell’anno successivo “Requiem for the american dream: the 10 principles of concentration of wealth & power” (traduzione italiana con il titolo “Tre lezioni sull’uomo” da Ponte alle Grazie nel 2017), acuta riflessione che, muovendosi dal problema della scomparsa della democrazia, arriva a determinare le cause di tale deriva. (di Paolo Martini) 

 

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