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Domenica delle Palme e i simboli che l’accompagnano
La prima è una fronda di Ulivo, erroneamente detta Palma; la seconda è una fronda di Palma. A Gerusalemme, Gesù, fu accolto da un tripudio delle due fronde a segno di regalità, trionfo e pace. In questo contesto, le due fronde hanno un significato di trionfo, martirio, resurrezione e immortalità.

 

La Domenica delle Palme segna l’entrata nella Settimana Santa, durante la quale si rievoca la Passione, Morte e Resurrezione di Gesù. Nella tradizione cristiana, la Palma rappresenta gli Onori e il Golgotha, ossia il tripudio festoso dell’entrata a Gerusalemme, il martirio e la resurrezione. La Domenica delle Palme ricorda il trionfale ingresso a Gerusalemme di Gesù, cavalcando un’asina bianca. Molti si sono soffermati sul significato di questa cavalcatura. Il simbolo dell’asino nella tradizione ermetica e nella gnosi cristiana sta a rappresentare da un lato l’ottusità e l’ostinazione dell’asino prima di essere domato e sottomesso quale cavalcatura di Gesù, divenendo l’umile e paziente asinello, segnato dalla Croce sulla schiena a ricordo e ringraziamento per la sua prestazione nella Domenica delle Palme. L’asino è più volte presente nell’iconografia cristiana. Esso servì da cavalcatura a Maria durante la fuga in Egitto e fu presente nella fatidica Grotta della Natività. Ermeticamente, nel “Bestiario di Cristo”, il colore dell’Asina Bianca è stato associato non solo all’entrata trionfale a Gerusalemme, ma anche alla redenzione dalla sua natura ctonica e tellurica. In questo contesto, la natura dell’umile e paziente asinello è stata associata al Cristo dileggiato cinque giorni più tardi. Pari all’asinello, anche lui portò una croce sulle spalle. È sintomatico che, secondo il “Bestiario di Cambridge”, l’onagro (asino selvatico, opposto all’asina bianca redenta quale “cavalcatura” di Gesù) è un animale crepuscolare, il quale, il venticinquesimo giorno di marzo, cioè nell’Equinozio di Primavera, raglia ventiquattro volte. In questa veste (in opposizione all’umile cavalcatura di Gesù), l’onagro rappresenta il demonio, in quanto, secondo il “Bestiario”, come l’equinozio egli fa la notte (paganesimo) l’uguale del giorno (cioè il cristianesimo). Per ciò che concerne la Palma, essa è segno di Pace donato dal mistero di Dio.

 

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All’origine la parola Palma non era confusa con il ramoscello d’ulivo. Questo termine designava bensì la pianta di Palma. Con l’avvento del cristianesimo, il ramo di Palma e d’ulivo, insieme, furono associati al martirio di Cristo; questo anche perché, a Gerusalemme, Gesù, a cavallo di un’asina bianca, fu accolto da una folla festante che brandiva rami di palme. Sin dai tempi più remoti, i due alberi, l’ulivo e la palma, simboleggiavano la vittoria, l’ascesi, la rinascita e l’immortalità. Gesù trascorse la sua ultima notte con i suoi discepoli nel Getsemani, l’Orto ai piedi del Monte degli Ulivi; per cui, nel contesto, l’ulivo assurge a simbolo di immortalità, rinascita e simbolo di martirio e gloria. L’Ulivo è profondamente legato alla storia di Gesù; lo stesso appellativo Cristo (Christos) significa “unto”, con riferimento all’olio ottenuto dalle olive, usato nelle cerimonie. La sacralità della fronda di Palma e d’Ulivo trascende il cristianesimo e faceva parte di quell’universo di simbologie che mette in connessione l’uomo con i misteri della natura. D’altronde, nella tradizione biblica, è un rametto di ulivo che la colomba porta a Noè, segno della fine del Diluvio. In quanto alla Palma, nella mitologia greca è una pianta sacra e solare associata ad Apollo (le sue foglie ricordano i raggi solari). Inoltre, essa è legata al mito della fondazione di Roma. Rea Silvia, in un sogno premonitore, vide due palme di smisurata grandezza ergersi fino al cielo, presagio della nascita di Romolo e Remo. Inoltre, la palma è attributo della dea Nike (la Vittoria alata), che spessissimo è rappresentata brandendo una Palma. Nella tradizione greco-romana, i vincitori o i gladiatori romani venivano premiati con un ramo di Palma e di alloro. L’albero della Palma è anche simbolo dell’unione del maschile e del femminile: il tronco richiama il fallo, mentre le foglie e i suoi frutti sono la femminilità.  L’Ulivo, come la Palma, è sempre stata considerata una pianta sacra, da tutti i popoli dell’antichità del bacino mediterraneo. Esso era il simbolo di Atena, Dea dell’intelligenza, della guerra e della pace; in Grecia, fronde di palma venivano usate nel tripudio dei vincitori, mentre fronde d’ulivo per incoronare gli atleti olimpici. Oggi la Domenica delle Palme vengono vendute o distribuite fronde di Palma o d’ulivo, ambedue definite Palme, perché in referenza al martirio di Gesù. Fino ad una sessantina di anni fa, nelle zone rurali e nei villaggi italiani, la Domenica delle Palme, i contadini usavano affasciare un pugno di verghe d’ulivo (che continuavano a chiamare Palme) di circa un metro e mezzo di lunghezza, che religiosamente portavano in chiesa acciocché fossero benedette. Le stesse verghe, il giorno dopo, venivano piantate, una per ogni campo di grano, affinché la provvidenza favorisse un buon raccolto. Altra significativa cerimonia consisteva nella benedizione annuale della famiglia da parte del Padre e della Madre, i quali intingevano una fronda di ulivo nell’Acqua benedetta con la quale aspergevano tutta la famiglia. Gesti semplici, ma di grande portata simbolica.

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